da “Liberta’” quotidiano di Piacenza,16 luglio. Cari piacentini, vi racconto cosa ho visto in questi giorni davanti ai cancelli della Tnt di Piacenza. Ho visto decine e decine di lavoratori nordafricani lottare e bloccare le entrate dello stabilimento, al grido di “sciopero, sciopero” e “vogliamo i nostri diritti”. Chiedono semplicemente di non essere trattati come bestie, di avere uno stipendio dignitoso, di non essere sottoposti a ricatti quotidiani, di avere un contratto di lavoro vero e non fittizio, di non scoprire un bel giorno di non poter rientrare sul posto di lavoro perché nel frattempo il caporale di turno ha trovato qualcun altro ancora più disperato di te e disposto a vendersi per qualche euro in meno; di non scoprire che ti hanno licenziato perché hai osato guardare in faccia chi ti dà gli ordini come se si fosse in caserma. Lottano come stanno lottando centinaia di migliaia di loro coetanei nei Paesi nordafricani, chiedendo democrazia e giustizia sociale. E forse lottano come hanno lottato più di quarant’anni fa gli operai arrivati dal meridione al nord e trattati dalla grande industria come schiavi. Chiedono che venga fermata una situazione di illegalità diffusa che consente ai loro datori di lavoro, due cooperative (Stella e Vega, del gruppo Gesco Nord) il massimo dei profitti e il minimo – ma proprio il minimo – dei costi, fregandosene del contratto nazionale di lavoro. Sappiamo che, nel polo logistico, non sono i soli ad essere trattati così. Qualche settimana fa (ricordate?) un lavoratore albanese ha fatto lo sciopero della fame; oggi loro. Domani?…Ho visto al loro fianco dei sindacalisti del SI Cobas confrontarsi, discutere e rimettersi al voto dei lavoratori riuniti in assemblee improvvisate davanti ai cancelli della Tnt. E mi chiedo: dove sono, di fronte ad una situazione vergognosa e alla necessità di una “battaglia” di civiltà, le altre organizzazioni sindacali? Ho visto le forze dell’ordine intimare ai lavoratori di allontanarsi al più presto dai cancelli, perché altrimenti sarebbero intervenuti con le cattive. E mi sono detto che la legge sarà anche uguale per tutti, ma se sei un padrone e sfrutti i lavoratori hai i poliziotti che difendono le tue proprietà e le tue attività; se sei lo sfruttato, sei un potenziale disturbo dell’ordine pubblico. Ma non dovrebbe essere il contrario? Nei primi anni ’90 una manifestazione in difesa della democrazia si apriva con uno striscione che diceva: “La Costituzione siamo noi”. Il corteo che si muoveva con in testa quello striscione dava l’idea di un popolo in cammino. Il “popolo” di cui appunto parla la Costituzione. Ecco cosa vorrei dirvi, cari piacentini. Che l’altro sera ho visto i facchini egiziani e marocchini in lotta davanti alla Tnt, e ho pensato: la Costituzione sono loro.
Nando Mainardi – Partito della Rifondazione Comunista