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[PALERMO] Unità e solidarietà della gente del Sud che si sveglia e si ribella

Riceviamo e pubblichiamo dai disoccupati organizzati di Palermo:

“Ci scusiamo per la nostra assenza forzata all’iniziativa di sabato a Napoli a causa di alcuni permessi vietati dalla Questura (i compagni che seguono il gruppo dei disoccupati sono colpiti da daspo e altre misure cautelari).

Pensiamo che un incontro come quello di Napoli sia fondamentale per organizzarci e rispondere in maniera più omogenea possibile ai problemi che attaccano il Sud da ormai troppo tempo.

Per iniziare dalla mancanza di lavoro e di reddito che di fatto rendono impossibile al nostro popolo di campare.

A questo abbiamo risposto appunto creando e organizzando un gruppo di disoccupati che ha già fatto diverse inziative in città, e sappiamo che si tratta di una lotta lunga in cui è anche importante scardinare ogni possibile pensiero che possa portare ad una guerra tra poveri che è quello che chiaramente vuole chi governa.

Per la difesa del nostro territorio che sempre di più è martoriato solo e soltanto per il bene del capitale.

Pensiamo alle trivelle, alla Tap, agli inceneritori, anche lì è necessario sicuramente dare un punto di vista che sia di lotta quanto più unitaria e solidale.

Per contrastare ogni forma di repressione che colpisce sempre e soltanto i piu deboli, con il decreto Salvini.

Ci auspichiamo che ci possano essere momenti di movimento, dove ci siano date stabilite tutti insieme, declinate nei territori e anche unitarie per dare quel senso di solidarietà e unità della gente del Sud che si ribella e si risveglia.

MAI UN PASSO INDIETRO”


In basso, il resconto dell’assemblea del 26 gennaio a Napoli che già abbiamo pubblicato qui:

“DA NAPOLI UN MESSAGGIO A TUTTO IL SUD!

A Napoli centinaia tra disoccupati, lavoratori, licenziati, precari, familiari delle vittime dell’inquinamento ambientale hanno partecipato all’assemblea tenutasi allo Sgarrupato per discutere della situazione delle proprie condizioni economiche e di vita e per costruire un fronte unico di lotta partendo proprio dal Sud del paese.

Tante le analisi e proposte fatte per sintetizzarle in poche righe, molti gli interventi dei disoccupati del nostro movimento, di lavoratori in lotta (Porto di Napoli, Ottimax, Vodafone, Tnt, Fca) e di altre città dal Fronte popolare di Messina ed altri contributo come quelli da parte di Sardegna Rossa e Disoccupati Organizzati di Palermo.

Diversi anche gli interventi di reti sociali ed associazioni (StopBiocidio, Antigone ecc…) e realtà politiche.

I primi interventi delle disoccupate che hanno aperto l’assemblea hanno solidarizzato con la lotta delle lavoratrici e lavoratori dell’ItalPizza di Modena contro licenziamenti e sfruttamento resistendo alle cariche ed agli arresti.

Una lotta che segue l’esempio dei tanti lavoratori della logistica al centro-nord da anni hanno rialzato la testa ottenendo vittorie esemplari che abbiamo potuto ascoltare da diversi interventi dei compagni del SiCobas venuti a supportare l’iniziativa.

C’è un ragionamento però condiviso da tutti/e coloro che sono intervenuti/e.

La crisi capitalistica pone ogni lotta parziale per la difesa e il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei proletari dinanzi a un bivio: o si pone nell’ottica di una più ampia e generale battaglia anticapitalista o si autocondanna alla testimonianza e quindi alla sconfitta.

In numerose assemblea abbiamo ripetuto che è necessario superare le singole vertenze.

Oggi è ancora più urgente far si che questo non diventi uno slogan buono per ripetercelo in qualche assemblea ma un percorso necessario ed organizzato.

Non un tentativo già visto di sommatorie di vertenze per lo più in difficoltà ma la costruzione di un fronte unico di lotta e di classe che abbia al centro le rivendicazioni principali attorno alle quali aggregare ed accumulare forze, recuperare consenso, promuovere iniziative di lotta e di agitazione.

Iniziare a verificare la disponibilità a lavorare in questa direzione cominciando dalla costruzione dello sciopero unitario dell’8 Marzo ed iniziative unitarie verso una grande mobilitazione a Napoli il 1° Maggio.

Sui temi del reddito, della precarietà, della disoccupazione, del diritto alla casa, del ritiro della legge Fornero, del JobsAct, della povertà e del lavoro fino alle promesse di blocco di tutte le opere inutili dannose (Tav, Tap e Trivelle) e commissariamenti antidemocratici (Bagnoli) chi ha vinto le elezioni il 4 Marzo ha fatto le proprie fortune, dopo decenni di infami governi di centro-sinistra e centro-destra che hanno portato avanti solo politiche di austerità, sfruttamento e smantellamento dello Stato “sociale”.

