Report dell’incontro di lunedì 1 luglio al MISE
Nella mattina di lunedì si è svolto il presidio al Mise indetto dal SI Cobas per far luce sulle vertenze più calde di queste settimane e per sottoporre l’attenzione dei due Ministeri retti da Di Maio (lavoro e sviluppo economico) sulla grave degenerazione in atto in numerosi luoghi di lavoro, sfociata in gravi atti repressivi contro i lavoratori in sciopero e in un opera generale di criminalizzazione delle lotte e militarizzazione dei luoghi di lavoro che ha come bersaglio soprattutto il SI Cobas.
Verso ora di pranzo una nostra delegazione, composta da delegati Italpizza, Mercatone Uno, Sgt, Finiper e rappresentanti dei disoccupati 7 novembre e del movimento per il diritto all’abitare di Roma sono stati ricevuti dal rappresentante del Mise per la gestione delle crisi aziendali, dott. Francesco Vanin.
Abbiamo chiarito da subito che la nostra iniziativa era finalizzata non solo a smuovere il ministero su queste vertenze, ma anche e soprattutto a far luce sulle dinamiche repressive in atto, sottolineando come il pugno duro di questure e Ministero degli interni sia reso più agevole dai decreti sicurezza di recente approvazione e dalla prassi di derubricare i conflitti sindacali e sociali a mero problema di ordine pubblico, con fermi, arresti e Daspo che colpiscono indiscriminatamente lavoratori e rappresentanti sindacali.
Abbiamo dunque sollecitato i due ministeri a un intervento reale e tempestivo sulla sostanza delle questioni in campo e a un assunzione di responsabilità su temi che dovrebbero essere di competenza di questi due ministeri e non certo del Viminale.
In secondo luogo abbiamo evidenziato che la repressione degli scioperi e dell’iniziativa sindacale, di cui i casi di Italpizza e della Finiper rappresentano solo la punta dell’iceberg, sono anche il frutto del mancato rispetto degli impegni assunti dal Movimento 5 stelle in campagna elettorale su due temi essenziali: in primo luogo la modifica delle attuali leggi sulla rappresentanza che danno a Cgil-Cisl-Uil il monopolio della titolarità a trattare, persino nei luoghi di lavoro e nelle categorie in cui queste ultime hanno un peso minoritario, con la conseguenza che, come nel caso di Italpizza, i padroni sono liberi di scegliersi i sindacati di comodo con cui interloquire e firmare accordi e contratti pirata sulla pelle dei lavoratori; in secondo luogo il mancato intervento sulla giungla degli appalti e dei subappalti e sul sistema marcio delle cooperative, ricettacolo di evasione, infiltrazioni criminali e soprattutto delle peggiori forme di sfruttamento e di ricatto della forza-lavoro, in primis attraverso il sistema dei “cambi appalto”.
Su questi punti, e in particolare sul tema della rappresentanza, il rappresentante del Ministero ha concordato sui rilievi sollevati, addebitando il mancato intervento governativo ai “tempi lunghi” necessari a modificare le leggi in essere e alle resistenze in atto sia in ambito politico (nella stessa maggioranza) sia in ambito sindacale.
Sul tema repressione, abbiamo inoltre evidenziato come persino alcuni esponenti istituzionali (su tutti il deputato Ascari) siano stati testimoni delle cariche e dei pestaggi brutali a danno di lavoratrici, lavoratori e sindacalisti, chiedendo un intervento immediato per appurare i fatti e far cessare il clima di caccia alle streghe scatenato contro il SI Cobas non solo a Modena ma anche alla Finiper di Cremona e nelle Tintorie di Prato, laddove i padroni sono arrivati al punto di dotarsi di loro “milizie private” per intimorire i lavoratori e fermare gli scioperi, ricevendo una disponibilità del ministero a intervenire nel merito in tempi brevi.
Riguardo la vertenza riguardante i lavoratori in appalto della SGT in liquidazione, Vanin ha motivato i ritardi nella riconvocazione del tavolo alle resistenze di Sda (azienda che maggiormente ha beneficiato della chiusura di Sgt) a presentarsi alla trattativa, precisando altresi che il prossimo 10 luglio si svolgerà un incontro “a porte chiuse” tra Sda e Ministero sulla crisi Sgt.
Sui lavoratori dell’appalto Mercatone Uno di Bologna il ministero ha invece chiuso alla possibilità di salvare questi lavoratori, adducendo come motivazione l’impossibilità di attivare gli ammortizzatori sociali per le società in appalto: su questo punto, come nel caso anche dei 170 lavoratori di Finiper colpiti da un licenziamento frutto di discriminazione sindacale, abbiamo rilanciato la necessità di mettere in atto forme di tutela legislativa reale per le migliaia di lavoratori in appalto colpiti da crisi o licenziamenti pretestuosi, e riteniamo del tutto insufficiente l’operato del Ministero.
Infine, abbiamo posto con forza, assieme ai disoccupati e ai Movimenti per il diritto all’abitare, la necessità del superamento dei limiti e dei vincoli all’accesso al Reddito di Cittadinanza.
Un tema sollevato dall’iniziativa dei 5 licenziati Fca nello scorso aprile e rilanciato in numerose iniziative che stanno vedendo l’interessamento di un numero crescente di realtà sociali di tutta Italia, e che, grazie a queste iniziative, ha portato come primo risultato parziale l’introduzione nella legge di conversione del decreto crescita dell’ISEE corrente per tutti i nuovi licenziati.
Tuttavia abbiamo evidenziato al Ministero che tanta è ancora la strada da percorrere per arrivare a una misura che tuteli in maniera reale e universale chi è privo di un salario per vivere. Ciò a partire dalla discriminazione che tuttora colpisce chi è privo di una casa e ed è ospite di familiari o chi per avere un tetto è costretto ad occupare e per questo, a causa dell’articolo 5 del Decreto Lupi, si trova privo di una residenza anagrafica.
Su questo tema abbiamo rilevato una distanza profonda tra le nostre richieste, mosse dalla necessità di una giustizia sociale sostanziale, e quelle del Ministero, che coerentemente con l’operato del governo Conte vedono prevalere un concetto di “legalità” di stampo securitario, tanto formale quanto astratto e lontano anni luce dalle reali emergenze sociali. Ciononostante, Vanin si è dichiarato disponibile a ricevere nuovamente il SI Cobas, i disoccupati e i movimenti per il diritto all’abitare non appena sarà ultimata la stesura della piattaforma rivendicativa sul Reddito di
Cittadinanza messa in cantiere al termine dell’assemblea nazionale dello scorso 22 giugno a Napoli. Siamo del tutto consapevoli che quello di oggi è stato solo un passaggio preliminare, e che a partire dall’autunno sarà necessaria un ampia mibilitazione su questi temi e più in generale contro l’ondata reazionaria di cui questo governo, ormai a guida leghista è espressione.
Non ci illudiamo di ricevere risposte immediate su tutto l’ampio spettro delle questioni poste oggi all’incontro al Mise, ma siamo sempre più convinti che, nella totale assenza di un opposizione sociale e politica degna di questo nome, solo con le nostre forze autorganizzate possiamo farci carico anche della risoluzione, qui ed ora, delle emergenze sociali e politiche con cui milioni di proletari tutti i giorni devono fare i conti.
Solo la lotta paga.
Toccano uno – Toccano tutti!
SI Cobas nazionale
Blocchi precari metropolitani- Roma
Movimento di lotta disoccupati 7 novembre