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[DOCUMENTO] Dall’assemblea anticapitalista di Napoli: prepariamo lo sciopero generale del 25/10 e la manifestazione nazionale contro il governo Conte-bis del 26/10 a Roma

NAPOLI, 29 SETTEMBRE: UN’ASSEMBLEA NAZIONALE MOLTO RIUSCITA

PER PREPARARE LO SCIOPERO DEL 25 OTTOBRE

E LA MANIFESTAZIONE CONTRO IL GOVERNO CONTE-BIS DEL 26 OTTOBRE

Domenica 29 settembre si è tenuta a Napoli un’affollata assemblea nazionale indetta dal SI Cobas per preparare lo sciopero del sindacalismo di base di venerdì 25 ottobre e la manifestazione a Roma contro il Conte-bis di sabato 26 ottobre.

In un’atmosfera tesa e attenta, vi hanno partecipato oltre 250 lavoratori, disoccupati, studenti, militanti di organismi di lotta e di organizzazioni politiche provenienti da molte città e dall’estero (Germania, Gran Bretagna, Argentina).

Il documento di invito, scritto prima della caduta del governo Lega-Cinquestelle, poneva una serie di questioni “ben al di là dell’ambito strettamente sindacale”, che la nascita del governo Pd-5S lascia sul tappeto sostanzialmente intatte: dai processi di precarizzazione e intensificazione dello sfruttamento del lavoro alla repressione statale e padronale, dall’aumento delle spese militari ai nuovi tagli al welfare alla questione fiscale, dalle emergenze dei bassi salari e della disoccupazione, a quella ambientale.

Per questo la relazione introduttiva all’assemblea ha rilanciato la prospettiva della costruzione di un fronte unico anti-capitalista che abbia per motore le realtà di classe e di movimento già in lotta, e guardi all’insieme della classe lavoratrice nella quale esiste un profondo malcontento, che non va lasciato nelle mani della demagogia “populista” e “sovranista”.

L’opposizione al governo Conte-bis dev’essere un’opposizione determinata, senza se e senza ma.

Al netto del cambio di coalizione, questo governo si pone in sostanziale continuità con gli esecutivi precedenti nel proseguire l’attacco ai proletari.

Le timide misure di sostegno ai salari (taglio del cuneo fiscale) sono solo fumo gettato negli occhi dei lavoratori per celare la natura di questo esecutivo, che è espressione del grande capitale italiano ed europeo e del suo interesse a governare una crisi da cui il capitalismo è tutt’altro che uscito.

Una crisi, il cui carattere sistemico è reso evidente, tra le altre cose (guerra dei dazi e delle monete tra Stati Uniti e Cina, Brexit, etc.), anche dalla “crisi climatica” contro cui milioni di giovani, pur con tutte le contraddizioni e le strumentalizzazioni del caso, stanno scendendo in piazza con il movimento Friday for Future.

Di fronte a questa crisi le lotte “parziali”, siano economico/sindacali, o legate a singoli aspetti o effetti del dominio capitalistico, richiamano con urgenza la necessità di uno sbocco unitario, di una prospettiva di rottura complessiva, e quindi politica, con le compatibilità capitalistiche.

L’animato e ricco dibattito dell’assemblea (circa 40 interventi) si è svolto intorno a questo percorso che vede come primo passaggio lo sciopero e la mobilitazione di fine ottobre contro l’asse padronato-governo.

Gli interventi più calorosamente applauditi dall’assemblea sono stati quelli che hanno messo in evidenza gli ostacoli politici da superare per procedere verso la costituzione di un fronte unico anti-capitalista.

Anzitutto la logica particolarista secondo cui la lotta più importante è sempre quella che stiamo facendo “noi” qui ed ora, tutto il resto non conta, o conta poco e nulla.

Quindi la logica territorialista che dimentica che i singoli territori locali sono altrettanti luoghi di azione del capitale globale – a cui ci si può opporre con efficacia solo coordinando e unendo nella lotta le forze sulla scala più ampia possibile, nazionale e internazionale, muovendosi in un’ottica internazionalista.

Ma hanno fatto e fanno danni al processo di unificazione della classe lavoratrice anche il redditismo che si disinteressa dell’ipersfruttamento di milioni e milioni di lavoratrici e lavoratori occupati, e il “sovranismo” che vede nemici solo o principalmente all’esterno dell’Italia e semina nella società i veleni del razzismo e del nazionalismo.

Nei diversi interventi dedicati alla questione di genere e alle lotte delle donne, è emersa una forte articolazione di posizioni: da una posizione di sostanziale auto-referenzialità del movimento femminista all’opposta sottolineatura per cui il femminismo è uno dei fronti della lotta di classe, per cui se è vero che non c’è liberazione della donna senza liberazione di tutti gli sfruttati, è altrettanto vero l’inverso.

