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[ITALIA] Uno spettro torna ad aggirararsi per le vie di Napoli: l’unità dei proletari nella lotta di classe

UNO SPETTRO TORNA AD AGGIRARSI PER LE VIE DI NAPOLI…

Il successo della manifestazione indetta dal SI Cobas a livello regionale e dai Disoccupati 7 novembre ha una duplice implicazione.

Da un lato ha sfatato il tabù dei Dpcm anti-Covid, che per tre mesi sono stati usati dai padroni e dal loro Stato come alibi per sopprimere ogni forma di protesta e di dissenso e per radere al suolo ciò che resta del diritto di sciopero e dell’agibilità sindacale sui luoghi di lavoro.

Dall’altro, ha finalmente eradicato un tabù di ben più lunga durata, tipicamente napoletano: il tabù di una “pace sociale” cittadina finemente costruita negli anni attraverso megadosi di retorica e luoghi comuni, il cui unico esito concreto è stato il disarmo generale dei proletari e la loro incapacità di difendere e affermare i loro interessi immediati.

Gli “effetti speciali” sulla natura “ribelle” dell’amministrazione comunale, sul municipalismo “dal basso”, sulla “democrazia partecipativa”, sulla “città dell’accoglienza” e altri slogan vuoti hanno in primo luogo tentato di celare per anni la realtà di una città che è più di prima la capitale della disoccupazione e dello sfruttamento del lavoro a basso costo e come prima in preda a speculatori e affaristi di ogni risma.

In secondo luogo, e in maniera ancor più nociva e subdola, hanno determinato un riflusso senza precedenti nel panorama delle lotte sociali.

La cooptazione diretta di una parte del movimento nello “spoil system” cittadino e il “patto di non belligeranza” assunto in via implicita e indiretta con la quasi totalità delle realtà conflittuali in nome di una stantia logica del meno peggio e in cambio di qualche inutile e sporadico “punto d’ascolto” nelle anticamere di Palazzo San Giacomo, hanno nei fatti prodotto uno stato di concertazione permanente che ha lasciato i proletari del tutto privi di una reale rappresentanza dei loro interessi immediati e futuri: ciò proprio nel mentre la crisi capitalistica produceva i suoi effetti più drammatici per le vite di migliaia di lavoratori, precari e disoccupati.

Trasporto pubblico, scuola, gestione del patrimonio, gestione del ciclo integrato dei rifiuti, condizioni lavorative e contrattuali dei lavoratori delle aziende municipalizzate, formazione e avviamento al lavoro dei disoccupati: su tutte le aree di competenza del comune di Napoli e della città metropolitana la realtà ci parla di un vero e proprio fallimento di ogni intento e di ogni proclama “riformatore” dell’attuale amministratore arancione.

Da un lato la vertenza dei disoccupati 7 novembre, per mesi indirizzata su progetti basati sulla precarietà e sul sottosalario, dall’altro il bluff del Piano Straordinario dei rifiuti che in Asia SpA si è tradotto nell’imposizione della firma di una conciliazione tombale in cambio dell’assunzione dei 240 lavoratori provenienti dalla platea CUB e nell’accettazione di livelli di inquadramento inferiori a quelli previsti dal CCNL di categoria, sono la riprova più drammatica dell’abisso che separa la realtà dalle chiacchiere e dai vuoti proclami.

Visto in quest’ottica, il rifiuto reiterato e ostinato a dare vita a un confronto vero col SI Cobas, quale quello mostrato nelle ultime settimane dalla giunta De Magistris e dai suoi terminali amministrativi (Asia, dirigenti al Patrimonio, ecc.) è la riprova dell’insofferenza dell’amministrazione comunale a riconoscere quale suo interlocutore chiunque non sia nelle sua grazie politiche e non è disposto a fare parte della sua “corte”: ed è il risultato di un modus operandi secondo cui l’amministrazione comunale è concepita come un infinito chiacchiericcio amicale e informale, ma guai a chiedere prese di posizione chiare e impegni concreti.

Sabato pomeriggio a Piazza Dante è tornato a materializzarsi con forza uno spettro: quello dell’unità dei proletari nella lotta; lo spettro dell’autonomia di classe dai padroni, dai loro partiti e dalle istituzioni di ogni risma.

Uno spettro che rimette con forza in discussione la pace sociale di questi anni, e che proprio per questo fa paura alla giunta comunale così come a quella regionale e al governo nazionale.

Chi è oramai avvezzo a vivacchiare all’ombra dei governi e delle giunte “amiche” di sicuro ha qualcosa da temere o da perdere.

