Nei giorni scorsi il nuovo (o vecchio?) Ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, ha annunciato di aver concordato in una cena casalinga il patto di “coesione sociale” che ha anticipato la firma del “patto per l’innovazione nella pubblica amministrazione” tra governo e sindacati confederali.
Un patto firmato all’oscuro di tutto e tutti, frutto di una concertazione portata all’estremo.
I sindacati, ancor prima di affrontare tra i lavoratori e le lavoratrici la discussione, si vogliono immediatamente assicurare un posto nella spartizione delle riforme già annunciate.
Nel frattempo Cgil, Cisl e Uil, per poter continuare a stare al gioco, svendono i propri iscritti senza dire nulla contro le nuove frontiere dell’ipersfruttamento come il digitale e lo smartworking; contro gli ulteriori piani di precarizzazione del lavoro nelle PA previsti dal rafforzamento del sistema di incarichi e consulenze a progetto; contro la promessa di svecchiamento del personale con l’imposizione del turnover e di assunzioni con contratti precarizzanti, come accaduto durante la riforma che lo stesso Brunetta contribuì a realizzare e che portò alla perdita di migliaia di posti di lavoro senza sostituzioni nel lungo termine.
Le incertezze sono così tante che neanche le Rsu sindacali hanno avuto modo di analizzarle e comprenderle, mentre venivano scavalcati senza scrupoli dalle proprie dirigenze.
Quando i maiali non grugniscono, hanno il muso nella mangiatoia e il pasto lo ha letteralmente servito l’ospite, il ministro Brunetta.
L’unica strada per i lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego è quella di rilanciare una battaglia e costruire, insieme agli altri lavoratori e lavoratrici combattive, un fronte unico di classe contro il fronte unico dei padroni.
Laboratorio Politico Iskra