Le donne sono le più colpite dagli effetti della crisi e dalla pandemia:
l’8 marzo scioperiamo!
Che l’intera crisi si stia scaricando sui lavoratori lo impariamo tutti i giorni sulla nostra pelle.
Quanto la crisi si scarichi soprattutto sulla parte femminile di noi, le lavoratrici, è ormai sotto gli occhi di tutti.
Le donne lavoratrici, che già prima dell’ultimo anno erano meno della metà dell’insieme dei lavoratori,con la scusa della pandemia (e come sempre) stanno subendo un ricatto in più rispetto a quello giàposto tra salute/lavoro: lavoro o figli.
Questo avviene con diverse modalità: se hai conquistato con la lotta un salario dignitoso ti cambio i turni o ti trasferisco a km di distanza, rendendoti impossibile lagestione dei figli o la possibilità stessa di averne.
E ti costringo a licenziarti.
Se, come avviene nellastragrande maggioranza dei casi, lavori in situazioni precarie o a nero, nei part-time più infimi, conretribuzioni che urlano vendetta, non raggiungi le coperture minime per andare in maternità.
A menoche non te la voglia pagare col tuo magro salario.
Se poi sei immigrata e sottoposta anche al ricatto delpermesso di soggiorno è evidente che la condizione è quella di un’autentica schiavitù, che non a casosempre più spesso sfocia nella violenza; che sia tra le mura domestiche (come nella vicenda di Atika),dove adesso il padronato vorrebbe ricacciarla perché dovrebbe sostituire quel che rimane dello statosociale che ancora non ci hanno portato via; o fuori, dove ogni tentativo di ribellione vienesistematicamente represso e dove ogni diritto alla sua autonomia, strappato in passato come partedelle conquiste del movimento dei lavoratori, viene di fatto reso impraticabile.
Eppure questo ricatto ha origine in una necessità dei padroni stessi: i lavoratori devono riprodurre ilvalore; le lavoratrici, oltre a questo, devono riprodurre anche le braccia dei futuri produttori di valore.
Inpoche parole: dobbiamo essere schiavi, e una parte di noi deve anche riprodurre le condizioni stesse diquesta schiavitù.
È questa la vocazione imposta alla donna dal sistema capitalistico, ed è nei rapporti disfruttamento che le si deve negare anche ogni possibilità di autonomia individuale, anche quella se farefigli o meno.
Perché adesso, più che mai, la maternità e il lavoro di cura che surroga lo stato socialesono fenomeni che devono essere governati e diretti dalle esigenze dello sfruttamento.
Le imponenti lotte internazionali delle donne per il lavoro e il diritto alla loro autonomia e quelle delletante lavoratrici della logistica, dei servizi e delle disoccupate che stanno conquistando condizionidignitose o che stanno lottando in tal senso, come alla Yoox, GSI, Spreafico, OPKIWI, all’HotelGallia, Dhl di Settala, alla Geodis di Landriano, alla Nippon Express o alla Sereni Orizzonti diPiacenza, ecc., raccontano tutte esattamente questo: che l’attacco che stiamo subendo, ancor più inperiodo di pandemia, colpisce innanzitutto le lavoratrici PROPRIO in quanto donne-lavoratrici.
Il SI COBAS ha indetto lo sciopero generale dell’8 marzo perché fa sua la lotta delle donne come partedella lotta generale contro lo sfruttamento capitalistico in tutte le sue forme.
Per queste ragioni il SI COBAS rivendica:
1. salario medio garantito per tutte le donne a vario titolo disoccupate o inoccupate, chequalifica socialmente la donna innanzitutto come lavoratrice, non come madre-fattrice nécome semplice consumatrice nella società capitalistica;
2. per la maternità obbligatoria per la nascita dei figli coperta al 100% del salario di tutte ledonne lavoratrici, a prescindere dalle ore di lavoro prestate; per l’estensione della duratadella maternità a 18 mesi coperta al 100% del salario;
3. per l’estensione del medesimo diritto anche ai padri, con l’equiparazione dei periodi dipaternità e maternità;
4. per un incremento significativo dei congedi parentali coperti al 100% del salario per tutti ilavoratori e le lavoratrici, ivi compresi i congedi Covid;
5. per il diritto al divorzio gratuito;
6. per l’esclusione degli obiettori di coscienza dalla sanità pubblica; per l’aborto gratuito eassistito in ogni struttura sanitaria e il rifinanziamento dei consultori autogestiti.
TOCCANO UNA – TOCCANO TUTTI/E!
SI COBAS NAZIONALE