Poste

Poste condannate, vince Gabriella. Sentenza del tribunale di Siracusa 756/12 del 29/05/2012

 

Lavorare in poste con la convinzione che la propria dignità e il proprio orgoglio di lavoratore siano diritti inalienabili, induce spesso il datore di lavoro Poste Italiane spa a realizzare comportamenti tali da provocare: ”la lesione di diritti costituzionalmente protetti, come il diritto alla libera esplicazione della personalità sul luogo di lavoro ed il diritto alla dignità personale”, come scrive il giudice nella sentenza che pubblichiamo.

Giornalmente ogni lavoratore delle poste dovrebbe rinunciare per imposizione datoriale, e propria convenienza, a diritti fondamentali.

Orario di lavoro indeterminato (anche con ore non retribuite), condizioni di lavoro pessime (vedi infortuni e incidenti gravi), retribuzioni in caduta libera (si lavora di più e si guadagna meno), sono all’ordine del giorno; il tutto con la complicità dei “sindacati” zerbino-padronali.

Chi critica e si oppone a tutto ciò è sottoposto ad abusi, provvedimenti disciplinari discriminatori, violenze psicologiche, emarginazione.

L’azienda ha fatto suo il motto colpirne uno per “educarne” cento.

Gabriella, persona mite ed equilibrata, rispettosa del proprio lavoro, crede in una società fondata sulla giustizia sociale, sull’equità, sul diritto e sul rispetto della persona. Ha anche un difetto, considerato non trascurabile dal proprio datore di lavoro, è impegnata sul fronte sindacale nella nostra organizzazione.

Gabriella ha dovuto sopportare la violenza dell’apparato postal-sindacale (come tanti altri lavoratori), ma oggi è il momento del riscatto, oggi un giudice ha dovuto riconoscere la persecuzione, l’offesa ed il danno.

Questo mostra che la lotta paga, nelle poste come in ogni altro ambito lavorativo e/o sociale.

Lottiamo, uniti, contro un sistema economico, sociale e politico mondiale fondato sul profitto, da realizzare ai danni della classe lavoratrice e dei proletari.

L’impegno di Gabriella, mostra che si può vincere, dentro o fuori le aule dei tribunali. Che questo sia da esempio alle migliaia di postali che barattano diritti e dignità in cambio di suppliche e favori.

S.I. Cobas          Sentenza su demansionamento, 104, mobbing