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[INTERNAZIONALISMO] FedEx, attaccando i lavoratori Tnt, esporta in Italia la politica anti-sindacale per cui è nota negli Usa

La FedEx, con l’attacco frontale ai lavoratori Tnt, esporta in Italia la politica ferocemente anti-sindacale per cui è nota negli Stati Uniti.

Mercoledì 6 maggio ben 180 poliziotti hanno aggredito gli operai dei magazzini TNT di Peschiera Borromeo (vicino a Milano), in sciopero contro il licenziamento di 66 loro compagni di lavoro, che lavoravano con loro nei magazzini da oltre 5 anni, anche se con contratti interinali. La TNT/FedEx aveva firmato un accordo per l’assunzione diretta a tempo indeterminato dei 66 lavoratori dall’ 1 maggio, accordo che non ha applicato.

Lo sgombero dei lavoratori del magazzino TNT di Peschiera Borromeo da parte di 180 poliziotti e carabinieri, effettuato mercoledì scorso 6 maggio su richiesta dei vertici dell’americana FedEx, che controlla TNT, ci dice due cose:

1) La FedEx, seconda multinazionale USA della logistica, che ha acquistato la TNT nel 2015, esporta in Italia la politica antisindacale per cui è nota negli Stati Uniti, dove il sindacato (Teamsters) è riuscito ad entrare solo in uno delle centinaia di depositi FedEx americani.

2) Il governo e il ministro dell’interno Luciana Lamorgese sono apertamente schierati con il padronato e con questa multinazionale americana, contro i lavoratori, e contro la libertà di sciopero sancita dalla loro costituzione.

I vertici FedEx hanno avocato a sé il comando nella gestione della vertenza, esautorando i vertici TNT, allo scopo di far fuori il sindacato SI Cobas che rappresenta la grande maggioranza dei lavoratori TNT. È stato solo grazie a forti lotte a partire dal 2012 che i lavoratori TNT, in gran parte immigrati, sono passati da una condizione di semi-schiavitù e salari da fame a una condizione di rispetto e salari in linea o superiori ai livelli del contratto nazionale. FedEx ha rifiutato di chiedere l’intervento della Cassa Integrazione per far fronte al calo di attività dovuto alla pandemia, puntando sullo scontro diretto contro lavoratori e sindacato, nella speranza di demolire la loro organizzazione e capacità di lotta.

Negli Stati Uniti FedEx ha usato tutte le armi legali e illegali per impedire la sindacalizzazione di magazzini e driver (negli USA occorre che un sindacato sia votato dalla metà più uno degli addetti di un’azienda per poter rappresentare i lavoratori): hanno fatto passare i driver per lavoratori autonomi e non dipendenti (una pratica usata anche da noi con la formula dei “padroncini”), quindi senza diritto di unirsi a un sindacato; hanno indetto assemblee con partecipazione obbligatoria per convincere i lavoratori che il sindacato avrebbe portato l’azienda alla rovina, favorendo la concorrente UPS, dove i Teamsters hanno 250 mila iscritti; hanno preso provvedimenti disciplinari e licenziato lavoratori che cercavano di portare il sindacato in azienda; hanno organizzato “votazioni di decertificazione” per estromettere il sindacato dai pochi magazzini dove era riuscito ad entrare, usando promesse e minacce.

Il risultato è che oggi il sindacato è presente in una sola piccola unità produttiva della FedEx, a Stockton (California), con alcune decine di lavoratori, mentre gli altri oltre 200 mila lavoratori sono soggetti a contratti individuali, senza difesa collettiva, e con la prospettiva di pensioni aziendali da fame alla fine della vita lavorativa.

Il risultato è che FedEx negli ultimi due anni ha portato la settimana lavorativa da 5 a 7 giorni la settimana, mentre grazie alla sua attività di lobbying nei confronti dell’Amministrazione Trump ha ridotto le tasse che paga da 1,5 miliardi di dollari nel 2017 a 0 (zero) nel 2018.

È evidente che FedEx spera di poter distruggere il sindacato anche in Italia, con la complicità dell’intervento poliziesco garantito dal governo Conte, che conferma in questo modo oltre alla propria essenza filo-padronale anche la sua “fedeltà atlantica”.

La battaglia in TNT, contro i licenziamenti e per la difesa del sindacato verrà decisa dalla tenacia dei lavoratori e dalla solidarietà interna e internazionale.

S.I. Cobas – Commissione Internazionale