Grave attacco della Procura di Prato al S.I. Cobas e alle lotte dei lavoratori.
Il 6 febbraio il Tribunale del Riesame di Firenze dovrà decide sulla richiesta di applicazione di sei misure cautelari contro altrettanti militanti attivi nelle lotte che in questi mesi hanno visto lavoratori di diversi settori rivendicare e conquistare diritti e dignità a fronte di condizioni di sfruttamento se non vero e proprio schiavismo.
Si richiede per loro il divieto di uscire dal Comune di Firenze e il divieto di uscire di casa dalle 19:00 alle 8:00, impedendo l’attività sindacale nella provincia di Prato.
Tra di loro i due responsabili territoriali del sindacato e quattro militanti del progetto IAM e del Collettivo Universitario Autonomo di Firenze.
La richiesta di applicazione di un moderno “confino” e “coprifuoco” per gli attivisti sindacali viene motivata da una maxi-inchiesta che riunisce le agitazioni sindacali che in questi mesi i lavoratori iscritti al sindacato hanno portato avanti in particolare al Panificio Toscano.
Ma sotto accusa sono anche gli scioperi nella filiera del tessile come alla DS e alla Stamperia Rosso di Montemurlo e l’Eurofilato di Prato, fino ad arrivare alle agitazioni nell’azienda logistica BetaTrans.
Il tutto per un totale di 39 indagati, soprattutto delegati operai di fabbriche e magazzini del territorio.
Con il ricorso del PM al Tribunale del Riesame veniamo a conoscenza che la Procura ha già avanzato per ben tre volte la richiesta di applicazione delle misure cautelari.
Per tre volte il GIP ha già respinto la richiesta.
Ma la Procura ha deciso evidentemente di insistere su un inchiesta dal carattere chiaramente persecutorio e politico, alimentata da una serie di querele provenienti dalle aziende “vittime” della nostra attività sindacale.
Scioperi e presidi di protesta vengono definiti dalla Digos “indice inequivocabile di un apprezzabile pericolosità sociale che tali manifestazioni potrebbero assumere se reiterate”.
Pericolose per chi?
Per chi da decenni si è arricchito sullo sfruttamento selvaggio dei lavoratori, fino a rendere carta straccia i diritti sanciti dai contratti nazionali e dalle normative.
Per chi truffa e spreme i lavoratori grazie al sistema degli appalti e delle finte cooperative.
Per chi ha riportato indietro di cento anni la lancetta dei diritti imponendo nelle fabbriche turni di dodici ore al giorno per sette giorni la settimana e una paga misera.
Per le aziende che controllano la manodopera tramite i caporali.
I pochi mesi le lotte del sindacato hanno già fatto i conti con licenziamenti politici e delle aggressioni armate, come quella avvenuta a novembre ai delegati della DS di Montemurlo.
Ora anche Procura e Questura hanno deciso di correre in difesa di un sistema di sfruttamento consolidato, attaccando le libertà sindacali e il diritto di sciopero dei lavoratori.
Allo stesso modo in cui il Ministro Salvini ha “regalato” ai padroni le norme anti-sciopero contenute nel suo decreto sicurezza.
Non ci hanno fermato e non ci fermeranno.
Il S.I. Cobas ormai è un punto di riferimento per centinaia di lavoratori stanchi di essere sfruttati dal padrone e raggirati dai sindacati confederali.
Indietro non si torna!
Il 6 febbraio manifesteremo davanti al Tribunale di Firenze per rispondere uniti anche a questo attacco, difendere il diritto di sciopero e la libertà di organizzazione sindacale!
S.I. Cobas Prato