Solidarietà alle lavoratrici cinesi
rinchiuse nel CIE di Ponte Galeria ed espulse.
Questi controlli non sono la soluzione
ma parte del problema.
Lo scorso 16 novembre un controllo interforze in un’azienda di confezioni a conduzione cinese al Macrolotto ha rilevato l’utilizzo i manodopera “a nero” e lo sfruttamento di lavoratori privi di permesso di soggiorno.
L’azienda se l’è cavata con una multa di 60.000 euro e una denuncia a piede libero per i titolari.
Ben diverso il destino di cinque lavoratrici cinesi che sono state trasferite nel Cie di Ponte Galeria in attesa di espulsione dall’Italia.
Quanto accaduto è indecente e inaccettabile.
Da mesi il nostro sindacato denuncia la schiavitù in cui sono ridotti migliaia di lavoratori impiegati nelle aziende tessili del territorio (in particolare quelle conduzione cinese): turni dalle 12 alle 14 ore al giorno senza riposo settimanale per meno di 1000 euro al mese, evasione dei contributi, negazione di ferie e malattie sono la “normalità” nel settore.
E’ possibile che i controlli da parte delle forze dell’ordine vadano ad accanirsi – fino all’arresto di fatto in un centro di detenzione amministrativa – proprio contro i lavoratori vittime di questo sistema di schiavitù?
E’ possibile che la sanzione verso chi sfrutta sia così ridicola?
Stiamo richiedendo da settimane alle istituzioni di smetterla di girarsi dall’altra parte, ma è evidente che interventi di questo tipo non solo riproducono un meccanismo intollerabile di ingiustizia ma vanno oggettivamente a rendere impossibile per le vittime dello sfruttamento di ribellarsi e denunciare.
Iniziative di questo non posso che rafforzare il meccanismo di paura e ricatto che permette ad aziende e caporali di ridurre in schiavitù questi lavoratori.
Il Si Cobas esprime massima solidarietà alle lavoratrici cinesi attualmente detenute del CIE di Ponte Galeria.
Richiediamo quindi la fine delle espulsioni dei lavoratori schiavizzati da chi sfrutta la condizione di totale ricattabilità legata alla clandestinità e la regolarizzazione di questi stessi lavoratori e lavoratrici.
La clandestinità è un prodotto delle leggi vigenti sull’immigrazione e un grande affare per chi si arricchisce sullo sfruttamento di questa manodopera.
Il decreto Salvini andrà a peggiorare questo quadro.
Lo sciopero e la lotta restano le uniche armi in mano ai lavoratori per far valere il proprio diritto a una vita degna e rompere il ricatto del permesso di soggiorno.
S.I. Cobas Firenze