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S.I. COBAS POSTE – DAL PASSATO AI GIORNI NOSTRI

Poste Italiane, quindi, non avrebbe più potuto contare, per i suoi eventuali bilanci negativi, sul
ripianamento ad opera dello Stato come avveniva in passato.
Tutto ciò succedeva in un momento in cui stavano avvenendo significative trasformazioni ( avvento
della telematica ) che avrebbero portato Poste Italiane a imboccare altre strade con un unico scopo
realizzare profitti mettendo decisamente in secondo piano quel servizio pubblico postale che era la
sua prima ragione d’essere.

 

Tagli draconiani sul personale, chiusura di uffici, priorità assoluta ai clienti dei nuovi servizi
( assicurazioni,servizi finanziari, carte di credito, telefonia, social-card e permessi di soggiorno ).
Intraprendendo così una linea basata sul contenimento dei costi. Obbligata si per contratto con lo
Stato ad assicurare un servizio pubblico, ma riducendo lo stesso, com’è ovvio, al minimo fino ad
arrivare ai giorni nostri e alla attuale riorganizzazione.

 

RIORGANIZZAZIONE RECAPITO = FINE DEL SERVIZIO PUBBLICO

 

Alla fine ecco arrivato l’accordo riguardante il processo di riorganizzazione della funzione PCL di
Poste Italiane s.p.a. prontamente sottoscritto ed accettato senza battere ciglio dai sindacati
confederali.

 

Fine del servizio universale, recapito a giorni alterni praticamente su quasi tutto il territorio
nazionale, in barba alle direttive europee ma con l’avvallo dell’ AGCOM l’autorità garante sulle
telecomunicazioni.

 

Tutto questo con la scusa delle cambiate esigenze dei clienti del crollo della domanda di servizi.
La realtà sta nel fatto che il governo Renzi ha deciso di non finanziare più il servizio postale di
recapito che per la sua natura stessa non può essere in attivo visto la sua prerogativa di universalità.
La decisione di entrare in borsa è un altro segnale della volontà del governo di fare cassa per
tamponare debito pubblico o quant’altro sacrificando l’Azienda più sana del paese.
Tutti questi fattori sono all’origine di questo piano che mira a ridurre le perdite economiche del
recapito per presentare l’azienda nel migliore dei modi agli investitori e quindi rendere più
appetitoso l’acquisto di azioni postali.

 

Che i cittadini di 5267 comuni italiani vedano tutta la loro corrispondenza solo a giorni alterni, che
centinaia di uffici postali siano stati chiusi e che si perderanno nei prossimi tre quattro anni fino a
20.000 posti di lavoro non conta assolutamente nulla per poste, ne per il governo ne per i nostri
cari sindacati confederali visto la mancanza di una minima resistenza a questo piano che di fatto
mette fine al servizio pubblico creando cittadini di serie A e di serie B con un danno sociale,
accentuato anche dall’aumento delle tariffe postali previste dal primo ottobre 2015, che noi
riteniamo veramente vergognoso e indegno.

 

Alcuni comuni hanno presentato ricorso al TAR contro la chiusura degli uffici postali, l’UNCEM
(unione nazionale comuni enti montani ) si oppone al nuovo modello di recapito che prevede una
distribuzione mensile di soli 5 giorni su 15, meno di 10 in un intero mese nelle zone extraurbane
regolate , Federconsumatori e Adusbef temono un peggioramento del servizio e non esiteranno a
denunciare i disservizi, ci sono state proteste da parte di 190 giornali aderenti alla FISC e tutte
queste prese di posizione sembrano aver già dato qualche frutto.

 

Nel frattempo le ricadute sui lavoratori del recapito saranno pesanti, verrà mantenuta la titolarità di
zona che diventerà addirittura doppia ( come sono fortunati i portalettere ) ma l’articolazione
universale lavorerà sempre con la corrispondenza di due giorni compresi gli oggetti a firma
( tranne i prodotti con livello di servizio J+1 ) saltando da una zona all’altra ed inoltre saranno
tenuti ad assicurare attraverso la flessibilità operativa la copertura dei colleghi assenti per qualsiasi
motivo (AUGURI).
Si sono inventati l’escamotage della “Linea Plus”, portalettere che coprirà le zone ( ben quattro ?? )
non servite dal servizio universale, nei capoluoghi di provincia ed aree extraurbane non regolate,
“prevalentemente” con prodotti con livello di servizio J+1, cercando di nascondere il fatto che il
resto della posta non arriverà tutti i giorni neanche in queste zone di territorio italiano.

 

Viene anche “ricordato” ai portalettere che la prestazione aggiuntiva sulla zona di un collega assente
dovrà portare all’azzeramento delle attività del corriere frazionato, per il riconoscimento economico
della prestazione ( adesso lavoreremo a cottimo ?? ).
Naturalmente ci saranno anche le scorte del 10% per completare la presa per i fondelli ( chi le ha
mai viste ?? ).
Perchè firmare e condividere questi accordi sindacati ?? non sono bastati anni e anni di
inadempienze, di mancati rispetti di accordi da parte dell’azienda , ancora dialogate con chi per
primo , ed è sempre stato così, se ne frega di quello che sottoscrive.
Sorge naturalmente un dubbio, non è che dovete difendere privilegi e posizioni ormai in rinunciabili
per voi ??
Non era meglio lasciare Poste al loro destino senza dare il vostro avvallo e fare una vera lotta a
difesa dei lavoratori, della loro dignità , della loro sicurezza, della loro qualità di vita ??

 

Ormai si accetta tutto passivamente. I giovani non capiscono che il loro futuro sarà sempre più
incerto e tortuoso e che “leccare” un direttore o un capo squadra non li salverà da anni e anni di
lavoro sfruttati e sottopagati, mentre i più anziani sperano ormai solo sull’esodo anticipato da Poste,
tramite qualsiasi strumento possibile, costretti dalla legge Fornero a lavorare ancora sulla strada a
sessant’anni e oltre d’età cosa mai successa prima al recapito.
Sembra inutile parlare di lotta di classe, di solidarietà tra lavoratori, di partecipazione alle lotte di
altre categorie , di condivisione dei problemi del mondo del lavoro.

 

Ormai dopo anni e anni di concertazione, di rinnovi contrattuali firmati ancora prima di essere
scritti, di letargo sindacale imposto dai confederali chiedere alla categoria postale di svegliarsi e di
prendere in pugno il proprio futuro sembra improponibile e irrealizzabile, ma noi non ci
stancheremo mai di provarci convinti che prima o poi i lavoratori torneranno alla loro identità di
classe contro lo sfruttamento dei padroni a difesa e al recupero dei propri diritti ormai calpestati in
nome della “crisi ” e del ” dio denaro “.

 

Sindacato Intercategoriale – Lavoratori Autorganizzati
S.I. COBAS

 

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