Casale Una nuova Rosarno a Coste Fornaci: con questo slogan carico di riferimenti negativi al trattamento subito dai lavoratori stranieri della cooperativa L’Arcolaio impiegati alla discarica Pantaeco, gli operai e i sindacalisti del Si Cobas hanno sfilato per le vie di Casale con un concentramento in piazza del Popolo sabato pomeriggio. Al termine della manifestazione un’assemblea dei lavoratori ha deciso nuove misure di protesta tra cui un picchetto permanente a partire da martedì prossimo, sotto la sede dell’Arcolaio in zona LeverI lavoratori protestano perché ormai da cinque mesi sono senza stipendio, con la cooperativa che non paga i salari arretrati dovuti e l’Inps che ancora non ha erogato le spettanze relative alla cassa integrazione.«Alcuni lavoratori hanno portato le buste paga in piazza per far vedere a chiunque quale sia il trattamento ricevuto: per 15 giorni di lavoro hanno intascato meno di 30 euro – spiega il sindacalista Si Cobas Fulvio Di Giorgio -. Questo è quello che la cooperativa riconosce ai suoi lavoratori, formalmente perché la crisi della Pantaeco si ripercuote sulla cooperativa, già in crisi di mercato. Ma qualcuno i soldi li ha fatti, e anche sulla pelle dei lavoratori».Infatti i sindacalisti non usano mezze parole nel raccontare le condizioni in cui gli operai erano costretti a lavorare. «In condizioni igieniche pessime, costretti a consumare i pasti tra i rifiuti, senza usare il gabinetto – continua Di Giorgio -. E il risultato è sotto gli occhi di tutti, con l’inchiesta giudiziaria relativa alla discarica».Secondo l’autorità giudiziaria, che ha posto sotto sequestro la discarica, dal 2007 al 2010 sono stati portati nell’impianto oltre 80mila metri cubi di rifiuti in più rispetto a quelli autorizzati, e c’era il concreto rischio di reiterazione del reato.«I titolari della Pantaeco ci hanno contattato per darci rassicurazioni, ma noi ricordiamo che tra i soci Pantaeco figura anche Alessandro Barbieri, amministratore dell’Arcolaio che oggi vorrebbe liquidare la cooperativa – conclude Di Giorgio -. Qualcuno deve pagare i lavoratori, almeno le spettanze arretrate in modo da poter respirare fino all’erogazione della cassa integrazione. Continueremo a lottare fino a quando non otterremo questo, e la prima mossa è un presidio permanente sotto la sede dell’Arcolaio, a partire da martedì e fino a quando la situazione non si sbloccherà». A. B. “il Cittadino di Lodi” 1 agosto 2011.
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