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[UCRAINA] Dall’uranio al mais, tutte le (strabilianti) ricchezze di un paese capace di sfamare 600 milioni di persone

Riceviamo e pubblichiamo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso questo contributo, già disponibile sul loro sito (vedi qui):

Dall’uranio al mais,

tutte le (strabilianti) ricchezze dell’Ucraina

(capace di sfamare 600 milioni di persone)…

Rubiamo questo titolo a Il Messaggero del 4 marzo scorso che aggiungeva: “che fanno gola a Putin”. Solo a Putin? Bastava scendere al primo rigo del testo per imbattersi nelle domande giuste, e in risposte elusive ma non fino al punto da negare l’evidenza dei feroci appetiti dei capitali di tutto il mondo:

“perché l’Ucraina è così importante? Cosa la rende così strategica per la Russia e per il resto del mondo? Non è solo una questione di confini nazionali o di riconquista geografica, le motivazioni sono anche di natura economica. Vediamo quali sono tutte le ragioni che rendono Kiev così ambita, senza dimenticare che il suo territorio è grande oltre 603mila chilometri quadrati, praticamente il doppio dell’Italia”.

Olà. Vediamole allora queste ragioni che oltre la Russia di Putin fanno ingolosire “il resto del mondo”: Stati Uniti, Italia, Europa in testa. Ma anche la Cina che nello scorso anno è stato il primo partner commerciale dell’Ucraina. Se ne parla così poco, che non è tempo perso farlo.

Anzitutto le grandi ricchezze del sottosuolo. Si tratta di un patrimonio naturale immenso e non ancora del tutto esplorato a causa dell’inefficienza della gestione statale e privata delle risorse, e di una diffusa corruzione.

Malgrado rappresenti soltanto lo 0,4% della superficie terrestre, l’Ucraina possiede il 5% delle risorse minerarie del mondo, ed è tra le prime dieci nazioni produttrici ed esportatrici di metalli al mondo. Fonti del ministero degli Esteri italiano parlano di 20mila depositi e della presenza di 194 minerali. Si tratta di gas (1,1 trilioni di metri cubi – al 3° posto in Europa, al 13° nel mondo), petrolio (oltre 135 milioni di tonnellate), petrolio di scisto (3,7 miliardi di tonnellate), argilla (caolino, argille plastiche ed argille refrattarie), minerale di ferro (30 miliardi di tonnellate), carbone (34 miliardi di tonnellate – primo paese in Europa, al 7° posto nel mondo), manganese (tra i primi dieci produttori al mondo – nel 2020 la sua produzione è stata di 550.000 tonnellate).

Le riserve di carbone potrebbero soddisfare la domanda di energia ucraina per i prossimi 500 anni, e oltre. Le principali riserve si trovano nel bacino del Donbasse nel bacino di Lviv-Volyn. Il gas, insieme ai giacimenti petroliferi, si trova principalmente nel Dnieper-Donetsk, nell’Ucraina orientale che si è proclamata indipendente da Kiev. Quanto al ferro, ci sono 88 giacimenti in tutto il paese, i maggiori a Kremenchuk, Kerch, Mariupol, Belozersky e Kryvyi Rih. Gran parte del minerale di ferro estratto viene esportata in Cina. Le maggiori riserve di manganese si trovano, invece, nella parte meridionale dell’Ucraina, nel bacino di Nikopol e a Veliko-Tokmakskoye.

L’Ucraina è prima in Europa per riserve recuperabili di minerali di uranio; è al 2° posto in Europa e al 10° posto nel mondo quanto a riserve di titanio; al 2° posto nel mondo in termini di riserve esplorate di minerali di manganese (2,3 miliardi di tonnellate, il 12% delle riserve mondiali). Ha la seconda più grande riserva al mondo di minerale di ferro (il 10% del totale mondiale); è al 1° posto in Europa per le riserve di manganese, al 2° posto per riserve di minerale di mercurio, al 6° per la produzione di zircone. Detiene l’unico deposito di sabbie minerali del continente. Ha il 20% della grafitemondiale (più di 1 miliardo di tonnellate), il 2% del mercurio del mondo (30.000 tonnellate) e molto oro.

In secondo (o in primo?) luogo l’Ucraina ha un’agricoltura che è in grado di soddisfare il fabbisogno alimentare di 600 milioni di persone.
Per l’esattezza: è al primo posto in Europa per superficie a seminativo; al 3° nel mondo per superficie di terre nere (25% del volume mondiale); al 1° posto nel mondo per le esportazioni di girasole e olio di girasole; al 2° posto nel mondo nella produzione di orzo. Nel mondo è il quarto esportatore di mais e di patate, il quinto produttore di segale. Occupa il 5° posto nel mondo anche per produzione di api (75.000 tonnellate – quelle api che sono scomparse in tante aree degli Stati Uniti d’America); è all’8° posto per le esportazioni di grano; al 9° nella produzione di uova di gallina, al 16° nella esportazione di formaggi.

Potrebbe bastare, non vi pare?

