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DOVE SONO FINITI GLI 80 MILIARDI RISPARMIATI CON LA LEGGE FORNERO? CANCELLARLA E’ IL MINIMO SINDACALE!

Entro la fine del 2017 il Governo dovrà fissare, come previsto dalla legge “Fornero”, l’aumento dal 2019 dell’età pensionabile in base alla speranza di vita, che l’ISTAT ha fissato in 5 mesi, facendo passare la soglia per accedere alla pensione di vecchiaia da 66 anni e 7 mesi a 67 anni.
Complice l’imminente campagna elettorale si è subito scatenato un dibattito sulla necessità di bloccare o rallentare questo meccanismo, dando l’avvio a una trattativa governo-sindacati confederali che, già sappiamo, si concluderà con qualche intervento palliativo e, come richiesto dalla CGIL, con misure volte a incrementare la previdenza complementare.

 Infatti, le proposte sin qui avanzate dal governo si riducono all’introduzione di un nuovo meccanismo per calcolare l’aumento della speranza di vita (basato su una media biennale e non triennale) e all’allargamento delle categorie di lavori usuranti.

Nel contempo l’ex ministra del lavoro, Elsa Fornero, in diverse interviste rilasciate sui principali organi di informazione appoggia la decisione del governo di non bloccare l’aumento dell’età pensionabile perché ciò avvantaggerebbe solo le generazioni più mature scaricando sui giovani le conseguenze. Ma siamo sicuri che ciò sia vero?

In realtà il micidiale meccanismo dell’adeguamento dell’età pensionabile all’incremento della speranza di vita (calcolata peraltro solo sulla platea di chi accede alla pensione e non sull’intera popolazione) andrà a danneggiare proprio le nuove generazioni, che rischiano di andare in pensione ben oltre i 70 anni di età e con assegni che tenderanno a divenire sempre più esigui a causa del metodo contributivo che, abbinato a bassi salari e a lavori discontinui, non riuscirà a garantire una pensione dignitosa alle generazioni future.

E’ quindi totalmente falso affermare che la “Fornero” sia vantaggiosa per le nuove generazioni che, invece, proprio a causa della legge “Fornero” e delle norme, come il Jobs act, che hanno devastato i diritti nel mondo del lavoro, rischiano di andare incontro a un futuro fatto di miseria e povertà.

Il vero scopo di questa Riforma non è stato, infatti, la salvaguardia delle pensioni delle future generazioni ma, al contrario, l’affossamento definitivo della previdenza pubblica a tutto vantaggio di quella privata, data in gestione a banche, assicurazioni e sindacati confederali (che siedono nei consigli di amministrazione di molti fondi complementari aziendali). Ma la diffidenza di molti lavoratori ad affidare il proprio TFR a società speculative che lo giochino in borsa e l’impossibilità per le nuove generazioni, a causa dei lavori precari e sottopagati, di potersi permettere un’assicurazione privata hanno in parte fatto fallire, almeno per ora, questo progetto.

Basta dare un’occhiata alle tabelle sottostanti per rendersi conto di come sia falso pensare che l’aumento dell’età pensionabile possa favorire i giovani, visto che saranno proprio loro ad andare in pensione più tardi e con importi più bassi.

 

Inoltre la legge “Fornero” non è affatto servita a riequilibrare i conti del sistema pensionistico. La “Fornero” in realtà è servita a prelevare 80 miliardi dalla previdenza pubblica ed utilizzarli per altri scopi, neanche nobili, visto che il debito pubblico non è diminuito e nemmeno la disoccupazione. Non serve insomma l’innalzamento dell’età pensionabile ma serve stabilizzare e sviluppare l’occupazione.

Da una parte si cancella il diritto ad un lavoro e salario dignitosi e dall’altra si costringono i lavoratori ad un lavoro “forzato” forse fino a 70 anni. E’ evidente che va abolita quanto prima non solo la legge “Fornero” ma anche tutte quelle  leggi, in primo luogo il Jobs act, che hanno abolito ogni tutela sul lavoro, prospettando ai giovani il precariato a vita.

SOLO LOTTANDO PER LA DIFESA DEI DIRITTI DELLA CLASSE LAVORATRICE È POSSIBILE GARANTIRE UN FUTURO DELLE NUOVE GENERAZIONI. UN SOGNO DA REALIZZARE AD OCCHI BEN APERTI!

16 novembre 2017                                                     SI COBAS PUBBLICO IMPIEGO