E’ a partire dal 2008 che nell’intero settore della logistica si è sviluppato e radicato un ampio movimento di lotte autorganizzate che ha coinvolto centinaia di lavoratori e lavoratrici dei principali siti distribuiti sul territorio nazionale. Un movimento che ha saputo confrontarsi, con risultati estremamente positivi, con un sistema caratterizzato da sfruttamento, rapporti di lavoro schiavistici e ritmi di lavoro disumani, funzionali all’accumulazione di profitto di una lunga catena di committenti, appaltatori e subappaltatori.
In tale contesto i lavoratori e le lavoratrici addetti, con protagonismo diretto e non delegato, hanno saputo costruire nel tempo percorsi di lotta che, partendo dal piano strettamente rivendicativo dei propri diritti, hanno investito e colpito il potere assoluto padronale nei magazzini. Lotte nelle quali la dignità, l’egualitarismo, l’unità e la solidarietà tra sfruttati non sono semplici slogan da agitare, ma pratiche quotidiane perseguite partendo dalla semplice constatazione di appartenenza alla medesima classe.
E’ quindi evidente che queste lotte non potevano che generare la reazione violenta e la repressione di un padronato colpito nel proprio comando e nei profitti: non si contano infatti le sospensioni cautelari (spesso senza la corresponsione della retribuzione), le pratiche di isolamento e i licenziamenti politici dei lavoratori più attivi e rappresentativi.
Una strumentazione articolata, comunque espressione della difesa dei propri interessi di classe, che trova nell’espulsione dal ciclo produttivo e nella privazione del salario l’attacco più dirompente e intimidatorio nei confronti di tutti i lavoratori in lotta.
In queste occasioni non è poi in alcun modo sufficiente, se non illusorio, attendere gli esiti incerti (comunque lunghi e spesso non risolutivi per l’inadempimento padronale alla riammissione anche in caso di sentenze positive) delle vertenze legali: ciò che deve essere garantita, nell’immediato e nel lungo periodo, è la possibilità concreta per i licenziati politici di continuare attivamente la lotta al fianco dei propri compagni.
Sono questi i motivi che hanno portato alla costituzione in diverse vertenze di una cassa di resistenza che, affiancando e non sostituendo le necessarie e fondamentali mobilitazioni contro i licenziamenti politici, ha permesso ai lavoratori colpiti dalla violenza padronale di non abbandonare la lotta anche attraverso la solidarietà economica di quanti hanno contribuito a garantire loro un salario.
E’ pertanto giunto il momento di dare una struttura permanente nel tempo ad una CASSA DI RESISTENZA per far fronte alla repressione padronale e poliziesca. Lo sviluppo e l’espansione numerica e territoriale delle lotte nella logistica e la repressione nei confronti di militanti e solidali non concedono infatti più la possibilità di iniziative episodiche o legate al singolo caso o alla specifica vertenza.
Venerdì 20 settembre 2013 ore 21.00 – via Bligny, 52 (ex circolo Pistelli) – REGGIO EMILIA.
SERATA SOLIDALE CON LE LOTTE DELLE LAVORATRICI/DEI LAVORATORI DELLA LOGISTICA E A SOSTEGNO DELLA CASSA DI RESISTENZA.
Durante la serata verrà presentato il video “La lotta dei facchini della logistica” (agosto 2013) e sarà possibile liberamente contribuire alla CASSA DI RESISTENZA aperta dal S.I. COBAS.
Disoccupati/occupati autorganizzati