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[INTERNAZIONALISMO] Per l’unità internazionale delle lotte delle lavoratrici e dei lavoratori dell’abbigliamento

Per l’unità internazionale delle lotte delle lavoratrici/lavoratori dell’abbigliamento

Il SI Cobas è da mesi impegnato a organizzare la lotta contro i licenziamenti dei lavoratori di Zara in subappalto: logistica, scarico, pulizie.

Ora anche H&M chiude diversi negozi in Italia e nel mondo e propone ai suoi dipendenti l’alternativa tra trasferimenti, talvolta a grandi distanze, e il licenziamento.

È solo la parte terminale di una ristrutturazione che parte dalle fabbriche dell’Asia Meridionale, dove vengono prodotti i milioni di capi di abbigliamento che ogni giorno sono venduti in Europa e in America, con un numero crescente di vendite online e un calo nei negozi.

Qui i padroni delle fabbriche locali, con la complicità dei grandi marchi committenti, hanno utilizzato la caduta dei mercati di sbocco come conseguenza della pandemia soprattutto in Europa e Nord America, per licenziare i lavoratori sindacalizzati e appesantire lo sfruttamento sui rimanenti.

Ma le lavoratrici dell’abbigliamento hanno in molti casi reagito con una lotta decisa e tenace, nonostante le difficoltà di lottare nel mezzo della pandemia, che i governi hanno usato – come anche in Italia – per vietare forme di lotta come scioperi, manifestazioni e sit-in, e nonostante il ricatto della fame.

E molti licenziamenti sono stati respinti con la lotta, come è avvenuto alla Rui Ning nel Myanmar (vedi altra scheda che riporta questa e analoghe vicende in corso in Bangladesh, Myanmar, Cambogia, Vietnam).

In India il gruppo Gokaldas Exports Limited (GE) ha licenziato 1.200 operaie della fabbrica di Srirangapatna, nel Karnataka, che produce esclusivamente per H&M, e che non a caso è l’unica sindacalizzata: un attacco al sindacato per avere mano libera nello sfruttamento.

GE aveva pagato solo metà salario durante il lockdown, e ora approfitta del bisogno di denaro per sopravvivere per indurre le lavoratrici ad accettare il licenziamento e abbandonare la lotta in cambio di una misera buonuscita.

Ma oltre 600 lavoratrici resistono e continuano la lotta, presidiando la fabbrica giorno e notte.

Occorre collegare le lotte internazionalmente su tutta la filiera dell’abbigliamento, dalle fabbriche nei paesi a basso costo del lavoro alla logistica e ai negozi soprattutto in Europa e Nord America: no ai licenziamenti, no alla riduzione del salario e all’aumento dei carichi di lavoro, salari decenti per vivere anche nella situazione di crisi: si impieghi parte dell’enorme ricchezza accumulata con lo sfruttamento di milioni di lavoratori dalle marche multinazionali dell’abbigliamento, come Zara-Inditex, H&M, Primark ecc. e dai loro proprietari-azionisti che sono tra gli uomini più ricchi del mondo!

Riportiamo di seguito la lotta delle lavoratrici indiane della Gokaldas Exports Limited (GE), fornitrice di H&M, nella denuncia di Gautam Modi, segretario del sindacato indiano NTUI – Nuova Iniziativa Sindacale.

S.I. Cobas


30 giorni di assenza del diritto – 30 giorni di tradimenti – 30 giorni di lotta 7 luglio 2020,

Segreteria NTUI

7 luglio 2020: La lotta di oltre 600 lavoratrici e lavoratori del gigante globale multinazionale del commercio al dettaglio H&M (Hennes & Mauritz), fornitore dell’unità ECC 2 della Gokaldas Exports Limited (GE) di Srirangapatna, Karnataka [India], è al suo trentesimo giorno.

Delle 1200 operaie licenziate da GE senza preavviso il 6 giugno 2020, molte sono state minacciate e intimidite per ottenerne le dimissioni.

Ma le oltre 600 coraggiose e risolute sono ancora in lotta contro le continue minacce e intimidazioni da parte della direzione di GE, e contro la loro stessa paura di perdere il loro unico mezzo di sostentamento, e contro la totale apatia di H&M, l’unico rivenditore che si è rifornito da questa unità negli ultimi sei anni.

GE, uno dei maggiori esportatori di abbigliamento del paese, il 6 giugno ha licenziato illegalmente 1200 lavoratrici e lavoratori, sostenendo di non avere ordini da H&M – l’unica multinazionale che si rifornisce da questa unità – e quindi di non poter fornire lavoro.

GE non ha nemmeno pagato l’intero stipendio ai lavoratori per il lockdown, in violazione dell’ordinanza del 29 marzo del Ministero degli Interni.

Il governo non ha intrapreso alcuna azione contro questa violazione.

I lavoratori e le loro famiglie hanno dovuto sopravvivere con la metà del salario parzialmente pagato di 338 Rs (4,64 USD) al giorno per l’intero periodo di isolamento.

Questo è inferiore al salario MNREGA [minimo rurale] del Karnataka e inferiore al presso del capo d’abbigliamento più economico che H&M vende.

