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Alla Pantaeco situazione insostenibile

Ogni tanto ecco spuntare qualche articolo riguardante la storia infinita della Pantaeco (vedi sotto). Le notizie sono per lo più sempre le stesse, in poche righe si riassume ciò che si ipotizza la Pantaeco abbia commesso. Non ci addentreremo sicuramente in un campo che a noi non compete ma per il quale esistono organi più che efficienti pronti ad intervenire per la salvaguardia dell’ambiente che, crediamo, non debba mai venir meno. Tante e troppe cose sono state dette e scritte ma ora vorremmo arrivare ad una conclusione considerando tutto l’accaduto dal punto di vista dei dipendenti. Ad oggi, trascorsi ormai 8 mesi dalla sospensione dell’autorizzazione, la situazione è divenuta ormai insostenibile. Ciò che il titolo apparso il 23/11 su questo quotidiano profetizzava (“La Pantaeco è sull’orlo del baratro”) era intuibile già da tempo. Ciò di cui non riusciamo a capacitarci è sapere se si fosse potuto evitare di arrivare fino a questo punto.A distanza di 8 mesi, non sappiamo ancora se, dopo l’apposizione dei sigilli alla discarica per timore di reiterazione del reato rafforzando ulteriormente il provvedimento della provincia che sospendeva l’attività lavorativa (riguardante l’impianto e non la discarica, oggetto di sequestro) ci sia stato o meno il reato.L’unica certezza che abbiamo è aver assistito all’affondamento di una ditta con la conseguente perdita del mezzo di sostentamento per una cinquantina di famiglie e, per i dipendenti rimasti (ormai solo 15), un futuro che non sembra affatto roseo. Certo, non è nostra intenzione fare del vittimismo, per rispetto di tante altre persone che si trovano senza lavoro per motivi contingenti alla crisi economica, però per ragioni che non ci è dato conoscere crediamo di essere tra i pochi a trovarsi in una situazione simile. Pertanto se qualcuno competente in questo ambito potesse darci qualche spiegazione, non ci sentiremmo probabilmente anche presi in giro. Ribadiamo, dopo 8 mesi non sappiamo ancora il motivo per cui abbiamo perso/stiamo perdendo il lavoro, visto che la crisi economica, nel nostro caso, non ha colpe!
I dipendenti Pantaeco   dal Cittadino di Lodi 28/11/2011 lettere

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Situazione di stallo dopo l’incontro tra proprietà e sindacati: c’è l’interesse di una ditta di Monza ma la trattativa è ferma
Pantaeco, lavoratori sull’orlo del baratro. Proprietà senza fondi ma la Provincia non dà le autorizzazioni .
La situazione Pantaeco si fa sempre più critica per il lavoro e per l’ambiente e non sarà sopportabile ancora a lungo: è quanto emerso dall’incontro tra proprietà e sindacati avvenuto giovedì per trovare una soluzione.La provincia di Lodi aveva sospeso otto mesi fa le autorizzazioni sul sito di Coste Fornaci subordinando la ripresa dell’attività all’osservanza di alcune prescrizioni di carattere ambientale e di sicurezza. La proprietà controbatte che in assenza di introiti perché l’attività è chiusa non può procedere con i lavori richiesti. A luglio il tribunale di Milano aveva poi messo i sigilli alla discarica per timore di reiterazione del reato di traffico illecito di rifiuti per cui sono indagati gli amministratori della società. A loro è contestato lo stoccaggio di 80 mila metri cubi di rifiuti in più rispetto a quelli autorizzati. Proprietà, lavoratori e sindacati, spalleggiati dall’amministrazione comunale di Casale hanno chiesto a più riprese alla Provincia di Lodi di consentire la ripresa dei lavori nell’impianto di separazione dei rifiuti, bloccando la sola discarica. Per l’autorità giudiziaria non ci sarebbero problemi di alcuni tipo, dal momento che il sequestro riguarda la sola discarica.Dalla Provincia di Lodi, però, si continua a far rilevare che, essendo l’autorizzazione unica per tutto il sito, non è possibile consentire i lavori nell’impianto di separazione e tenere ferma la discarica. In estate un’importante ditta di Monza operante nel trattamento dei rifiuti aveva manifestato, anche alla Provincia, il suo interesse a rilevare l’attività della Pantaeco, ma solo con la garanzia di poter riprendere i lavori. In assenza di tale garanzia, la trattativa non ha finora avuto esito e a oggi non è più nemmeno possibile capire se sia ancora in piedi o meno.In questo contesto, la proprietà Pantaeco ha segnalato ai sindacati la volontà di procedere con una soluzione definitiva, almeno per i lavoratori. «La situazione è molto difficile, e gli stessi lavoratori non ne possono più e ci chiedono di trovare una soluzione certa – dice il segretario della Femca Cisl Giampiero Bernazzani -. Il timore di tutti è quello di scendere sotto la soglia minima di dipendenti per poter chiedere gli ammortizzatori in uscita, e intanto la cassa in deroga finirà a dicembre. I lavoratori fanno domande, ma nessuno dà loro delle risposte».Prima della lunga crisi i lavoratori diretti Pantaeco erano più di 20 a cui si sommavano tra i 30 e i 40 della cooperativa Arcolaio. Adesso i dipendenti Pantaeco sono rimasti 15, mentre i lavoratori Arcolaio non prendono lo stipendio da mesi.«Tutti i giorni dai servizi sociali arrivano segnalazioni dei lavoratori extracomunitari della cooperativa, che chiedono aiuti e sostegno – dice il sindaco di Casale Flavio Parmesani -. Io temo che ormai si vada al disastro. Come amministrazione ci siamo spesi perché potesse ripartire almeno l’impianto di separazione, ma la provincia di Lodi non è di tale avviso. C’è un problema dei lavoratori e ci sarà un problema ambientale andando avanti così». Andrea Bagatta dal Cittadino di Lodi 26/11/2011