“È da sei anni che i lavoratori della logistica sono in lotta, ogni settimana 6, 7 picchetti, freddo, ore di sonno perse, solidarietà attiva spostandosi anche 100 km per sostenere il proprio fratello di classe, licenziamenti, pene infinite per i propri congiunti, gioia per la vittoria nel proprio magazzino ma anche determinazione a sostenere il compagno del COBAS di un’altra città.
PER DIRLA TUTTA VERA LOTTA DI CLASSE.
Eppure in giro per l’Italia, molti che si considerano avanguardie, si lamentano, aprono discussioni sul come dovrebbe essere la lotta di classe, si lamentano per anni di essere repressi in fabbrica ed elemosinano la solidarietà di qualche compagno di lavoro per discutere con lui delle difficoltà, del governo ladro, “ci vorrebbe l’organizzazione per battere questi padroni” insomma tutto ciò che c’è nell’armamentario del lamento, ma l’importante è stare a vedere, di posizionarsi in quello o quell’altro sindacato, come se i numeri (sempre piccoli) fossero l’elemento prioritario, ma per accorgersi che non si può far nulla.
COME NON VEDERE CHE LA LOTTA DI CLASSE C’È ma la fanno davvero questi lavoratori.
Perché non imparare da loro?
Al di là di un benevolo consenso verso di loro, per gli straccioni e per di più immigrati, l’operaio italiano, a parte qualche eccezione, sta a vedere, come se fosse la proiezione di un film, come un comodo spettatore.
Quando le cosiddette avanguardie operaie entreranno nel “gioco duro”, quando saranno in grado di abbandonare il lamento e capire che la partita è già iniziata e che non serve stare eternamente in panchina?
Noi facciamo tremendi sforzi, ma abbiamo dimostrato, in piccolo, che si può affrontare l’avversario borghese e che in molti casi si può anche sconfiggere”.
Aldo Milani, coordinatore nazionale S.I. Cobas