I proletari di Napoli e della Campania no: essi hanno da perdere solo le proprie catene!

S.I. Cobas Napoli e Caserta



++++ ECCO LA VERITÀ ++++

Una doverosa risposta alle calunnie a mezzo stampa del capo della polizia Gabrielli.

Come realtà promotrici della manifestazione a Piazza Dante di sabato 23 maggio, riteniamo opportuno stigmatizzare e smentire categoricamente le dichiarazioni del capo della polizia Franco Gabrielli in merito agli incidenti avvenuti all’angolo di via Roma.

La manifestazione a piazza Dante infatti, come riconosce lo stesso Gabrielli, era stata regolarmente autorizzata dalla Questura. Come organizzatori ci siamo fatti carico di seguire scrupolosamente la procedura burocratica, e di nostra iniziativa ci siamo finanche recati mercoledì scorso in Questura per far presente che, dato il silenzio delle istituzioni sulle vertenze da noi rappresentate, ritenevamo necessario concordare una modalità per permettere ai manifestanti di spostarsi verso piazza Municipio, dichiarandoci disponibili a muoverci alla “spicciolata” attraverso i marciapiedi e nel pieno rispetto delle distanze di sicurezza.

In quell’occasione, i vertici della Digos, nel precisare che il DPCM Rilancio confermava il divieto di indire cortei, dichiaravano che non vi era alcun problema a consentire lo spostamento di persone attraverso marciapiedi e zone pedonali, precisando altresì che “nessuna autorità può ledere il diritto individuale a spostarsi liberamente”.

Durante il presidio abbiamo invece constatato che la Questura aveva completamente sigillato il varco d’accesso a via Toledo, ivi compresi i marciapiedi, al fine di impedirci ogni spostamento verso i palazzi istituzionali, con un’aperta violazione sia dei patti intercorsi, sia soprattutto del diritto fondamentale di ogni cittadino a muoversi e spostarsi liberamente per le vie cittadine.

Solo a quel punto, spinti dalla comprensibile indignazione e rabbia diffusasi tra i manifestanti a seguito di questa vera e propria provocazione, ci siamo visti costretti a muoverci alla spicciolata per i vicoli interni di Montecalvario.

Ciò tuttavia non è bastato a far abbassare la tensione nelle forze dell’ordine, le quali nei minuti successivi hanno iniziato a passare al setaccio ossessivamente ogni angolo di accesso a via Roma con l’intento di sequestrare i manifestanti dentro i vicoli di Montecalvario. È in quegli istanti che, in risposta alla ferma determinazione dei manifestanti a raggiungere piazza Matteotti (dove peraltro nel frattempo era già stato concordato un incontro tra una nostra delegazione e il vicesindaco Panini) un ampio schieramento di polizia in assetto antisommossa ha incredibilmente caricato e manganellato alla cieca, ferendo almeno cinque tra lavoratori e disoccupati.

Che il CoVid-19 non fosse altro che un pretesto per instaurare nel nostro paese uno stato di Polizia, lo avevamo compreso già nei mesi scorsi, laddove il diritto di sciopero e di assemblea è stato messo fuorilegge nel mentre i padroni erano lasciati liberi di ammassare e di ammazzare migliaia di lavoratori in fabbriche e magazzini trasformati in enormi focolai pandemici, o allorquando la Questura di Napoli non si è fatta scrupoli nel rifilare multe di 400 euro a disoccupati già ridotti alla fame e colpevoli di aver aperto uno striscione fuori alla Prefettura o al Comune dopo anni di prese in giro da parte delle Istituzioni…

Ma che ora il capo delle forze dell’ordine voglia presentare i suoi uomini alla stampa come dei miti agnellini vittime delle violenze di lavoratori e disoccupati scesi in piazza solo per reclamare il diritto al salario e il rispetto delle norme e dei CCNL varati e disattesi dal loro stato e dal loro governo, questo ci sembra davvero assurdo, ed è un offesa all’intelligenza di chi a via Roma ha potuto vedere coi propri occhi l’accanimento che ci è stato riservato dagli uomini della Questura e del reparto mobile di Napoli.

Auspichiamo che la stampa cittadina, che ha dato ampio risalto alle dichiarazioni strumentali di Gabrielli e continua impropriamente ad etichettarci come “centri sociali”, sia altrettanto disponibile a garantirci il diritto di replica.

24 maggio

SI Cobas Napoli e Caserta
SI Cobas Manutenzione Stradale- Banchi Nuovi
Movimento Disoccupati 7 novembre
Laboratorio Politico Iskra