Riceviamo e pubblichiamo qui sotto il contributo dei compagni della redazione de Il Pungolo Rosso ““Fuck Biden. Fuck Trump”. Da Denver (Colorado). Un piccolo anticipo di futuro”, già disponibile sul loro sito (vedi qui).
Questa crisi sanitaria e sociale, che sta provocando i primi scioperi spontanei nelle fabbriche dopo decenni, e diviene ora anche crisi economica e finanziaria, mette alla prova i sistemi capitalistici, in Italia e nel mondo intero, e scuote le coscienze in settori della nostra classe cui si chiede di lavorare comunque, anche in assenza delle condizioni di sicurezza che vengono invece imposte al resto della popolazione.
Per la prima volta da decenni assistiamo a scioperi spontanei nelle fabbriche.
Anche nella lotta per ambienti di lavoro sicuri e adeguati dispositivi di protezione individuale, e nelle difficoltà di coloro che sono lasciati a casa con un futuro incerto, deve crescere la coscienza della necessità di lottare per superare questa società divisa in classi.
Contro le ideologie da “unità nazionale” tra sfruttati e sfruttatori.
Il virus globalizzato mette inoltre in chiaro l’inconsistenza delle prospettive di autonomie locali/localistiche, e delle scorciatoie “sovraniste”.
L’unica strada è quella internazionalista, dell’unione tra i proletari di tutto il mondo.
S.I. Cobas
Nella foto: striscione dei manifestanti a una protesta analoga a quella di Denver svoltasi pochi giorni fa nella città di New York.
“Fuck Biden. Fuck Trump”. Da Denver (Colorado). Un piccolo anticipo di futuro
Denver, 4 novembre, prima serata. L’esito delle elezioni è ancora incerto, diverse manifestazioni si formano in città, contrate dal solito intervento della polizia, che fa anche diversi arresti (la stampa italiana non ne parla, ma in questi giorni ci sono state centinaia di arresti contro dimostranti anti-Trump o, come in questo caso, sia anti-Trump che anti-Biden). In una di queste dimostrazioni si imbatte il reporter di “Westword“, Conor Mccormick-Cavanagh, che ci trasmette, alquanto frastornato da quel che vede e sente, questa interessante istantanea, conclusa dalla solita nenia sulle vetrine rotte. Tutti coloro che, a destra centro o sinistra, sono convinti, o semplicemente sperano, che Biden potrà riportare la pace sociale negli States, avranno modo di restare delusi.
Nella prima serata del 4 novembre, con le elezioni presidenziali ancora in sospeso, circa 100 persone si sono riunite a Cheesman Park, e hanno poi marciato verso il Campidoglio per una manifestazione pubblicizzata sui social media come “Denver contro Trump!”. Nelle ore successive ci sono state alcune manifestazioni pacifiche, ma anche scontri con la polizia, distruzione di proprietà e arresti. La maggior parte delle finestre rotte dai manifestanti erano di banche e altri istituti finanziari lungo East Colfax Avenue.
Tuttavia hanno anche distrutto le vetrine dello storico Ogden Theatre, che era ancora in scena il programma dei concerti della primavera 2020. E hanno rotto le finestre di un piccolo studio dentistico.
Perché? [domanda il giornalista ad una manifestante]
“Per la gente questo è il momento di smetterla di lamentarsi per qualche vetro rotto e di preoccuparsi invece per le vite umane che vengono annientate dallo stato di polizia e dall’imminente stato autoritario che il fascista in capo sta cercando di portare perché [Trump] sta ovviamente cercando di organizzare un colpo di stato”, dice Asher Crowne, che è presente alla protesta come medico.
(E’ una studentessa universitaria sulla trentina, e usa uno pseudonimo per proteggere la sua identità).
“Siamo in piazza a lottare per l’autodeterminazione, per la vera libertà. Siamo stanchi di vedere i nostri neri, bruni e indigeni sventrati dalle forze dell’ordine in tutto il paese”, aggiunge Crowne. I manifestanti hanno tirato fuori i loro slogans da un miscuglio di ideologie di estrema sinistra. C’erano anarchici che si auto-identificavano per tali, come Crowne. Un uomo ha sventolato una bandiera comunista e altri hanno mostrato simboli antifascisti. Uno striscione recava le parole: “Morte al fascismo e al liberalismo che lo prepara”.
I manifestanti hanno anche cantato: “Affanculo Biden, affanculo Trump, il Dipartimento di polizia di Denver ne ha uccisi otto il mese scorso” e “Non importa chi è eletto, vaffanculo al sistema, noi lo rifiutiamo”.
Mentre l’evento è stato pubblicizzato come una manifestazione contro Trump – i manifestanti hanno bruciato una bandiera “Keep America Great” – il messaggio è stato un mix di messaggi.
Trump, Biden, il capitalismo, il liberalismo e le forze dell’ordine sono stati tutti sotto critica. […]