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[ITALIA] Ccnl Logistica: resoconto assemblea nazionale del 21/2 a Bologna, verso lo sciopero nazionale dei lavoratori

RESOCONTO ASSEMBLEA NAZIONALE DEI/DELLE
DELEGATI/E DEL SETTORE LOGISTICA -TRASPORTO MERCI DELLE OO.SS. SI COBAS E ADL COBAS DEL 21 FEBBRAIO TENUTASI A BOLOGNA

Oltre 300 RSA del Si Cobas e di Adl Cobas si sono dati appuntamento venerdì 21 febbraio a Bologna per discutere di come avviare il percorso di lotta relativo alla assenza di risposte da parte delle associazioni padronali firmatarie del CCNL Trasporto Merci Logistica e Spedizioni, ad eccezione di una timida disponibilità ad incontrarci da parte di Fedit.

Abbiamo ritardato ad uscire con un comunicato, in quanto il giorno dell’assemblea ha coinciso con l’esplosione del caso “coronavirus”, che ha letteralmente stravolto nel giro di poche ore la percezione di ciò che può essere considerato “normale” nella vita di tutti i giorni.

La presenza di alcuni casi di persone contagiate, cresciute via via nel corso dei giorni successivi, ha fatto precipitare l’Italia intera, ma soprattutto le aree del nord, in una situazione di panico generalizzato con media e politici a fare a gara a chi riesce a diffondere paure spropositate in rapporto all’effettivo pericolo che questo nuovo virus rappresenta.

Lungi da noi voler sottovalutare il rischio connesso a questa nuova epidemia di influenza polmonare, ma risulta evidente che per altri rischi, connessi a patologie provocate da un ambiente gravemente ammalato che sta mietendo migliaia di vittime ogni anno nel silenzio e nell’indifferenza più assoluta, non vi è sicuramente neanche lontanamente l’allarme che si è creato in questa occasione.

Basti ricordare che solo le polveri sottili, l’ozono, gli ossidi di azoto causano in Italia ogni anno quasi 60.000 morti premature.

Per non parlare delle migliaia di morti provocati dagli incidenti sul lavoro ( nel solo mese di gennaio 54 contro i 42 dello stesso mese dello scorso anno) e da tutti i fattori inquinanti che ogni giorno ci avvelenano la vita.

Non risulta che per tutti questi fattori vengano proclamate particolari emergenze.

Un esempio eclatante ce l’abbiamo con l’ex ILVA di Taranto, una fabbrica che continua a produrre morte oramai da decenni.

Tutto ciò ovviamente non significa per nulla sottovalutare la portata di questa epidemia, ma ci serve per capire come questo modello di società applichi continuamente pesi e misure diversi in rapporto alla indefinita effettiva pericolosità di questo nuovo virus, da una parte, piuttosto che alla certezza di morti provocate da un sistema che, in nome del profitto, mette nel conto numeri impressionanti di vite spezzate in nome della sacralità del profitto, dall’altra.

Ma questa emergenzialità, scatenatasi in un tempo record, ha creato come primo dato la sospensione delle libertà democratiche di manifestare e di riunirsi in luoghi pubblici o privati, al chiuso o all’aperto, mentre è consentito lavorare all’interno delle fabbriche e dei magazzini e di qualsiasi altro posto di lavoro, per 8/9 ore a stretto contatto.

Siamo al paradosso,in quanto si sono create zone rosse, si è bloccato ogni tipo di manifestazione e di spettacolo, ma il lavoro deve andare avanti, a prescindere (the show must go on).

E, cosa ancor più grave, in moltissimi posti di lavoro non sono state nemmeno trasmesse quelle informazion e quelle misurei atte a contenere l’estendersi del contagio e si è continuato a lavorare come niente fosse.

In questo senso, non possiamo accettare che vertenze in atto, trattative, importanti assemblee, scioperi, da cui dipendono le condizioni di lavoro e di vita di milioni di lavoratori possano essere congelati perché c’è il coronavirus.

