QUALCOSA DI BUONO: LA COMMISSIONE DI VIGILANZA
Qualcosa di buono dove in centinaia e centinaia di magazzini ancora oggi manca a un anno di #Covid e migliaia di morti.
Nonostante la fatica e molteplici denunce al #prefetto, #comuni, #cooperativa e #committente, dei risultati sono stati ottenuti.
La “fortuna” (è chiaro che non dovrebbe essere così perché la #salute deve SEMPRE essere al primo posto) è di aver trovato persone della cooperativa che hanno collaborato perché ci credevano.
Perché abbiamo instaurato un rapporto umano anche attraverso la conflittualità negli ultimi due anni.
Un lavoro lungo, difficile e gravoso ma fondamentale per trovare una via di comunicazione tra delegati, che danno voce agli operai/e e la cooperativa.
Altre, solo per non rischiare la chiusura del magazzino e non perdere i profitti.
Queste ultime sono di più naturalmente e fondamentalmente, anche se mi fanno incazzare e tirano fuori il peggio di me, poco mi interessa: l’obbiettivo è quello di mettere in #sicurezza le #lavoratrici e i #lavoratori che sono obbligati a presentarsi per poter mettere la pagnotta a tavola.
Altri ancora, come i #confederali, per non perdere la faccia e accaparrarsi come fanno sempre il benemerito senza aver fatto in pratica nulla se non sbraitato per pura scena.
Sono ben consapevole che noi rimaniamo sempre e solo dei numeri, che a loro interessano solo ed esclusivamente i guadagni.
Come è stato molto chiaro il disinteresse delle #istituzioni ad ogni mia #denuncia.
Neanche una telefonata con casi accertati di Covid in un #polologistico, potenzialmente una bomba ad orologeria!
Sta di fatto che abbiamo una #COMMISSIONEDIVIGILANZA che funziona, che si incontra, discute, si aggiorna e lavora per migliorare.
Poi, come dicevo, c’è chi lo fa in pratica e chi a parole.
Nelle foto potete vedere i risultati e anche i volantini che abbiamo preparato e affisso (letteralmente tappezzato, lì ho messi anche in bagno).
Ho chiesto la traduzione alle mie colleghe e colleghi per avere anche il Punjabi, urdu, indi, ecc perché frequentato soprattutto da persone straniere che parlano poco la nostra lingua.
Abbiamo mascherine, gel, guanti, percorsi definiti, pause e ingressi/uscite scaglionate, tavoli in mensa distanziati, scanner per la temperatura, sanificazione giornaliera e la domenica più approfondita, disinfettanti in tutti i reparti e spazi comuni, ecc.
Purtroppo c’è anche un altro aspetto.
Nonostante tutto il lavoro e le regole per evitare il contagio, per il #benesserecollettivo, ancora oggi parte dei lavoratori e delle lavoratrici non capisce o non vuol capire che anche se “non condivide” i #protocolli, in #magazzino sono legge e forma di rispetto verso tutti/e.
Un altro dato che mi ha sorpreso è che solo un terzo delle persone, in un magazzino di 600/700 individui ha eseguito il #testsierologico gratuito fatto in loco.
Ci tengo a precisare che il #lavoro svolto non cancella la possibilità di #contagio ma ne diminuisce la condizione, il pericolo.
Ad oggi abbiamo avuto 11/12 casi dichiarati.
Ed ogni volta che se ne viene a conoscenza, il magazzino viene chiuso e #sanificato prima di tornare in attività.
Vi racconto la mia esperienza perché sia da stimolo per altre realtà, perché, alla fine, non è tornaconto delle #imprese fare in modo di non chiudere o rallentare i propri magazzini per via dei suoi operai/e ammalati?
Perché se siamo obbligati a venire a lavorare e non siamo in sicurezza, siamo anche liberi di #scioperare e interrompere le attività!
A voi la scelta.
Ecco, se c’è un augurio che posso fare in questo ultimo giorno del 2020 è avere una COMMISSIONE di VIGILANZA in tutti i poli, #fabbriche, #industrie e in ogni luogo dove serve, per #tutelare la salute di tutte e tutti.
31 dicembre
Una lavoratrice della logistica