Eppure non è tutto perché l’Ucraina possiede anche “una significativa struttura industriale e infrastrutturale”. E’ il più grande produttore europeo di ammoniaca. Ha il quarto sistema di gasdotti naturale d’Europa (142,5 miliardi di metri cubi di capacità di flusso di gas nell’UE). E’ al terzo posto in Europa e all’ottavo nel mondo per capacità installata di centrali nucleari. La sua rete ferroviaria, con 21.700 km, è la terza in Europa, l’11esima nel mondo. Dopo Stati Uniti e Francia, l’Ucraina è il terzo produttore mondiale di localizzatori e apparecchiature di localizzazione, il 4° produttore mondiale di lanciarazzi, il terzo esportatore di ferro, il 4° esportatore di turbine per centrali nucleari. Infine, non per ultimo, è al nono posto nelle esportazioni mondiali di prodotti dell’industria della difesa.

Una fortuna naturale e produttiva immensa, ma un pil (nel 2021) di appena 168,5 miliardi di euro, pari a quello del Veneto… miracoli della capacità predatoria dei vecchi imperi tramontati, dei nuovi imperi neo-coloniali che li surclassano in ferocia e scienza predatoria, e di una classe capitalistica “nazionale” che più inetta e corrotta di com’è non potrebbe essere.

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Giusto per avere un’idea approssimativa di quali sono le pompe aspiranti esterne che risucchiano grosse quote del valore prodotto in Ucraina, riprendiamo da Start Magazine questo quadro, molto sommario, dell’interscambio Italia-Ucraina e della presenza di capitalisti italiani in Ucraina, che – nonostante lo scoppio della guerra – “comprensibilmente non vogliono lasciare le loro attività nel paese”. E te credo!

Per le pompe aspiranti interne, chiedere qualche info all’avvenente modella Anastasia Kotvitska, fermata alla frontiera ungherese con al seguito il modesto gruzzolo di 28 milioni di euro, frutto di sudati risparmi di una vita del suo compagno attivo nel commercio dell’uranioo agli “eroi nazionali” ucraini che posseggono ville con affaccio su Forte dei marmi, esattamente come i miliardari russi.

IL COMMERCIO TRA ITALIA E UCRAINA

Nel periodo gennaio-novembre del 2021 le esportazioni italiane in Ucraina sono ammontate a 1,9 miliardi di euro: più dell’intero 2020 e 2019. Nello stesso periodo di tempo, le importazioni sono valse 2,9 miliardi: anche in questo caso, si tratta di un valore superiore a quello registrato nel 2020 e nel 2019.

L’Italia esporta in Ucraina principalmente macchinari e apparecchiature (399 milioni di euro nel 2020, ultimi dati disponibili), tabacco (152), prodotti chimici (147), abbigliamento (129), prodotti alimentari (125).

Importa soprattutto prodotti metallurgici (964 milioni) e – in misura nettamente inferiore – prodotti alimentari (292) e agricoli (250).

I NUMERI E LE AZIENDE

Le aziende italiane presenti in Ucraina sono oltre trecento in tutto: si segnalano Eni, Ferrero, Intesa Sanpaolo (tramite Pravex Bank), Mapei, Saipem e Selex.

IL CONFRONTO CON FRANCIA E GERMANIA

Stando ai dati dell’Ice, l’agenzia per l’internazionalizzazione delle imprese italiane, l’Italia è il secondo esportatore di merci in Ucraina tra i paesi dell’Unione europea, con una quota del 3,9 per cento. È preceduta dalla Germania (9,9 per cento) e seguita dalla Francia (2,7)  e dalla Spagna (1,3).

IL RISCHIO POLITICO

Secondo la Sace, società del ministero dell’Economia che si occupa di assicurare gli investimenti italiani all’estero, il rischio politico in Ucraina (prima dell’invasione russa) è piuttosto alto, valutato in 68/100: di contro, quello assegnato alla Russia è medio, 52/100.

LE PAROLE DI CONFINDUSTRIA UCRAINA

Secondo il presidente di Confindustria Ucraina, Marco Toson – le sue dichiarazioni sono riportate da MF-Milano Finanza – “il mercato [ucraino] è molto importante, come dimostra il raddoppio delle esportazioni. La preoccupazione c’è”, ammette, ma l’attacco russo non era ancora iniziato, “nei giorni scorsi abbiamo avuto incontri con molti imprenditori che comprensibilmente non vogliono lasciare le loro attività nel paese”.

GRANO E METALLI

Sempre Toson ricorda come l’Italia sia “un grande importatore di grano, di girasole e altri prodotti sia per uso animale che umano”, ma anche di metalli (che passano per i porti di Trieste, Marghera e Ancona).

Una guerra in Ucraina potrebbe mettere a rischio fino al 13 per cento delle forniture mondiali di mais e grano, dato che il paese è il quarto maggiore esportatore al mondo di entrambi i cereali.

Il conflitto causerebbe perturbazioni anche ai mercati dei metalli, perché l’Ucraina è un fornitore importante di ghisa e lastre d’acciaio necessari alla produzione di laminati piatti.