Riceviamo e pubblichiamo qui sotto il contributo dei compagni della redazione Il Pungolo Rosso “Fincantieri di Marghera: due delegati Fiom puniti per avere ricordato, durante la pausa mensa, un loro compagno di lavoro morto“, già disponibile sul loro sito (vedi qui).
Questa crisi sanitaria e sociale, che sta provocando i primi scioperi spontanei nelle fabbriche dopo decenni, e diviene ora anche crisi economica e finanziaria, mette alla prova i sistemi capitalistici, in Italia e nel mondo intero, e scuote le coscienze in settori della nostra classe cui si chiede di lavorare comunque, anche in assenza delle condizioni di sicurezza che vengono invece imposte al resto della popolazione.
Per la prima volta da decenni assistiamo a scioperi spontanei nelle fabbriche.
Anche nella lotta per ambienti di lavoro sicuri e adeguati dispositivi di protezione individuale, e nelle difficoltà di coloro che sono lasciati a casa con un futuro incerto, deve crescere la coscienza della necessità di lottare per superare questa società divisa in classi.
Contro le ideologie da “unità nazionale” tra sfruttati e sfruttatori.
Il virus globalizzato mette inoltre in chiaro l’inconsistenza delle prospettive di autonomie locali/localistiche, e delle scorciatoie “sovraniste”.
L’unica strada è quella internazionalista, dell’unione tra i proletari di tutto il mondo.
S.I. Cobas
Fincantieri di Marghera:
due delegati Fiom puniti per avere ricordato,
durante la pausa mensa, un loro compagno di lavoro morto
Profittando della stasi dell’iniziativa operaia, l’arroganza e il cinismo padronale oltrepassa giorno dopo giorno ogni limite.
In questo caso si tratta del padrone di stato, che in nulla si differenzia da quello privato.
A Marghera la direzione Fincantieri è arrivata al punto da infliggere una sanzione disciplinare a due delegati Fiom che, durante la pausa mensa, si sono “permessi” di ricordare un loro compagno di lavoro morto.
Qui il comunicato della Fiom di Venezia che da un lato definisce, giustamente, quanto accaduto vergognoso, e dall’altro, mostrando un livello di servilismo verso l’azienda altrettanto vergognoso, si meraviglia di questa “mancanza di sensibilità” del padrone.
Ma come?
Ci si può aspettare “sensibilità” da una direzione che ha organizzato il cantiere, scientificamente, come un campo di concentramento per migliaia di lavoratori immigrati, dall’estero e dal Sud dell’Italia, pagati anche 4-5 euro l’ora e costretti ad orari di lavoro illimitati?
L’ultima volta che fu costretta a mostrare una certa “sensibilità” alle istanze operaie fu nel luglio-agosto 2013 quando gli operai bloccarono totalmente per tre giorni il cantiere, e noi ai picchetti con loro, contro l’introduzione generalizzata del lavoro al sabato con il 6×6.
Salvo che il dignitoso accordo strappato allora con la lotta venne nei tempi successivi svuotato non solo dall’opera di crumiraggio di Fim e Uilm, ma anche dalla stessa struttura esterna e interna della Fiom, nonostante la tenace resistenza di un piccolo gruppo di delegati e operai di avanguardia.
Lacrime di coccodrillo, quindi.
Per ricacciare in gola al padrone di stato questi ed altri soprusi, ci vorrà ben altro che qualche “comunicato” di strutture sindacali colluse.
Da parte nostra, non ci stancheremo di portare ai cancelli dello stabilimento l’esempio di lotta e di organizzazione dei proletari della logistica organizzati con il SI Cobas.
[Segnaliamo anche la denuncia del Nucleo isontino del Pcl di fenomeni di caporalato e botte per gli operai dell’indotto Fincantieri a Panzano, riguardante la Pad Carpenterie, una delle innumerevoli imprese di super-sfruttamento del lavoro in appalto impiegate nei cantieri del gruppo che, manco a dirlo, si dichiara “estraneo ai fatti” – il testo di questa denuncia è sul sito del Pcl.]
Il Pungolo Rosso