E palesano, ove ve ne fosse ancora necessità, una condizione strutturale nella quale le crisi non potranno che susseguirsi nonostante le differenti misure legislative economiche e sociali inutilmente disposte quale tampone per garantire profitti alle rispettive borghesie nazionali. Denominatore comune di queste è infatti il mero perseguimento dello scopo di spostare ricchezza nell’orbita del profitto e del capitale sterilizzando (o perlomeno limitando) con ogni mezzo, al contempo, le istanze antagoniste del lavoro e il possibile ritorno e diffusione della lotta di classe.
Ciò tanto preventivamente (e il decreto dell’attuale Ministro dell’interno Minniti rappresenta un ulteriore passaggio in tal senso), quanto con l’impiego della repressione quotidiana sul lavoro (licenziamenti politici, sospensioni, dequalificazioni, trasferimenti forzati, ecc.), agevolata dallo stesso sgretolamento delle tutele, per espellere lavoratori e avanguardie di lotta nonché della magistratura e forze di polizia contro le organizzazioni di lotta, i sindacati conflittuali e di classe, le realtà politiche solidali. E con la connivenza del sindacalismo confederale, orfano della concertazione e schiacciato sulle istanze e gli interessi padronali, che non oppone alcuna resistenza e scambia salario e tutele con la cogestione di fondi e welfare aziendale (il rinnovo del ccnl dei metalmeccanici appena siglato rappresenta l’esemplificazione più evidente).
Dal piano F.C.A. per la deportazione coattiva degli operai più combattivi della fabbrica di Pomigliano d’Arco, alla arrogante montatura della Procura di Modena contro il coordinatore nazionale del S.I. Cobas, dalle continue provocazioni padronali e poliziesche nei confronti degli scioperanti alla Levoni di Modena, il tentativo della borghesia di annichilire i settori operai attualmente in lotta è evidente. Soprattutto nella logistica ove il protagonismo operaio degli ultimi dieci anni ha sconvolto un intero comparto ponendo direttamente la questione del comando nei magazzini nei quali i facchini sono stati per anni sfruttati in condizioni al limite della schiavitù. Comparto nel quale gli operai e le operaie organizzati dal S.I. Cobas e dall’A.D.L. Cobas sono oggi capaci, dopo essere riusciti a imporre condizioni salariali e normative inedite alle più grosse centrali del settore (GLS, TNT, BRT, ecc.), di alzare lo scontro al livello più complessivo e generale del contratto collettivo, il cui rinnovo è stato pretestuosamente bloccato dalla fine 2015 dall’attendismo complice di CGIL-CISL-UIL il cui consenso e rappresentanza sono pressoché completamente erose.
Ma quello di venerdì prossimo non sarà il “solito” sciopero generale dei lavoratori e delle lavoratrici impiegati nel settore della logistica. Osserviamo infatti con estremo interesse come, dopo anni di frammentazione del sindacalismo di base e conflittuale spesso incistato in deleterie logiche di bandiera, nell’intero settore del trasporto (pubblico e privato) e della logistica si è riusciti faticosamente e per la prima volta a ricomporre un’unità sostanziale e una convergenza reale di lotte. Nel trasporto privato nel quale il padronato, agendo sulla presunta discontinuità della mansione e sulla retribuzione del solo tempo alla guida e non dell’intero tempo a disposizione del proprio datore, ottiene livelli di sfruttamento elevati a fronte di salari iniqui; nel trasporto pubblico nel quale, alla distruzione sistematica del patrimonio di interesse pubblico a favore della speculazione, i lavoratori e le lavoratrici Alitalia hanno opposto un secco e determinato rifiuto alle ipotesi di ulteriori tagli di personale e di svendita.
Abbozzi indispensabili di ricomposizione che, però, per avere un’efficace valenza più complessiva e di prospettiva debbono necessariamente porsi l’obiettivo della ricostruzione di un’opposizione reale agli interessi del capitale, riportando al centro gli interessi della classe lavoratrice con l’obiettivo di un radicale cambio dell’attuale modo di produzione. L’unità e la solidarietà di classe rappresentano infatti una prima risposta di metodo che deve essere agita anche e soprattutto per far emergere un punto di vista di classe sulla crisi, attivando processi di ricomposizione tra lavoratori e lavoratrici dei diversi settori produttivi e le lotte metropolitane che si sviluppano su altri terreni di scontro (casa, riappropriazione di salario indiretto, formazione, ecc.).
Ripetiamo: siamo convinti che questo sciopero possa essere un momento significativo per rilanciare questi contenuti e nella pratica costruire una nuova e più estesa possibilità di generalizzazione del conflitto di classe e, per questi motivi, aderiamo e sosteniamo lo sciopero generale del trasporto e della logistica del 16 giugno 2017 indetto da SI Cobas, ADL Cobas, CUB, SGB, SLAI Cobas e USI, invitando tutti e tutte ai momenti di lotta che si svilupperanno nel corso dell’intera giornata.
I compagni e le compagne del Centro Sociale Autogestito Vittoria