La stessa articolazione è emersa anche sull’importanza di prendere in considerazione il lavoro produttivo e riproduttivo come base fondante della condizione femminile di massa.

Salvo l’improvviso irrompere nella situazione italiana di violente tempeste internazionali, lo scenario dell’autunno sarà caratterizzato dalla finanziaria 2020 (a cui va opposta una “nostra finanziaria”) e dalla scadenza dei contratti nazionali di lavoro, che riguardano 12-13 milioni di lavoratori (metalmeccanici, logistica, servizi, etc.).

Sul primo aspetto – la finanziaria 2020 – molti interventi hanno ribadito l’importanza di rivendicare una forte imposta patrimoniale sulle grandi ricchezze (sul 10% più ricco della popolazione) che dispone del 40% della ricchezza nazionale, da destinare alle vere emergenze sociali: la disoccupazione, la precarietà, l’emigrazione dal Sud, i bassi salari e i lunghi orari di lavoro, gli infortuni e i morti sul lavoro, la mancata prevenzione delle malattie, il deficit di case popolari, l’assenza di asili nido pubblici, lo smantellamento dei consultori familiari e dei centri anti-violenza, l’inquinamento ambientale, la diffusione delle droghe, la riduzione dei servizi sanitari, le pensioni da fame, il dissesto di tante strutture scolastiche…

Sul secondo aspetto – i contratti nazionali in scadenza – si va verso contratti con magrissimi aumenti di salario legati agli aumenti di produttività, proprio mentre con i decreti Salvini 1 e 2 e la nuova legge sulla rappresentanza in incubazione si sono creati e si stanno creando i mezzi legali per blindare il diritto di sciopero e ridurre al minimo anche gli altri diritti operai conquistati con la lotta.

A questa prospettiva, preparata con cura dalla stretta collaborazione tra il Conte-bis e gli apparati di Cgil-Cisl-Uil, va contrapposta una prospettiva di lotta unitaria tra le varie categorie che ridìa valore di tutela generale ai contratti nazionali, rivendichi forti aumenti salariali sganciati dalla produttività e dalla profittabilità, respinga il ricatto che oppone la salute al lavoro, difenda a denti stretti gli spazi di agibilità sindacale e politica nei luoghi di lavoro.

Questo è il punto-chiave: il ritorno in massa alla lotta che i proletari immigrati del SI Cobas intervenuti hanno agitato con grande energia, ricordando quanto il ciclo di lotte dei facchini della logistica sia stato per loro una scuola di crescita della coscienza di classe e dell’organizzazione di classe, anche molto al di là della logistica e delle semplici questioni sindacali.

Le conclusioni dell’assemblea hanno chiarito che la proposta formulata dal SI Cobas non è quella di “unire i movimenti” così come essi sono in una sommatoria di tanti “interessi particolari” e di sterili particolarismi, ma punta a definire un programma unificante di rivendicazioni di lotta e di iniziative che parli a quanti sono già oggi in movimento e al di là di loro, al complesso della classe lavoratrice e dei settori oppressi della società.

Di questo programma, oltre i punti già richiamati, sono parte integrante la lotta alla repressione che l’attuale governo porta avanti in modo sistematico servendosi anche delle leggi e delle prassi introdotte dal governo Conte-1 (per quanto possa apportare qualche piccola correzione di dettaglio), e la lotta al militarismo e per il taglio delle spese militari.

Non è un caso se la manifestazione di Roma si svolgerà proprio in concomitanza con la ripresa degli sgomberi avviati da Salvini sotto il governo Lega-Cinquestelle, che proseguono con il governo Pd-Cinquestelle.

E anche se oggi la questione non è di bruciante attualità nelle file degli operai al momento passivizzate, il programma di lotta del fronte unico anticapitalista dovrà affermare la prospettiva del “lavorare tutti/e lavorare meno, lavorare meno lavorare tutti/e”, attribuendo ad essa l’importanza che merita.

Per questo il SI Cobas ritiene necessario rilanciare la presenza proletaria e dei movimenti sociali nelle piazze, a partire dallo sciopero del 25 ottobre e dalla manifestazione di Roma il 26 ottobre contro il governo PD-5Stelle e il padronato con alcune parole d’ordine semplici: patrimoniale sulle ricchezze del 10% più ricco della popolazione; forti aumenti salariali per tutti i lavoratori; lavorare meno, lavorare tutti/e, lavorare tutti/e, lavorare meno; salario medio garantito per quanti sono forzatamente disoccupati; contro gli sgomberi, per il pieno diritto all’abitare; abolizione dei decreti-sicurezza, pieni diritti di cittadinanza per le popolazioni immigrate, a partire dal permesso di soggiorno europeo incondizionato per tutti gli immigrati presenti sul territorio nazionale ed europeo; lotta contro ogni forma di oppressione di genere; lotta contro le “grandi opere” (a cominciare dal Tav) e le altre devastazioni ambientali.

