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[PUBBLICO IMPIEGO] Approvata la (contro)riforma del Pubblico Impiego!

La riforma Madia prosegue la demolizione del welfare. E’ solo un tassello che si aggiunge alla contro-riforma che cancella tutele e conquiste sociali. Si passa dai diritti universali a servizi erogati a misura di portafoglio.

E’ una dichiarazione di guerra alla salute, al diritto allo studio, alla fruizione dei servizi. Una dichiarazione di guerra ai lavoratori del P.I. Il velleitario progetto di riforma della P.A. si risolve in un miserabile intreccio di norme repressive nei confronti dei dipendenti pubblici. E’ l’epilogo di una guerra mai combattuta da riformisti a parole e OOSS solo di nome in difesa del Welfare!

I lavoratori pagano un grave tributo ai conti che non tornano nonostante il forte arretramento economico e occupazionale che dal 2009 al 2010 ha visto calare nella sanità la spesa corrente (stipendi) di dieci miliardi. I vincoli europei sono fatti valere solo per noi, la messa in sicurezza dei bilanci è attuata precarizzando l’esistenza nostra e dei nostri figli. I generali da operetta indicano come responsabili di questo disastro la truppa che va punita e ricondotta all’ordine.

Il precedente ministro del P.I. Brunetta per primo aveva lanciato una campagna persecutoria e diffamatoria contro i “fannulloni”. Messe da parte le asperità di linguaggio però il Brunetta-pensiero non viene per niente messo da parte, è esaltato, dando applicazione concreta alle minacce da questi solo annunciate. Facendo finta di voler dispensare premi ai virtuosi si varano norme che facilitano i licenziamenti:

  • Gli illeciti passibili di licenziamento con l’attuale riforma passano da 6 a 10. Il licenziamento per scarso rendimento o la violazione dei codici comportamentali è la giustificazione legale per agitare la spada della discrezionalità e dell’arbitrio.

  • La valutazione delle prestazioni incide sui profili disciplinari e sul piano economico. Infatti, la falce si abbatte, non solo sul misero salario accessorio ma opera selettivamente anche ai fini della progressione di fascia orizzontale che sulle progressioni di carriera.

  • Le piante organiche non saranno più un riferimento per il fabbisogno di personale. Questo riferimento, sia pur da anni disatteso, affermava il primato della salute, della previdenza, dei diritti universali da cui partire per disciplinare risorse e investimenti. Ora il primato è del bilancio e al posto del sapere medico, dell’etica della cura, vi è il manager che dispenserà non la spesa necessaria ma quella compatibile con il budget. Nel rapporto spesa sanitaria/PIL l’Italia è penultima in Europa. Solo la Grecia fa peggio, ma non solo in Grecia la qualità di vita peggiora.

  • Lo sblocco del Turn Over annunciato con squilli di tromba si risolverà in gran parte per stabilizzare la larga platea dei precari. Cambierà il loro profilo contrattuale (bene) ma non vi sarà un vero apporto di risorse. I livelli occupazionali continueranno a contrarsi.

La riforma pone vincoli di forte centralizzazione lasciando sfogo alle iniziative sindacali solo nella contrattazione decentrata ma l’ammontare delle risorse resta sotto il controllo centrale. Anche a livello periferico il potere spetta alle direzioni che avranno mano libera nell’organizzazione dei servizi, degli orari e dei turni. Una volta stabilito per legge chi comanda il sindacato di regime è arruolato come truppa ausiliaria nei processi di mobilità e trasferimento del personale.

Su una popolazione di lavoratori avanti negli anni e con qualche ragione di troppo per soffrire di malattie e accidenti vari si applicherà la polizia-medica arruolata dall’INPS che eserciterà controlli su chi non è andato in pensione. Non è una riforma, è semplicemente la liquidazione dello stato assistenziale. Solo la ripresa delle lotte fornirà la vera assistenza alla sorte della nostra classe!

LEGGI VOLANTINO