COMUNICATO-STAMPA
SFRUTTANO, LICENZIANO, INQUINANO L’AMBIENTE
CONATECO/ SOTECO: ORA BASTA!
Lo scorso 18 febbraio i quotidiani locali hanno dato notizia del sequestro, operato dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, di ben 500 tonnellate di rifiuti speciali stoccati senza alcuna autorizzazione all’interno del Porto, gran parte dei quali classificati come pericolosi.
Pur non essendo menzionati i responsabili, dalle immagini pubblicate e dalle testimonianze raccolte dai lavoratori, non ci è voluto molto a capire che si tratta di So.Te.Co. Srl, società gemella di Co.Na.Te.Co. S.p.A. e al pari di quest’ultima protagonista di una serie interminabile di intimidazioni e licenziamenti ritorsivi ai danni dei lavoratori del SI Cobas e di chiunque in questi anni abbia osato segnalare o denunciare i soprusi e le sistematiche violazioni delle norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro all’interno dei Terminal che queste società afferenti al gruppo MSC hanno ottenuto in concessione dall’Autorità Portuale.
Che Co.Na.Te.Co e So.Te.Co. operano da anni in totale spregio delle più elementari norme legislative e contrattuali tese alla salvaguardia dell’ambiente, della salute e della sicurezza dei suoi dipendenti è noto da anni a chiunque opera e lavoro nel Porto di Napoli: queste verità sono state sempre sapientemente occultate da una spessa coltre di omertà, e soprattutto dalla complicità della gran parte delle istituzioni e dei sindacati confederali, in primis FIT- Cisl e UilTrasporti.
Da quasi 4 anni il SI Cobas sta denunciando in completa solitudine il sistema di illegalità e di irregolarità generalizzata all’interno dei Terminal containers, sia sotto il profilo della sicurezza (fatiscenza e mancata manutenzione dei mezzi meccanici di sollevamento e delle superfici di transito, mancata prevenzione degli infortuni, violazione delle norme di igiene dei locali e delle aree esterne), sia riguardo il mancato rispetto del CCNL di categoria, sia in relazione alle condotte ritorsive e antisindacali nei confronti di chi si oppone a questo sistema.
Per questa nostra attività di denuncia abbiamo pagato un prezzo altissimo:
10 lavoratori licenziati o sospesi a tempo indeterminato e senza retribuzione in Co.Na.Te.Co.; 2 in So.Te.Co.; 9 dipendenti della appaltatrice Turi Transport a cui Co.Na.Te.Co vieta da tre mesi l’ingresso nel Terminal e che sono di fatto disoccupati solo per aver rivendicato in giudizio l’applicazione del CCNL Porti in luogo dell’attuale regime di lavoro a cottimo e a chiamata, il che ha portato gli stessi giudici della sezione lavoro del Tribunale di Napoli ad inviare gli atti alla Procura della Repubblica per ipotesi di estorsione.
Questi licenziamenti sono ancor più intollerabili se si considera che sono avvenuti nel pieno dell’emergenza sanitaria e della crisi pandemica!
L’attività di deposito e di stoccaggio illegale di rifiuti e di scarti lavorazione tossici rinvenuta e sanzionata dalla Guardia di Finanza è quindi parte integrante di una condotta tesa alla sistematica violazione di ogni norma di salvaguardia della salute, della sicurezza, dell’ambiente, dei CCNL, della libertà di opinione e dell’esercizio di iniziativa sindacale così come previste dalla Costituzione e dallo Statuto dei Lavoratori.
Per questi motivi, riteniamo non più rinviabile l’attivazione di tutte le parti istituzionali competenti e deputate a vario titolo, sia a livello locale che nazionale, a svolgere un attività istruttoria e di vigilanza sull’operato delle imprese concessionarie per l’esercizio delle operazioni portuali, in primo luogo il neo-presidente dell’Adsp del Mar Tirreno Centrale, dott. Andrea Annunziata, al fine di verificare se l’operato di Co.Na.Te.Co. S.p.A e So.Te.Co. S.r.l. risponda ai requisiti minimi di conformità alle norme di legge (L. 84/94 e D.Lgs 81/08) e al Regolamento d’uso delle aree demaniali marittime ricadenti nella circoscrizione dell’Autorità di sistema Portuale del Mare Tirreno Centrale adottato con delibera n.358 del 19.11.2018, nella fattispecie alle ipotesi sanzionatorie previste dall’ art. 35, punto a) in cui si dispone che “L’Autorità può revocare una concessione per interessi pubblici incompatibili con la concessione stessa“ e dall’art. 36, in cui si dispone che l’Autorità può dichiarare la decadenza dalla concessione in presenza di circostanze quali “un cattivo uso dei beni in concessione” (punto b.), “l’aver adibito le aree e/o dei beni in concessione ad un utilizzo diverso da quello assentito senza autorizzazione preventiva dell’Autorità” (punto c.), o in caso di “inosservanza degli obblighi discendenti dall’atto concessorio” (punto f.).
Il SI Cobas attiverà a tal fine, fin da subito, tutte le iniziative di carattere sindacale, legale e informativo rivolte ai lavoratori, alle parti istituzionali e all’intera cittadinanza per far luce su questa vicenda e per garantire il rispetto delle normative a salvaguardia dell’ambiente, della sicurezza e della dignità sui posti di lavoro, e fa appello a tutte le associazioni, ai comitati ambientalisti e alle realtà attive sul territorio napoletano contro le nocività e la devastazione ambientale affinchè si mobilitino in tal senso.
Napoli, 24/02/2021
Coordinamento provinciale SI Cobas Napoli
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