Su queste basi intendiamo proseguire nel percorso di costruzione di un fronte unico anticapitalista e lavoreremo alla costruzione di campagne politiche che vadano oltre le date del 25 e 26 ottobre.

SI Cobas nazionale

Appuntamenti:

 19/20 ottobre: assemblea nazionale di Non Una di Meno (Napoli)

 18 ottobre: presidio presso il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture (Roma)

 19 ottobre: presidio anti-Lega (Roma)

Partecipanti all’assemblea di Napoli

Lavoratori del SI.Cobas

Movimenti di lotta per il diritto all’abitare – Roma

Laboratorio Crash – Bologna

Non una di Meno – Napoli

Arm in Arm

Laboratorio Politico Iskra

Movimento Disoccupati 7 Novembre

Lista Disoccupati Organizzati – Roma Nord Ovest

Ex Detenuti Organizzati

Mensa Occupata

Coordinamento Autoconvocato Lavoratori per il Sindacato di Classe

Studenti attivisti di Friday For Future

Attivisti e familiari delle vittime della Terra dei Fuochi

Comitato di Lotta per migliori condizioni di vita e di lavoro – Benevento

Napoli Città di Pace

Ipazia – Collettivo d’inchiesta Sociale

Slai Cobas – Taranto e Bergamo

Il Cuneo Rosso – GCR – Pagine Marxiste

Tendenza internazionalista rivoluzionaria

MDPL – Germania

Workers Liberty – Inghilterra

PDS – Argentina

Potere al Popolo

Sinistra Anticapitalista

Partito Comunista

Partito Comunista dei Lavoratori

Partito dei Carc

Prospettiva Operaia

Il Pane e le Rose

FIR

L’internazionalista

Classe contro Classe

Hanno inviato lettere di adesione all’assemblea, non potendovi partecipare di persona, Nicoletta Dosio del movimento No Tav e i compagni e le compagne del CSA Vittoria di Milano.

Al termine dei lavori è stata letta la seguente mozione, preparata dagli organizzatori della assemblea:

L’assemblea del 29 settembre a Napoli, al termine di un ampio confronto, rilancia la necessità di proseguire nel percorso di costruzione del fronte unico anticapitalista, a partire dalla chiara e netta opposizione al governo Conte-bis e alle sue politiche.

Un governo che, al netto del cambio di coalizione, si pone in sostanziale continuità con gli esecutivi precedenti nel proseguire l’attacco ai proletari.

Le timide misure di sostegno ai salari (taglio del cuneo fiscale) sono solo fumo gettato negli occhi dei lavoratori per celare la natura e la genesi stessa di questo esecutivo, che è espressione organica del grande capitale italiano ed europeo e del suo interesse a governare una crisi da cui il capitalismo è tutt’altro che uscito, ed il cui carattere sistemico è reso evidente dalla “crisi climatica” contro cui milioni di giovani, al netto di tutte le contraddizioni e strumentalizzazioni, stanno scendendo in piazza attraverso il movimento di Friday for Future.

Di fronte a questa crisi, le lotte “parziali”, siano esse economico/sindacali, siano esse legate a singoli aspetti o effetti del dominio capitalistico, richiamano con urgenza la necessità di uno sbocco e una prospettiva di rottura complessiva, quindi politica, con le compatibilità capitalistiche.

La nostra proposta non ha come suo obiettivo quello di “unire i movimenti” né tantomeno di sommare sterili interessi particolari: si tratta al contrario di definire un programma unitario e concreto di iniziative e di azione che parli non solo all’insieme delle lotte, ma al complesso della classe lavoratrice e dei settori oppressi della società.

Per questo riteniamo necessario rilanciare la nostra presenza in piazza: a partire dallo sciopero del sindacalismo di base del prossimo 25 ottobre e dell’iniziativa del 26 ottobre quando manifesteremo a Roma contro il governo PD-5Stelle con alcune parole d’ordine semplici: aumenti salariali per tutti i lavoratori; lavorare tutti, lavorare meno; salario medio garantito; pieni diritti di cittadinanza per tutti i proletari immigrati; abolizione dei decreti sicurezza e denuncia del militarismo; lotta contro ogni forma di oppressione di genere; lotta contro le devastazioni ambientali; patrimoniale sulle grandi ricchezze per far sì che a pagare siano realmente i padroni; contro tutti gli sgomberi, per il pieno e incondizionato diritto all’abitare.

Su queste basi lavoreremo alla costruzione di campagne politiche che vadano oltre le date del 25 e 26.