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160 indagati per le lotte nella logistica a Bologna. Sabato 23 manifestazione

Puntuali come un treno svizzero, ecco le indagini della procura di Bologna contro i protagonisti delle lotte nella logistica; le ipotesi di reato sono violenza privata e blocchi stradali.

La notizia è da poco apparsa nelle pagine locali delle principali testate giornalistiche.

La procura, come in occasione delle denunce nelle scorse settimane, usa quindi i media per diffondere il messaggio: chi alza la testa paga di persona!

Secondo il procuratore aggiunto Valter Giovannini, i picchetti davanti ai magazzini  “sono un reato che danneggia prima di tutto i lavoratori perché con queste premesse è impossibile concludere accordi ragionevoli per tutti” (citazione testuale dai media locali ndr).

Ci piacerebbe conoscere il pensiero del magistrato anche sulle ragioni delle lotte di questi mesi, sulle violazioni di legge realizzate ad opera dei padroni (cooperative e committenti di comune accordo) ai danni dei lavoratori oggi indagati; ma temiamo che questo non sarà possibile.

Semplice, molto semplice, accusare di reato chi si ribella allo sfruttamento, ai soprusi, al razzismo, alla negazione di diritti elementari.

Difficile, molto difficile, mettere in discussione – attraverso le competenze specifiche di ognuno: istituzioni, organi di controllo, forze politiche e sindacali – gli interessi economici di grandi aziende ed associazioni padronali.

Siamo ai canonici due pesi e due misure. Non ci stupisce quanto sta avvenendo, è nell’ordine delle cose, è la concreta espressione del potere in questa repubblica democratica fondata sul lavoro. E’ la dimostrazione che, in questo sistema economico e politico, la sola, vera libertà di cui godono i lavoratori salariati, è quella di sacrificare la loro vita in nome del profitto dei padroni.

Noi, come organizzazione sindacale, a questa situazione non ci stiamo; noi ci battiamo a fianco dei lavoratori che lottano per ribaltare la loro condizione di subalternità, per un lavoro, una vita, degni di tale nome.

Gli articoli di stampa portano in chiosa una notizia sulla presunta volontà dei facchini, e dei solidali con la loro lotta, di “vendicarsi” per quanto sta accadendo, durante la manifestazione prevista per il 23 prossimo a Bologna.

Ci dispiace per chi spera che questo possa trovare realizzazione in qualche atto stupido, in qualche “vendetta”. Questo non accadrà; quindi, chi avesse confidato in questa ipotesi per fornire elementi a sostegno del progetto di criminalizzazione delle lotte dei lavoratori della logistica, rimarrà deluso!

I lavoratori del territorio bolognese, come di tutti gli altri territori, che in questi anni, attraverso le loro lotte, stanno realizzando un intenso processo di acquisizione di consapevolezza della loro condizione sociale e politica, non hanno bisogno di annunciare azioni di “vendetta” di nessun tipo.

Loro sanno che solo con la lotta sindacale e politica possono modificare la loro condizione umana.

Sanno che nella loro unità, e nell’unità di tutti i proletari, sta la loro forza.

Sanno che attraverso l’autorganizzazione sindacale e politica, possono mettere in discussione, modificandolo, lo stato di cose esistente.

Le lotte quindi non si fermeranno, e la manifestazione di sabato 23 novembre sarà un momento di queste lotte. Con buona pace di chiunque speri in qualcosa d’altro tipo.

Milano, 21 novembre 2013 – Sindacato Intercategoriale Cobas