In particolare al Sud con il “boom” dei 5 Stelle, dove la situazione peggiora ed è sempre più una vera e propria bomba sociale tra disoccupazione, licenziamenti, minacce sui luoghi di lavoro e morti bianche, lavoro nero e sottopagato, miseria sociale, inquinamento e disastri ambientali con le conseguenze sulla salute, smantellamento dei servizi sociali e taglio al salario indiretto.

Un enorme aspettativa popolare, un forte consenso e grossa speranza (vista la situazione di enorme miseria, malessere sociale e povertà) affinché qualcosa potesse essere restituito dal governo del “cambiamento”. E senza illuderci sappiamo bene che questo dato continua ad esserci nonostante sia chiara la natura sociale e di classe del governo “giallo-verde”.

Ben lontani e respingendo le infami e classiste posizioni di PD, Forza Italia e Lega come quelle sul reddito di cittadinanza che favorirebbe i “fannulloni” e chi sta sul divano tutto il giorno, è evidente che le misure economiche del governo sono ben lontane dalle promesse elettorali.

Il Decreto Sicurezza, in perfetta continuità con il Decreto Minniti, è un attacco chiaro sia agli immigrati sia ai lavoratori italiani con l’obiettivo da un lato di alimentare clandestinità e rendere ancora più ricattabili e sfruttati gli immigrati, dall’altro attaccare ulteriormente il diritto allo sciopero e la repressione per chi lotta con l’aumento delle pene per scioperi, blocchi e picchetti fino a 12 anni di carcere.

Il reddito di cittadinanza dal punto di vista “dell’elargizione” è meglio del nulla o del pochissimo (vedi Rei – Reddito di Inclusione) fin qui fatto dai governi precedenti in materia di contrasto alla povertà ma non di sostegno al reddito perché la sua limitatezza e i vincoli imposti non va a incidere in modo significativo sulla distribuzione del reddito, né a invertire la sua polarizzazione, né a garantire la libera scelta del lavoro in opposizione al ricatto della precarietà.

Un terribile inganno ed un insidioso strumento di disciplinamento della forza-lavoro per conto terzi che nulla ha a che fare né con il “reddito universale” né con un vero salario sociale ma una misura di controllo sociale, sostanzialmente di inserimento coattivo al lavoro, fortemente selettivo e non per tutti, un dispositivo particolarmente punitivo, classista, perché viene pagato con le risorse di altri lavoratori non di certo preso dalle tasche dei padroni e dei loro profitti.

Sui temi ambientali il dietrofront vergognoso sull’Ilva e su Taranto (con l’accordo con Ancelor Mittal) così come sulla Tap nel Salento, in perfetta linea con quello che avviene anche per altre questioni (Tav, trivellazioni o la conferma del commissariamento a Bagnoli) ci impone di riprendere la parola oltre la nostra e le nostre singole vertenze, insufficienti rispetto alla situazione che viviamo.

L’assemblea ha condiviso di proporre a tutte le città e le realtà del Sud un ciclo di assemblee ed iniziative per confrontarsi e ampliare il ragionamento. Iniziative di discussione e di lotta da costruire con chiunque sostenga questa necessità sui vari territori iniziando a coordinarci in vista dello sciopero dell’8 Marzo, della mobilitazione a Roma del 23 Marzo sui conflitti ambientali e della costruzione di un 1° Maggio unitario di tutto il Sud a Napoli.

Già sono stati proposti alcuni appuntamenti.

Il 2 Febbraio a Bologna sostenendo l’assemblea “per la costruzione del fronte anticapitalista” e parallelamente a Napoli partecipando all’appuntamento convocato dalla rete “StopBiocidio” per rilanciare le lotte ambientali ed in difesa dei territori.

Il 16 Febbraio a Messina per riportare anche in altre città i contenuti dell’assemblea svoltasi a Napoli

Per contrastare realmente la guerra tra poveri, la disoccupazione, l’emergenza abitativa, la precarietà, il supersfruttamento, le umiliazione continue sui posti di lavoro, per combattere la violenza di genere, per difendere i nostri territori da grandi opere inutili e devastazioni ambientali, per rompere il ricatto tra lavoro, vita e salute, per reagire alla repressione di Stato sarà bene confidare solo sulle nostre forze e sulla lotta unitaria e non delegare il nostro futuro o farci bastare qualche briciola.

Per rimettere al centro gli interessi dei proletari, degli sfruttati, degli ultimi.”


Qui sotto, ripubblichiamo il testo dell’appello dei disoccupati autorganizzati napoletani per l’assemblea pubblica del 26 gennaio, visionabile cliccando qui.

“SABATO 26 GENNAIO
ASSEMBLEA PUBBLICA h. 13:00
SGARRUPATO – VICO LEPRE MONTESANTO

Sui temi del reddito, della precarietà, della disoccupazione, del diritto alla casa, del ritiro della legge Fornero, del JobsAct, della povertà e del lavoro fino alle promesse di blocco di tutte le opere inutili e dannose (Tav, Tap e Trivelle) e commissariamenti antidemocratici (Bagnoli) chi ha vinto le elezioni il 4 marzo ha fatto le proprie fortune, dopo decenni di governi di centro-sinistra e centro-destra che hanno portato avanti solo politiche di austerità, sfruttamento e smantellamento dello Stato “sociale”.

