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[PUBBLICO IMPIEGO] Cosa bolle nel pentolone fascioleghistapentastellato?

Cosa bolle

nel pentolone

fascioleghistapentastellato?

Di tanto in tanto sui mass media e anche sui social compare qualche notizia sul futuro della Pubblica Amministrazione.

Nulla di certo e definitivo.

Ipotesi artificiose paventate soltanto per vedere l’effetto che fa.

Cifre ballerine contraddette da altre soluzioni altrettanto ballerine.

Però due temi si intrecciano con prepotente visibilità: un certo numero di pensionamenti con la quota 100 (62 anni di età + 38 anni di contributi ma come concretamente verrà realizzata non è ancora dato saperlo!!??) e nuove assunzioni nella P.A.

A quanto pare per effetto dell’applicazione della quota 100, sarebbero in uscita circa 450 mila pubblici dipendenti nel corso di almeno tre anni.
Potenzialmente si liberebbero altrettanti posti di lavoro.

Con enfasi propagandistica addirittura si ipotizza per ogni uscita due o tre nuovi ingressi.

Dopo anni di blocchi, una inversione di tendenza sarebbe positiva.

Ma ad una lettura più attenta si scoprono le “magagne”.

Dalla poesia alla tragicommedia il passo è breve.

Facciamo un passo indietro e precisamente alla riforma Madia (ministro del precedente governo).
Uno dei cavalli di battaglia prevedeva il riordino delle società partecipate da Comuni e Regioni attraverso una riduzione di almeno 2/3.

Molte di queste società -si disse- hanno più amministratori che dipendenti.

Sotto accusa la gestione ad uso clientelare delle controllate incapace di fornire un vero servizio alla cittadinanza.

La riorganizzazione prometteva il riequilibrio degli organici per sanare squilibri storici: più infermieri e meno poltrone, fu lo slogan.

Dopo l’eclissi della Madia molti aspettano il nuovo sole del cambiamento.

Invece, Laura Castelli, vice ministro dell’economia, azzera il riordino delle partecipate e scopre che non sono più un carrozzone clientelare: “le società partecipate sono in grado di sostituire un dipendente che va in pensione con tre persone”.

Bene per i dipendenti delle partecipate, male per i lavoratori della sanità che confidavano in un adeguamento degli organici che presenta pressanti carenze e sofferenze.
Si prevede nel 2019 un esodo pensionistico nel servizio sanitario nazionale che metterà sicuramente in ginocchio la sanità pubblica e con essa il diritto alla salute.

Che non si voglia investire nella sanità e che sulla quota 100 siano più le chiacchiere che la sostanza, viene chiarito dal ministro della P.A.

Buongiorno, che si accinge a frenare le uscite fissando un preavviso di almeno 3 mesi.

Nel frattempo la riforma simbolo del governo del “cambiamento”, cioè la sbandierata quota 100, viene posticipata sine die e non si capisce se sia più o meno vantaggiosa della famigerata riforma Fornero.

Mancano i passaggi applicativi e mancano le coperture!

Nella scaletta delle priorità prima i ministeri, poi scuola e sanità.
E soprattutto prima 3500 assunzioni nelle Forze dell’Ordine, poi (quando??) probabilmente medici, infermieri, insegnanti e dipendenti pubblici in genere.
Senza parlare qui dei controlli biometrici, promossi dalla Buongiorno contro i furbetti del cartellino, e dei viaggi in Russia del ministro dell’interno Salvini, dove “l’amico” Putin sta realizzando la sua riforma pensionistica stile Fornero, si può dire con certezza che l’incertezza regna sovrana.
Gli strateghi della propaganda oggi al governo si apprestano alla liquidazione del welfare, della sanità pubblica, della scuola, continuando l’opera devastatrice dei precedenti governi “tecnici” (Monti), di centro-destra (Berlusconi-Lega) e di centro-sinistra (Pd di Renzi e Gentiloni).

Altro che governo del “popolo” o del “cambiamento”!

Il governo fascioleghistapentastellato è piuttosto un fedele e servile amico dei padroni al pari dei governi che lo hanno preceduto!

Le lavoratrici ed i lavoratori, al di là del colore della pelle e della provenienza, devono sicuramente lottare tutte/i insieme per contrastare le politiche repressive e razziste del governo.
7 novembre 2018

S.I. Cobas Pubblico Impiego