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[ASIA] Finisce il lockdown, rallenta il distanziamento: aumenta il contagio Covid-19, avanza la crisi

In Sud Asia con 1,7 miliardi di abitanti, oltre 1/5 di tutta l’umanità, le misure di distanziamento sociale hanno rallentato, ma non hanno fermato il contagio che ora con la revoca del lockdown accelera.

Alla velocità attuale il contagio raddoppia ogni due settimane, e con il picco previsto per fine luglio le infezioni raggiungeranno probabilmente i 5 milioni e le vittime 150mila. 

In Pakistan si calcola che il numero delle vittime sia 3-4 volte superiore ai calcoli del governo; in Bangladesh si  stima che nella capitale Dhaka ci siano almeno 750mila casi, contro i 60mila riferiti dal governo per tutto il paese.

L’India ha un rapporto tra personale medico e infermieristico e popolazione pari a metà di quello della Cina e a un quarto di quello dei paesi europei. Ora il virus si è diffuso dalle città meglio servite agli stati rurali più poveri (come il Jarkhand, dove c’è un medico ogni 6000 abitanti).

In Pakistan la crisi ha già annullato altri servizi, nonostante la ripresa della poliomielite, è stata sospesa la campagna di vaccinazioni; in India è rallentato il trattamento di malattie endemiche come la tubercolosi m che uccide circa 40mila persone l’anno.

Bangladesh, nella periferia di Dhaka, nel sobborgo di Narayanganj, un distretto con molte fabbriche del tessile abbigliamento, le inumazioni sono passate dalle solite 250 al mese ai 575 del mese di maggio, ma solo 70 di questi morti sono stati riconosciuti come vittime del Covid-19.

In Bangladesh, l’incoerente regolamentazione, il crollo di circa il 75% delle entrate medie nelle aree povere e il ritorno di massa nei villaggi di centinaia di migliaia di operai hanno annullato i benefici del blocco.

Gli errori più eclatanti sono stati quelli del governo indiano che, nonostante le restrizioni più rigide pesantemente controllate dalla polizia, non ha previsto che ne sarebbe seguito un esodo di massa dalle città di decine di milioni di lavoratori migranti improvvisamente rimasti senza nulla. In un primo tempo il governo ha tentato di fermare lo spostamento, bloccando i migranti nei slum urbani con i più alti tassi di infezione, e poi ha consentito a 20 milioni di lavoratori di andarsene, diffondendo la malattia in tutto il paese. 

Nel Bihar, i cui 110 milioni di abitanti sono tra i più poveri dell’India, oltre i due terzi dei casi di Covid finora scoperti sono tra i lavoratori migranti di ritorno.

(tratto da The Economist 6/6/2020, traduzione di G.L.; nella foto: disinfestazione dei poveri in una città dell’India durante la quarantena)