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[GENOVA] Porto: piena solidarietà ai compagni Calp! Contro la repressione, la lotta: il 26/3 sciopero nazionale

PIENA SOLIDARIETA’ AI COMPAGNI DEL CALP!

CONTRO LA REPRESSIONE RILANCIARE LA LOTTA A PARTIRE DALLA GIORNATA DI SCIOPERO DEL 26 MARZO!

Il S.I. Cobas di Genova esprime la massima solidarietà ai compagni del CALP, colpiti a febbraio da un’operazione poliziesca e giudiziaria resa nota alcuni giorni fa.

Non si tratta di un’iniziativa estemporanea, sviluppatasi a ridosso di specifici episodi, ma di un’azione costruita e articolata, che persegue intenti politici di ampia portata.

Non a caso, si contesta l’associazione per delinquere che, pur essendo un escamotage tecnico volto a consentire accertamenti giudiziari pervasivi e “ad ampio spettro”, allo stesso tempo è la spia del quadro complessivo entro cui l’azione repressiva è incastonata.

Tale agire è parte di un disegno politico che intende stringere attorno alle iniziative e alle lotte contro gli interessi padronali un cerchio soffocante fatto di misure repressive, limitazione delle libertà personali, attacco alle possibilità di azione e organizzazione di classe, a cominciare dallo sciopero, criminalizzazione di ogni voce e sforzo organizzativo che si proponga di rompere la cappa asfissiante dell’unione nazionalista rilanciata in grande stile dal governo Draghi.

L’attacco che ha colpito i compagni del CALP è figlio della volontà politica di padroni e governo di fronteggiare una crisi sempre più profonda e destabilizzante per il loro sistema con un salto di qualità dell’azione repressiva, combinata con l’utilizzo di tutte le armi a loro disposizione per dividere i lavoratori, metterli in concorrenza l’uno contro l’altro, colpendo a fondo non solo le organizzazioni e i militanti che si adoperano per ostacolare i piani padronali, ma interi settori di lavoratori che hanno dimostrato coi fatti di non accettare supinamente l’aumento dello sfruttamento sui posti di lavoro, la precarietà crescente, i licenziamenti già avvenuti (800.000 tempi determinati non hanno avuto il rinnovo del contratto di lavoro) e quelli in arrivo quando verrà revocata la moratoria.

Non a caso la violenza poliziesca prima e la repressione giudiziaria poi si è abbattuta sui lavoratori Fedex-Tnt del S.I.Cobas di Piacenza.

Dopo una lotta durata 13 giorni, in cui i lavoratori hanno saputo unire le rivendicazioni della loro piattaforma specifica con la battaglia per respingere gli annunciati licenziamenti (circa 600 in Italia) ed hanno vinto, imponendo alla multinazionale americana di fare retromarcia, è scattata la repressione della magistratura.In perfetto stile militare, sono partite le perquisizioni all’alba, i sequestri di pc, tablet, ecc, Arafat e Carlo, coordinatori del S.I. Cobas, sono stati messi agli arresti domiciliari, sono stati comminati divieti di dimora nel comune di residenza per alcuni lavoratori e avviati svariati iter di revoca del permesso di soggiorno, oltre a 13.200 euro di multa.

Il segnale è chiaro: colpire non solo l’organizzazione, ma gli stessi lavoratori, utilizzando a fondo le misure contenute nei decreti sicurezza del governo Lega-5Stelle, mantenuti dal governo Conte 2 nelle loro disposizioni fondamentali, insieme a tutto l’armamentario repressivo e razzista della legislazione differenziale contro gli immigrati.

Se a questo aggiungiamo le violente cariche contro i lavoratori TexPrint di Prato, il prossimo avvio del processo a quasi 300 lavoratori S.I. Cobas a Modena per gli scioperi Italpizza e Alcar 1, il processo che vede imputati 54 lavoratori e dirigenti sindacali per gli scioperi alla Inn’s di Tortona, il processo a più di 20 lavoratori, coordinatori sindacali e solidali per gli scioperi alla New Gel di Genova, ecc. il quadro diventa sempre più evidente: per le classi dirigenti, l’imperativo categorico è scaricare i costi della crisi economica e sanitaria sui lavoratori, gravare le future generazioni di proletari di un debito pubblico gigantesco, impedire che contro la nuova stagione di lacrime e sangue si levi unito un fronte di classe a partire da quei settori che in quest’anno di pandemia hanno tenuto la testa alta e continuato a battersi nonostante tutte le difficoltà.Lo sciopero va criminalizzato e impedito nel suo concreto esercizio, sia in via preventiva con l’azione della Commissione di Garanzia (!), che estende sempre più il suo potere di veto contro i lavoratori in lotta (l’8 marzo alla scuola è stato impedito lo sciopero con risibili pretesti), sia con l’utilizzo delle cariche poliziesche e dell’intimidazione giudiziaria se i cavilli burocratici non bastano.

L’attacco contro i compagni del CALP si inserisce in questo quadro ed è un monito per chi, anche in Porto, è stufo delle manfrine e guarda al conflitto vero e non virtuale come la sola strada da percorrere.

Non è possibile fronteggiare il salto di qualità dell’azione repressiva dello Stato avvitandosi in una spirale di “lotta alla repressione” del tutto speculare all’iniziativa di polizia e magistratura.

Occorre invece reagire allargando il fronte di lotta, rivolgendoci alla gran massa dei lavoratori che, nonostante il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, è ancora preda di passività e sfiducia nelle proprie forze e, magari, spera che i sindacati collaborazionisti riescano a impedire il peggio.

Occorre costruire le basi di un fronte di classe capace di dare prospettiva ai milioni di lavoratori cui è scaduto il contratto di lavoro, di parlare a quanti in questi mesi sono passati dalla precarietà alla perdita di ogni fonte di sostentamento e a coloro che saranno a breve investiti dallo tsunami dello sblocco dei licenziamenti.

Costruire una campagna volta a denunciare e contrastare la criminalizzazione dello sciopero, non come “dissenso” innocuo che le istituzioni dovrebbero garantire, ma come arma di battaglia efficace contro gli interessi dei padroni, lanciare la mobilitazione contro la legislazione antiimmigrati per la regolarizzazione e l’immediato riconoscimento di un permesso di soggiorno europeo senza condizioni, rafforzare le iniziative di lotta intercategoriali come lo sciopero del 26 marzo che vedrà in piazza lavoratori della logistica, della scuola, riders e trasporto pubblico locale.

Questi sono per noi alcuni assi su cui l’iniziativa dei padroni, del governo e dei suoi organi repressivi può essere affrontata e contrastata efficacemente.

S.I. Cobas Genova