Cobas

[ROMA] Piazza Indipendenza: concluso il processo di primo grado

 Concluso il primo grado del processo ai danni dei tre occupanti di Piazza Indipendenza
 

Concluso il primo grado del processo ai danni dei tre occupanti di Piazza Indipendenza Bereket, Abebe e Ali (quest’ultimo iscritto Si Cobas). 
Le pene inflitte variano da uno a due anni per resistenza a pubblico ufficiale ma sono state tutte sospese. Il nostro compagno e gli altri due imputati sono liberi in attesa del ricorso in appello che la stessa difesa ha già annunciato di voler fare. La questura, per evidenti motivi, ha esercitato una forte pressione, tanto che, in condizioni normali le pene sarebbero state di qualche mese al massimo, ma ormai sappiamo bene cos’è stata e cosa continua ad essere quella piazza.
Le istituzioni hanno testato una spericolata prova di forza in agosto, dopo lo sgombero di un’altra occupazione abitativa a Roma (via di Quintavalle) che gli consentisse di capire se fosse possibile in un solo colpo cancellare il problema dell’emergenza abitativa, dare un esempio di gestione interna dei flussi migratori che fossero sfuggiti al filtro creato dal Ministro Minniti, e infine -non ultimo- riaffermare che in assenza di un governo seppur minimo della città, i problemi sociali sono gestiti come problemi di ordine pubblico con l’intento di spazzarli via, “farli scomparire” come disse un funzionario di Polizia diventato tristemente famoso. Ma a volte le cose non vanno come ci si aspetta e la resistenza di quella piazza, la perseveranza degli attivisti, la solidarietà, hanno avuto un sussulto e hanno trascinato il caso, che amministrazioni e governo avrebbero voluto chiudere il più presto possibile, fino a ridosso del processo. 
E’ stata questa resistenza, di fatto, a bloccare gli sgomberi in tutta Italia -che fino ad agosto, è importante ricordarlo, aveva mietuto vittime soprattutto a Roma e Bologna – ha aperto la discussione sulla perenne emergenza abitativa nella capitale e nel paese, e ha portato allo scoperto e reso visibili intere comunità di rifugiati visti fino a quel momento come delle persone “altre” rispetto a “noi” rivelando una realtà di lavoratori, lavoratrici, ragazzi, studenti giovanissimi e rendendoli, né competitori né vittime, ma protagonisti di una lotta comune su temi generali che riguardano tutti e tutte: la casa, il lavoro, la possibilità di spostarsi liberamente, la lotta contro la violenza poliziesca.
Non è finita, certamente, ma Alì, Bereket e Abebe sono liberi di abbracciare i propri compagni, amici e familiari.
Roma, 22 gennaio 2018
S.I. Cobas – Coordinamento provinciale Roma