Il 6 giugno, GE ha annunciato un licenziamento completamente illegale nella fabbrica.

La controversia è all’esame del Dipartimento del lavoro del Karnataka; è passato un mese e il governo dello stato non ha intrapreso alcuna azione contro GE per le sue azioni illegali.

GE ha anche inviato i suoi dirigenti in fabbrica per intimidire i lavoratori e acuire la loro ansia, che è già alle stelle.

Stanno diffamando il sindacato, il nostro affiliato sindacato dei lavoratori dell’abbigliamento e del tessile GTWU, sostenendo che il sindacato sta ritardando la risoluzione della controversia con la presentazione di denunce che finiranno in tribunale.

GE sta giocando con la mancanza di fiducia che i lavoratori hanno nella magistratura come metodo per costruire una pressione coercitiva sui lavoratori affinché si dimettano.

La direzione sta anche spaventando i lavoratori con la possibilità di un altro lockdown per il coronavirus in cui non otterrebbero né un lavoro né un salario e quindi non sarebbero in rado di sopravvivere.

L’abietta povertà e la miseria dei lavoratori viene usata da GE per estorcere dimissioni.

Eppure più di 600 lavoratrici continuano ad avere coraggio.

H&M – Smettetela di dipingere di rosso la vostra politica antisindacale!

H&M afferma nella sua dichiarazione di sostenibilità dal titolo “Giusto ed equo”: “In quanto grande azienda globale, abbiamo responsabilità per tutti gli 1,6 milioni di lavoratori tessili impiegati dai nostri fornitori e quindi ci impegniamo ad adottare “pratiche di acquisto responsabili”.

Queste parole si sono tradotte magramente in azioni.

Delle 20 fabbriche di GE, fornitrici di H&M di 6, l’ECC2 è l’unica in cui la maggioranza dei lavoratori è sindacalizzata e lo è da diversi anni.

Prendere di mira unicamente questa fabbrica equivale a una violazione fondamentale della libertà di associazione.

Nell’Accordo Quadro Globale (GFA) che H&M ha stipulato con l’Unione Globale IndustriALL, si impegna a rispettare il diritto dei lavoratori alla libertà di associazione e quindi a negoziare con il sindacato.

Nonostante ciò, H&M non ha fatto alcuno sforzo per trovare una soluzione.

Inoltre, H&M nel proprio Codice di Condotta si impegna a “implementarli (Impegni per la Sostenibilità) nelle nostre attività, oltre a puntare a realizzarli lungo tutta la nostra catena di fornitura”.

Questi impegni di sostenibilità includono: “Tutto il lavoro svolto (nella catena di fornitura) deve basarsi su un rapporto di lavoro riconosciuto, stabilito attraverso la legge e la prassi nazionale”. – GE viola questo principio proclamando un licenziamento illegale senza seguire il giusto procedimento di legge nazionale.

H&M non ha intrapreso alcuna azione contro GE per questo motivo.

“Tutti i salari devono essere pagati regolarmente e per intero (nella catena di fornitura)…” – GE viola questa norma quando ha pagato solo il 50% dei salari per il periodo di blocco in violazione di un ordine del governo centrale.

H&M non solo non ha intrapreso alcuna azione contro GE per questo, ma non ha nemmeno contribuito finanziariamente a garantire il pagamento dei salari in questa situazione senza precedenti, nonostante il loro impegno globale per gli aiuti per il covid-19.

Il licenziamento, per quanto illegale, dà diritto a metà mese di salario per il mese di giugno, scadenza oggi – 7 luglio.

Non c’è alcun segno che questo venga pagato.

Si tratta di una pressione di terzo grado sui lavoratori affinché rinuncino alla lotta.

Un mese nella vita di un datore di lavoro da 200 milioni di dollari (GE) o nella vita di una multinazionale da 25 miliardi di dollari (H&M) è certamente diverso dalla vita di un lavoratrice che guadagna 4,64 dollari al giorno per sfamare l’intera famiglia. Le loro rispettive capacità di resistenza sono infinitamente ineguali.

Le oltre 600 lavoratrici incerte sul loro futuro, sul prossimo pasto per i loro genitori anziani, per i loro figli piccoli che resistono da un mese non cercano la carità.

Cerchiamo giustizia. Stiamo cercando lavoro. Cerchiamo il Nostro Salario che il Primo Ministro ci ha promesso. Cerchiamo i nostri diritti.

  • Governo dell’India, governo del Karnataka: dichiarate illegale il licenziamento all’ECC 2 e avviate un’azione legale contro Gokaldas per il mancato pagamento dell’intero stipendio per il periodo di isolamento.
  • Gokaldas Exports: Riaprite l’ECC 2 e reintegrate tutti i 1200 lavoratori e pagate il salario pieno di lockdown e il salario pieno per il periodo di licenziamento illegale
  • H&M: Onora i tuoi impegni GFA nei confronti di IndustriALL, applica il tuo Codice di Condotta: assicura la riapertura dell’ECC 2 da parte di Gokaldas Export, garantisci il pagamento completo degli stipendi di lockdown e per il periodo di licenziamento illegale!

Gautam Mody Segretario generale NTUI