Tra tutti i casi di positività accertati tra il personale
15 operatori non risultano vaccinati!
Sul “”Secolo XIX di oggi, 19 febbraio, sono presenti diversi articoli sui 15 infermieri del San Martino di Genova che hanno rifiutato di vaccinarsi.
Vengono intervistati il Direttore dell’IRCCS e i responsabili aziendali di CGIL-CISL-UIL, appena distinguibili ma concordi nella condanna inappellabile dei “renitenti”.
Un articolo a diffusione nazionale, dopo il richiamo ad articoli costituzionali e a norme legislative e contrattuali, conclude che i “renitenti” debbano essere sospesi a zero stipendio e che le stesse direzioni che non attuano questa misura un domani possano essere chiamate a rispondere per danni alla collettività.
Si interroga pure sulla conciliabilità del rifiuto con lo stesso esercizio della professione.
La materia è complessa perché si intrecciano aspetti giuridici, socio-sanitari.
Pur in assenza di obblighi di legge, ad oggi infatti non essendo previsto nessun obbligo di vaccinazione anti covid-19, viene richiesto un chiarimento all’INAIL: chi rifiuta il vaccino e riscontrato positivo al covid-19 può essere considerato in infortunio ?
Ma dalle disquisizioni giuridiche il passo è breve per passare alla condanna inappellabile degli infermieri rei del non aver inteso “l’invito” a vaccinarsi.
Fiutata la preda si è scatenata la crociata a chi non si allinea.
Scopriamo oggi un rigore nel combattere l’epidemia per lungo tempo, assente.
Nella prima ondata tutti ricordano che il personale sanitario positivo ma asintomatico dovesse, comunque, continuare a prestare servizio.
Tutti ricordano che il governatore Toti e tutto il suo entourage politico e politico sanitario affermava che il tracciamento non fosse di per sé cura e quindi ci si poteva limitare a sottoporre ad indagine i soli sintomatici.
Si disattendeva in tal modo la regola delle tre T che è l’ABC della strategia per combattere le infezioni virali: testare, tracciare, trattare.
Tutti ricordano la carenza di dispositivi e la loro qualità scadente: le mascherine chirurgiche al posto delle Fp2 furono autorizzate da ALISA (sovrastruttura sanitaria ligure) e nessun epidemiologo schierato col governatore ebbe nulla da obiettare.
Oggi gli stessi personaggi sono alla ricerca di un facile capro espiatorio.
I 15 (quindici) infermieri, non una folla di untori, sono utilizzati per coprire le responsabilità di chi, al potere, non ha difeso la popolazione dal virus.
In un anno di pandemia il personale sanitario non è stato potenziato di un niente,
pochi si era ieri, pochi si è oggi.
Molte promesse di potenziare gli organici ma alla fine solo qualche assunzione a
tempo determinato.
Intanto la fila di vincitori di concorsi e dei precari si allunga.
Molti gli annunci, molti i miliardi da assegnare alla sanità.
Chi li ha visti?
L’abnorme attacco ai 15 serve a ripulire le tante coscienze sporche.
Questa campagna strumentale e autoritaria che si annuncia contro chi, per varie ragioni non è convinto delle vaccinazione anti covid-19, favorisce le posizioni negazioniste di chi pone dubbi e resistenze alla vaccinazione.
L’urgenza di messa a punto dei vaccini, ha rivoluzionato la sperimentazione facendo coincidere la quarta fase di sperimentazione con la vaccinazione di massa.
Questa ed altre approssimazioni ammesse dalle stesse case farmaceutiche ha generato diffidenza e paure.
La nostra posizione è chiara e si può sintetizzare in questi termini: meglio uno scudo vaccinale parzialmente vagliato scientificamente che andare disarmati contro l’epidemia.
Non si diventa invulnerabili, ma sia chiaro noi consideriamo il vaccino un caposaldo indispensabile nella lotta alla pandemia.
Il non valutare le ragioni del rifiuto caso per caso e ruvidamente spargere minacce oblique porta solo acqua al negazionismo.
Prima delle minacce non era il caso di vagliare le ragioni del rifiuto ed
evidentemente valutare una ricollocazione dei “reprobi”?
“Ho detto no alla chiamata per paura delle reazioni” ha dichiarato alla stampa un’accusata.
Da poco operata per due volte ed in uno stato di salute debilitato.
Si è praticamente risposto con pressioni e minacce e la si è data in pasto a una opinione pubblica disorientata e spaventata alla ricerca di facili bersagli da colpire.
Questo accanimento è lontano anni luce dall’opera di educazione sanitaria e porta acqua al mulino della “religione” negazionista.
Negazionismo e irrazionalismo hanno oggettivamente un terreno comune con i più colti e attrezzati rappresentanti ufficiali del sistema capitalistico.
Questi giocano sulla conciliabilità dei loro interessi economici con la nostra salute.
Per questo sistema classista però conta solo la continuità del sistema, costi quel che costi in vite umane, per poco rilevanti.
Nessun proprietario vuole e può restare indietro nella loro “concorrenza”.
Altrimenti liberalizzerebbero i loro brevetti rendendo disponibile il vaccino a tutti!
Non vi può essere conciliazione tra i loro ed i nostri interessi.
Dal nostro punto di vista la salute e l’economia non sono scindibili perché la prima ricchezza economica è per noi la vita e la salute.
Proprietà e profitto non possono alzare nessuna bandiera a difesa dell’umanità.
In questo sistema irrazionale i lavoratori sono sempre sacrificabili.
Solo i lavoratori possono essere schierarsi per la difesa dei loro interessi e dichiarare la loro indisponibilità al sacrificio.
Questa difesa può esercitarsi solo con la lotta.
PERCHÉ SOLO CON LA LOTTA
CONQUISTEREMO DIGNITÀ E SICUREZZA
PERCHÉ SOLO UNITI SI VINCE!
S.I. Cobas Sanità