Il pensiero più ovvio è che se è consentito lavorare, a maggior ragione dobbiamo mantenere in vita il diritto di lottare, così come abbiamo fatto in questi ultimi giorni, da Napoli, a Roma, a Treviso, Padova, Milano ecc.

Ma se riteniamo che non si possano fermare tutte le vertenze aziendali in corso, allo stesso tempo ci rendiamo anche conto che si è creata una situazione che ci porta a riconsiderare l’ipotesi uscita dall’assemblea di Bologna di organizzare una due giorni di sciopero nazionale di tutto il settore della Logistica in rapporto all’assenza di interlocuzione con le controparti padronali per il rinnovo del CCNL.

In questo senso come Si Cobas e Adl Cobas abbiamo ritenuto opportuno sospendere momentaneamente le date del 2 e 3 aprile, indicate dall’assemblea per uno sciopero nazionale della logistica, riconsiderando la situazione alla luce anche degli sviluppi che si daranno in relazione all’estendersi dell’epidemia da Corona virus.

Ciò detto riassumiamo qui di seguito i punti fondamentali emersi dall’assemblea di Bologna:

AUMENTI CONTRATTUALI: non è più accettabile che si aspetti uno o due anni per vedere riconosciuto in busta paga un misero aumento (serve ricordare che nell’ultimo rinnovo del CCNL, per i due anni di vacanza contrattuale sono stati erogati 300 € lordi in due tranche) scaglionato per tutta la durata del contratto, ma serve, in assenza di un pronto rinnovo del CCNL, l’introduzione di un superminimo assorbibile fin da subito.

LAVORO NOTTURNO: deve essere aumentata la maggiorazione per lavoro notturno da 25 a 35% e deve essere considerato come lavoro notturno anche quelle ore che eccedono le 6 del mattino e precedono le 22 della sera, purchè si facciano almeno 5 ore in quell’arco di tempo.

SCATTI DI ANZIANITA’: gli scatti di anzianità devono continuare anche oltre i dieci anni di lavoro. Attualmente gli scatti si fermano a 5. Vogliamo che rimangano in vigore anche per tutti gli anni che eccedono i 10.

INIDONEITA’ AL LAVORO. Nessun lavoratore deve essere licenziato per idoneità al lavoro. L’azienda, o garantisce una mansione compatibile, oppure deve essere trovata una soluzione economica condivisa.

LIBERTA’ DI SCELTA. Come già avviene in GLS, ai lavoratori che hanno maturato una anzianità di magazzino di almeno 10 anni per chi ha lavorato sempre di notte e da concordare per chi ha lavorato di giorno, proprio per le caratteristiche di rischio per la salute che il lavoro di facchino comporta, che venga data la possibilità di usufruire di un incentivo all’esodo che consenta di prendersi il tempo per effettuare altre scelte lavorative o di vita.

DRIVERS E AUTISTI. Per il comparto del personale viaggiante deve essere in primo luogo riconosciuto il tempo di impegno come tempo di lavoro, cancellando il concetto stesso di discontinuità, va riconosciuta la maggiorazione per il lavoro notturno e l’indennità di trasferta deve essere portata almeno a 22 € al giorno per drivers e autisti che operano all’interno dell’orario delle 8 ore giornaliere, aumentandola progressivamente in rapporto al maggior tempo di impegno. Le ore di lavoro effettuate oltre le 8 ore giornaliere devono essere considerate come lavoro straordinario. Va ridiscussa la problematica relativa al maneggio denaro e quella relativa all’impiego dei drivers anche come facchini, specie quando nelle consegne devono anche salire a piani superiori.

Questi sono i punti fondamentali usciti dall’assemblea di Bologna ( oltre a tuttti gli altri contenuti nell’interezza della piattaforma presentata, che dovranno essere oggetto di trattativa con le controparti padronali che si renderanno disponibili ad aprire il confronto e di lotta con quelle aziende che non vorranno prendere in considerazione questa ipotesi.

Bologna 3 febbraio 2020

S.I. Cobas e Adl Cobas