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Sanità: la lotta continua

San Raffaele

San RaffaeleMartedì 22 gennaio ’13 è stata firmata presso il Ministero del Lavoro, un’ipotesi di accordo “alternativo” (si fa per dire) alla riduzione di organico di 244 lavoratori e lavoratrici dell’Ospedale San Raffaele. In sintesi, l’accordo prevede un taglio agli stipendi pari al 9% in media, la revisione di tutti gli accordi sindacali pregressi, un piano di smaltimento delle ferie, e a partire da luglio, il passaggio dal contratto della sanità pubblica a quello della sanità privata Aiop, solo per i nuovi assunti, con l’armonizzazione di alcuni istituti contrattuali come ad esempio i diritti di maternità.
Questo è il triste epilogo di una lotta cominciata il 31 ottobre 2012, quando il San Raffaele comunicò l’avvio delle procedure di licenziamento collettivo per 244 lavoratori e lavoratrici del comparto, disdicendo tutti gli accordi aziendali economici e normativi e il passaggio dal contratto nazionale della sanità pubblica a quello della sanità privata. Proprio ciò che ha ottenuto con questo accordo. Ci si chiede a cosa è servito lottare per quattro mesi se il risultato è identico a quello che Rotelli chiedeva inizialmente.
I firmatari dell’accordo, con questo contratto di solidarietà, pensano di aver salvaguardato i posti di lavoro, ma l’esperienza ci dice che non sarà così, perché la proprietà troverà il modo per “licenziare” i lavoratori che ritiene in eccesso ottenendo il doppio risultato che si era prefissa: quello di ridurre lo stipendio e flessibilità a manetta. Si è inoltre introdotto una divisione incredibile fra lavoratori applicando il CCNL della sanità privata solo ai nuovi assunti e non a quelli attualmente in forza. Si butta a mare, così, la forza che i lavoratori del San Raffaele hanno messo in campo in questi mesi introducendo al loro interno disillusione e insicurezza che porta ad accettare nuovi peggioramenti futuri. Ci auguriamo con tutto il cuore di essere smentiti dai lavoratori.
Con quest’accordo, per i lavoratori c’è il peggioramento delle condizioni lavorative, il taglio dei salari, l’aumento dei carichi di lavoro e la notevole riduzione dei propri diritti e ovviamente un peggioramento delle condizioni dell’assistenza ai pazienti. In questo modo  si favorisce la logica che nell’ambito della salute pubblica, prevale la logica degli affari e del profitto. Per salvaguardare questa logica, basti pensare ai crimini emersi nella clinica privata S. Rita di Milano, si scarica sui lavoratori e sui pazienti il piano di rilancio degli utili per gli azionisti.
Questa vicenda del San Raffaele non riguarda solo i dipendenti di questo Ospedale, o quelli del comparto della sanità, in quanto i destini dei lavoratori sono intrecciati gli uni a gli altri. Oggi siamo in presenza di un attacco  contro l’intero mondo del lavoro non solo in Italia ma in tutto il mondo capitalistico. Per questo c’è bisogno non solo di lottare e unificare le varie lotte in campo ma soprattutto rigettare in maniera determinante l’idea che i lavoratori si possano salvare accettando di essere più competitivi, di fare squadra con le proprie aziende e di mettersi in concorrenza contro altri lavoratori. Occorre preparare il terreno per predisporre una vera lotta di massa  contro i padroni e i loro governi.
Lavoriamo per rilanciare il coordinamento dei lavoratori della sanità non solo per difendersi dal punto di vista economico, ma per costruire un fronte di lotta con gli altri lavoratori per fermare la mercificazione della sanità portata avanti senza tregua dal governo e dal padronato.
28-01-13 – Milano.  S.I. COBAS