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[COMUNICATO] Vertenza SGT e tavolo del 10 maggio al Ministero

VERTENZA SGT E TAVOLO DEL 10 MAGGIO AL MINISTERO

Venerdì 10 maggio si è svolto, al Ministero dello Sviluppo Economico, il tavolo di crisi riguardo l’azienda SGT; circa 1500 tra lavoratori diretti e indiretti si sono ritrovati in mezzo ad una strada dopo mesi di pagamenti irregolari degli stipendi e incertezze sul proprio futuro a causa di un fallimento dichiarato dall’azienda committente sulla cui regolarità si nutrono forti dubbi.

Questo tavolo è stato strappato dal Si Cobas grazie alle mobilitazioni dei suoi lavoratori, tutti operanti negli appalti (facchini e autisti), tradizionalmente la parte meno tutelata e più combattiva dei magazzini, che per settimane hanno presidiato i cancelli degli hub principali (Roma, Bologna e Milano) oltre a indire presidi sotto le prefetture di Milano, Bologna, Firenze e sotto il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali prima e dello stesso Ministero dello Sviluppo Economico poi.

Non è un caso che i lavoratori diretti SGT, essendo l’unico settore dove si concentra una qualche presenza significativa della Filt CGIL, non siano stati in grado, al contrario, di esprimere nessuna forma di coinvolgimento e mobilitazione.

Da sottolineare che anche con il precedente assetto societario (prima del 2017 la società si chiamava Sogetras, fallita e acquisita dai soci che fonderanno la SGT) ai lavoratori non erano applicati i minimi diritti garantiti dal CCNL e prima del nostro ingresso come sindacato, le altre sigle erano passive se non proprio in combutta con il padrone, emblematico il caso del cantiere di Milano dove la sigla sedicente “di base” Sol Cobas vantava delegati-preposti al servizio del fornitore.

Al tavolo, presenti i funzionari dei Ministeri del lavoro e dello sviluppo economico, oltre al Si Cobas che lo ha ottenuto, sono stati convocati la SGT, i principali consorzi di fornitori (CAI, GST con alcune delle principali aziende ad essi associate) e la Filt CGIL (oltre a CISL e UIL a rimorchio, la cui presenza era puramente istituzionale non avendo nessun peso reale nell’azienda e non avendo espresso alcuna posizione).

La nostra posizione al tavolo verteva sulla richiesta di cassa integrazione straordinaria, evidenziando la totale irregolarità dei licenziamenti erogati dai fornitori per cui sarebbe stato necessario un tavolo apposito, da noi richiesto e ignorato dai fornitori che hanno saltato ogni passaggio previsto dalla legge in caso di licenziamento collettivo; e di ricollocazione dei lavoratori presso le aziende che hanno rilevato tutti i clienti e le spedizioni prima lavorate da SGT.

E’ emerso, nel corso dell’incontro, per voce di legali impegnati nel caso e dai funzionari del ministero stesso, che era assolutamente falso quanto firmato dalla Filt CGIL nazionale e da SGT in un verbale di accordo in cui risultava richiesta formalmente la cassa integrazione per i dipendenti diretti, richiesta formale in realtà mai avvenuta.

D’altronde il sindacato confederale non è nuovo a maneggi simili ai danni dei lavoratori anche suoi associati preferendo salvaguardare i rapporti con le aziende e il proprio nome firmando anche accordi totalmente svantaggiosi e peggiorativi piuttosto che lottare per difendere salari e diritti.

Emblematico che come primo intervento lo stesso segretario nazionale della Filt abbia tenuto a precisare, stizzito, che si ritrovava per la prima volta ad un tavolo ministeriale con la presenza di un sindacato non firmatario di contratti nazionali e che quindi non era titolato ad esserci (riferendosi proprio al Si Cobas e ai suoi delegati), nonostante, nella realtà dei fatti, lo stesso tavolo fosse possibile solo grazie agli sforzi del suddetto sindacato e dei lavoratori che si sono battuti per ottenerlo.

Tutta la vicenda ha scoperchiato un sistema, che più volte viene messo sotto accusa (almeno formalmente) dalle stesse istituzioni, fatto di aziende (committenti e consorzi di fornitori) che violano ogni tipo di regolamentazione e sfruttano i lavoratori fino a quando gli serve per poi scaricarli senza troppi problemi, sindacati venduti e disinteressati alla difesa dei lavoratori che dovrebbero rappresentare, l’assenza di tutele minime di fronte a una crisi che ha preso i connotati di una catastrofe sociale lasciando centinaia e

centinaia di famiglie senza un salario e, ultimo ma non ultimo, le guerre commerciali tra grandi aziende, in continua lotta per sottrarsi a vicenda clienti e commesse, guerra che pagano prima di tutto gli operai che in quelle grandi aziende lavorano.

Il tavolo si è concluso aggiornandosi ad un nuovo incontro alla presenza dell’azienda SDA, che verrà convocata dal ministero stesso, per vagliare la soluzione di ricollocare almeno una parte dei lavoratori nei magazzini dove la merce si è spostata.

Vale la pena ricordare che SDA è una società di Poste Italiane e che quindi, in teoria, dovrebbe essere controllata dallo stesso Ministero reggendosi in piedi grazie a ingenti capitali pubblici.

Intanto abbiamo ottenuto la riconferma, se mai fosse stato necessario, che non c’è alcuna istituzione o legalità che difenda i lavoratori se non sono loro stessi che si organizzano per difendere i propri interessi immediati.

Come Si Cobas ci attiveremo per accelerare il confronto tra le parti, a maggior ragione per il fatto che centinaia di operai non ricevono retribuzioni da tre mesi (pur essendo formalmente sotto contratto con i fornitori fino ad aprile incluso) nonostante sia la SGT che le aziende dei fornitori continuino ad essere di fatto aperte e non chiuse per fallimento.

La crisi dei padroni non la devono pagare i lavoratori!

Solo la lotta paga!

Lavoratori e lavoratrici Si Cobas