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Italtel 26 novembre 2005

E il coccodrillo come fa ? Non c’è nessuno che lo sa ?

Sembra che da quando sono iniziati i lavori della Fiera di Rho/Pero, il sito industriale di Castelletto abbia catturato “generali e particolari” attenzioni di privati e istituzioni locali e provinciali sui possibili benefici comuni che la “sistemazione” di quest’area potrebbe regalare a tutti in tempi di crisi industriale e tagli ai trasferimenti di Stato agli enti locali.

Come si è visto chiaramente nella stagione delle scalate bancarie, la politica nazionale duopolistica non è disgiunta dalla questione economica perché lo scontro “politico” che segna la contrapposizione bipolare in Italia è in realtà molto più banalmente null’altro che materiale scontro per l’egemonia economica e di potere tra lobbies “rosse” e nere.

Come interpretare altrimenti il balletto sulla questione del TFR tra fondi sindacali (chiusi) e fondi assicurativi privati (aperti).

E come leggere la riesumazione di un progetto, già proposto a suo tempo dall’ex inquilina di palazzo Isimbardi, la vedova Gaber (Colli), che aveva intravisto le potenzialità del sito di Catelletto, magari consigliata da quella Edilnord di Paolino Berlusconi, che queste parti le conosce bene avendo avuto per anni una sua testa (…) di ponte in quel di Monzoro.

Purtroppo per la pacchiana ex soubrette di Canzonissima, le amministrazioni dell’area, in stragrande maggioranza della fazione avversa, gli negarono questa soddisfazione, adducendo ovvi motivi di impatto ambientale, motivi purtroppo discioltisi nelle bollicine dei brindisi per la successiva vittoria dell’Ulivo che è già di suo simbolo ambientalista.

Come ci insegnano i vari Burlando, l’allora ministro dell’ambiente Edo Ronchi, e le centinaia di comitati di cittadini contro l’Hub di Malpensa, il territorio e il parco agricolo anche in quel caso, lo si difendeva e lo si difende realmente solo con le carte topografiche ben salde nella mano sinistra.

Infatti la giunta provinciale di Penati ha inteso ideare quel piano provinciale d’area, che prevede di collegare Castelletto alle grandi direttici autostradali e fieristiche, supportato da quell’Ing. Alberto Drufuca, uomo omnipresente in moltissime “progettazioni ambientali” delle amministrazioni diessine di mezzo Paese, membro del comitato scientifico del WWF Italia, che ci spiega, dall’alto delle sue indiscutibili competenze, come si possano coniugare cemento e ambiente in un territorio già segnato dalla termovalorizzazione e dal boom edilizio provocato dalla nuova Fiera e dall’annosa diaspora dal capoluogo, semplicemente rimuovendo l’esistenza dei vincoli paesaggistici del parco agricolo grazie al consenso di Provincia e comuni dell’area primi fra tutti Cornaredo e Settimo M.se.

Si ripete il caso Malpensa con l’allora Tamberi della Margherita a garantire le chiavi ai sigilli della Provincia.

In questo contesto appare stranamente puntuale (o forse no), il fiorire di problemi nelle fabbriche presenti a Castelletto che si appellanno alla crisi, alla concorrenza spietata ecc., insomma a tutta una serie di giustifiche un po logore ma sempre buone allo scopo e che accompagnano in genere il fenomeno stagionale delle ristrutturazioni e degli esuberi, generando una vera e propria reazione a catena nella zona, quasi che l’approssimarsi delle ruspe lo esiga.

Ma Italtel e ST sono tra le poche aziende italiane che proprio per la loro collocazione di nicchia in uno dei pochi settori se non addirittura l’unico, dove si spendono ancora soldi per la ricerca, (quello dell’HiTech con Voip e nanotecnologie), non dovrebbero subire, se non marginalmente , gli effetti della crisi e della concorrenza, su organici già ampiamente smagriti.

Come spiegare altrimenti il giro di commesse nazionali ed internazionali, le premiazioni ufficiali, i bilanci e le previsioni di Banche e analisti di mercato famosi presenti sulla stampa specializzata ?