In particolare al Sud con il “boom” dei 5 Stelle, dove la situazione peggiora ed è sempre più una vera e propria bomba sociale.

Negli ultimi 16 anni 1 milione e 883 mila persone hanno lasciato il Mezzogiorno: la metà sono giovani tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto laureati, il 16% dei quali si è trasferito all’estero (quasi 800 mila non torneranno).

Tutto questo mentre aumentano licenziamenti, minacce sui luoghi di lavoro e morti bianche.

Dopo l’accordo con la Lega Nord ed un braccio di ferro “mediatico” fallito con l’Unione Europea arriva la manovra finanziaria.

Al netto di qualche “briciola” che di fronte alle promesse elettorali doveva essere “restituita” (reddito e pensioni con i soldi dei lavoratori e non dei padroni) ad ora l’unica cosa certa è un decreto Sicurezza che alimenta clandestinità e sfruttamento, attacca ulteriormente il diritto allo sciopero e la repressione per chi lotta.

Il decreto sul “Reddito di Cittadinanza” che dovrebbe nelle prossime settimane definirsi poco ha a che fare con le promesse elettorali.

Attenzione… ci teniamo ben lontani e respingiamo le infami, razziste e classiste posizioni di PD, Forza Italia e Lega sul reddito di cittadinanza che favorirebbe i “fannulloni” e chi sta sul divano tutto il giorno, così come anticipiamo a tutti quanti che come disoccupati di certo non rifiutiamo di “prenderci” quello che il decreto prevederà.

Sarebbe un errore anzi non organizzarci con gli sportelli e con i disoccupati per facilitare le pratiche e poi organizzare le platee che lo riceveranno e chi non lo riceverà.

Ma è evidente che – rispetto alle promesse elettorali – il reddito del M5S è una grossa balla e terribile inganno che nulla ha a che fare né con il “reddito universale” né con un vero salario sociale.

Anzi si traduce in un dispositivo pericoloso, punitivo, vincolato da tante “condizioni” (dall’accettazione di lavori anche a distanze oltre i 200 km fino al tipo di spesa) che trasforma l’ipotesi di un “ritorno” di qualche forma di welfare in workfare e che da un lato reperisce le risorse dalla classe lavoratrice e non dai profitti, dall’altro non unisce, ma divide la classe.

Insomma qualche briciola iniziale (che però per molti che nulla hanno è ossigeno) che diventa per come concepito un insidioso strumento di disciplinamento della forza-lavoro per conto terzi, ovvero un regalo alle imprese (che infatti non sono poi così contrari all’ultima formulazione di questo reddito).

Parallelamente il dietrofront vergognoso sull’Ilva e su Taranto (con l’accordo con Ancelor Mittal) così come sulla Tap nel Salento, in perfetta linea con quello che avviente anche per altre questioni (come le trivellazioni fino ai tentennamenti sulla Tav) sommato al silenzio sulla rappreseglia sindacale con l’obbligo di fedeltà (come alla FCA di Pomigliano) ed al clima di guerra tra poveri che alimenta aspettative popolari mal riposte, crediamo sia urgente riprendere la parola oltre la nostra e le nostre singole vertenze, insufficienti rispetto alla situazione che viviamo.

Sopratutto dal Sud.

Sappiamo bene che i nostri interessi ed i nostri bisogno non hanno nulla a che vedere né con chi propone un capitalismo globale che in questi decenni ha massacrato le nostre condizioni di vita e di lavoro né chi ci propone il ritorno al nazionalismo.

Per questo invitiamo tutti ad organizzarsi per discutere e costruire un fronte unico degli sfruttati che inizi a strutturarsi a Sud, in connessione con le mobilitazioni e gli scioperi dei lavoratori, dalla logistica ai braccianti, con i movimenti per la difesa dei territori contro grandi opere e devastazione ambientale, con i coordinamenti contro la guerra e l’escalation militare, con i movimenti di lotta per la casa, con le donne ed il movimento contro la violenza e discriminazioni di genere (in vista dello sciopero dell’8 marzo)

Per contrastare via realmente la disoccupazione, l’emergenza abitativa, la precarietà, il supersfruttamento, le umiliazione continue sui posti di lavoro, sarà bene confidare solo sulle nostre forze e sulla lotta unitaria e non delegare il nostro futuro o farci bastare qualche briciola.

Per un opposizione di classe al governo ed alle sue finte opposizioni.

Per rimettere al centro gli interessi dei proletari, degli sfruttati, degli ultimi.

PER UN FRONTE DI LOTTA UNITARIO
PER UNA MOBILITAZIONE A NAPOLI DI TUTTO IL SUD!

Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre”