Che a pagare la crisi sarebbero stati ancora una volta lavoratori e pensionati si era già capito ma ciò che più fa arrabbiare è la mistificazione di una manovra che viene presentata come equa mentre persegue il solito scopo: far pagare ai poveri per tutelare i più ricchi.
Si parla di patrimoniale ma il gettito principale di questa imposta deriverà, ancora una volta dall’ICI sulla prima casa, che sarà molto più pesante rispetto al passato a causa della rivalutazione delle rendite catastali, e non terrà conto delle fasce di reddito dei proprietari.
Si parla di equità ma si introduce, dal settembre 2012, l’aumento dell’IVA che, provocando un’impennata dei prezzi al consumo, ricadrà su tutti nella stessa maniera andando a gravare maggiormente sui redditi più bassi.
Si parla di patto tra generazioni, di equità tra vecchi e giovani, ma l’aumento dell’età pensionabile peggiora le condizioni di tutti (vecchi e giovani) mentre l’estensione del calcolo contributivo agli anziani non migliora certo la situazione delle generazioni future che continueranno ad avere diritto a pensioni da fame.
Ed è proprio il capitolo sulla previdenza, usata da 20 anni in questo paese per far cassa, a destare la maggiore indignazione.
I bilanci dell’INPS sono in attivo, ma si continuano a tagliare le pensioni per fare cassa.
Quale equità c’è nel bloccare gli aumenti per il costo della vita sulle pensioni dopo i 935 euro? E’ forse ricco chi prende 1.000 euro al mese di pensione? O i ricchi sono altri?.
Quale equità c’è nell’aumentare ulteriormente l’età pensionabile senza tener conto di chi fa lavori usuranti o ha cominciato a lavorare a 15 anni?.
Come si può pensare che un muratore, un operaio, un infermiere, una maestra d’asilo ma anche un semplice impiegato possano restare al lavoro fino a 66 anni (ma si parla della possibilità di arrivare anche a 70 anni)?
E cosa succede se un malcapitato lavoratore, come sta accadendo spesso in questo periodo, perde il lavoro a 50 anni e non lo ritrova più? Come vivrà durante i 16 anni che lo separano dalla pensione?
E come faranno ad entrare nel modo del lavoro i giovani se i vecchi non se ne potranno andare?
A questi interrogativi si preferisce non rispondere, perché chi siede dietro ai banchi del governo non è mai andato a lavorare a 15 anni, non ha mai fatto lavori pesanti o manuali e guadagna in un anno quanto nessuno di noi riuscirà mai a guadagnare nell’intera vita lavorativa.
E siamo solo all’inizio.
La neo ministra Fornero, ieri in lacrime mentre annunciava i tagli alle pensioni, ha già parlato di modifiche al mercato del lavoro, sempre sotto il segno dell’equità, che tradotto significa: per non far torto ai giovani precari toglieremo le tutele anche ai lavoratori più anziani.
Che dietro a tutto questo ci sia la regia non solo dell’Europa dei banchieri ma anche della Confindustria lo si è capito ieri durante la conferenza stampa del governo quando il neo ministro Passera, sino a ieri a capo di un importante gruppo bancario, ha chiamato per sbaglio Emma la Fornero.
Insomma cambia il governo ma la solfa è sempre la stessa.
STA A NOI LAVORATORI ORA MOBILITARCI PER DIRE BASTA A QUESTO SCEMPIO.
Milano 5/12/2011 S.I. COBAS INPS