Ma è cosa nota che i piagnistei per accedere ai “contributi di Stato ai bilanci” (cigs e mobilità), tramite gli accordi coi sindacati di regime, pagano (appunto) sempre, e in questo caso potrebbero contribuire a fare chiarezza sui sopraggiunti nuovi obbiettivi: diversificare gli investimenti nella fase della crisi prediligendo un maggior uso finanziario-speculativo delle risorse a discapito degli investimenti industriali.

E’ il caso di Provera e della sua corazzata immobiliare RealEstate, è il caso di Italtel che ha venduto i suoi terreni forse troppo frettolosamente rispetto alle previsioni di possibile sviluppo futuro dell’area, come è pure il caso della stessa ST che invece questi terreni proprio per lo stesso motivo se li tiene ben stretti e magari pronti a cederli al miglior offerente.

Si affaccia quindi la possibilità di giocare la carta speculativa, con la questione Castelletto, per rimpinguare la borsa con nuovi scenari che con routers e chips poco o nulla hanno a che fare.

Ci riferiamo agli alberghi di lusso, alle strutture sportive e di benessere, di intrattenimento e svago per gente che conta davvero e cioè quei business-man che dovrebbero affollare per 365 giorni all’anno la nuova cittadella del futile e dell’inutile ma soprattutto dell’inaccessibile per tanti, alle porte di Rho.

Come avrete capito però in ballo non c’è solamente l’ambiente ma anche le deportazioni di massa in altri luoghi se non addirittura i posti di lavoro stessi, in prospettiva.

E’ il miracolo classista compiuto a cavallo tra il vecchio e nuovo secolo dalla politica tout court, dove le vere forze produttive e trainanti del sistema capitalistico, i lavoratori, diventano dei fardelli ingombranti ai nuovi progetti, dei pacchi da spedire fermoposta a nuova destinazione salvo imprevisti di mancata consegna per indirizzo inesistente.

Ma tutto questo può essere ricondotto in una dimensione sociale e ambientale compatibile in cui gli interessi del blocco borghese palazzinaro e industriale “convivano” con il salario dei lavoratori, a patto che anche i lavoratori, liberandosi delle catene della delega sindacale, si uniscano in un loro blocco sul modello di Acerra, di Scanzano e del TAV in Piemonte.

Shopping e alberghiero devono poter convivere con l’industria. La fabbrica quindi come presidio democratico dei lavoratori-cittadini a difesa del territorio, che senza questa sorta di fortini, diventerebbe una distesa di cemento al servizio del nulla.

Non permettiamo nessun spostamento di lavoratori e nessun nuovo edificio della proprietà Casprini/ Realestate sulle aree verdi, ma piuttosto una loro edificazione attraverso l’utilizzo intensivo, anche in altezza, sugli attuali perimetri costruiti.

Non permettiamo nessun abbattimento di alberi che rappresentano l’unica risorsa per depurare (purtroppo nei limiti fisiologici della Natura, se pensiamo ai residui di combustione della plastica, nella quale raccolta differenziata eccelle Italtel), l’aria attorno alla bomba chimica ad orologeria di Silla.

La questione delle quantità di rifiuti conferiti a questo termovalorizzatore dovrà rientrare nel protocollo di partenza tra Regione-Amsa-Comuni limitrofi (900 tonnellate/gg) ed essere materia di compromesso per la questione della seconda corsia della nuova strada 172bis che comunque, eccettuate piccole deroghe (ma non interne al Parco Agricolo), dovrà necessariamente seguire i tracciati già esistenti che si innestano sulla direttrice SS11-Cornaredo

La nostra organizzazione è a disposizione di tutti quei lavoratori, cittadini e associazioni che vogliono battersi democraticamente per difendere il proprio diritto umano e biologico ad una esistenza dignitosa. (Per info, tel 348-6927485)

Sindacato.Intercategoriale.Cobas ITALTEL Lavoratori Autorganizzati 26 Novembre 2005