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[PRATO] Operai Texprint in sciopero: ancora repressione, aggressione poliziesca all’alba. Il sindaco Biffoni scappa: perchè non vuole incontrare i lavoratori?

Stamani dall’alba in tanti a difendere il picchetto ai cancelli della #Texprint, dopo la vigliacca aggressione della polizia di ieri contro gli operai che dormivano nelle tende del presidio.

Dopo quattro mesi è sempre più forte il sostegno a questa battaglia per i diritti e la dignità: una battaglia di tutti, per tutti!

S.I. Cobas Prato e Firenze


LA POLIZIA MUNICIPALE VIENE AL PRESIDIO #TEXPRINT

PER MULTARE GLI OPERAI IN SCIOPERO

Dopo che da 4 mesi chiediamo di essere ascoltati dal Comune di Prato per denunciare che a Texprint si lavora nelle stesse condizioni che hanno provocato la morte di Sabri e Luana, senza sicurezza, con contratti falsi e turni di lavoro disumani… guarda caso ieri mattina l’azienda Texprint ha portato alcuni impiegati in “presidio retribuito” alle porte del Sindaco, chiedendo di multarci per occupazione di suolo pubblico… ed ecco che subito arrivano i funzionari della Municipale:

https://www.facebook.com/SiCobasFirenze/videos/658682324962860

Dopo che stamani alle 7 la polizia è intervenuta per far uscire camion carichi di merce, dopo che il sindaco è fuggito dalle domande dei lavoratori, ora anche le multe per la Casa dei Diritti.

Ci chiediamo a volte per chi lavorino le istituzioni in questa città, se per la collettività o per le aziende del distretto tessile.

18 maggio

S.I. Cobas Prato e Firenze


IL SINDACO NON HA TEMPO PER ASCOLTARE GLI OPERAI SFRUTTATI

Abbiamo provato a parlare con il Sindaco Biffoni dell’ennesimo l’intervento violento della Polizia contro gli operai in sciopero alla Texprint:

https://www.facebook.com/SiCobasFirenze/videos/164140112384464

Non c’è stato modo.

Anche oggi, il Sindaco non ha 5 minuti per ascoltare operai che da 120 giorni denunciano sfruttamento, caporalato e illegalità totale.

È da Febbraio che aspettiamo la risposta ad una nostra mail ufficiale.

Questo video è un piccolo emblema di una politica che da 20 anni si gira dall’altra parte per non guardare e non ascoltare una realtà drammatica che domina nel distretto.

A poco valgono, dopo le morti come quella di Luana, il cordoglio e le iniziative di circostanza quando non si ha la volontà e il coraggio di schierarsi a fianco degli operai ancora vivi che, come alla Texprint, nel silenzio perdono le dita e si schiacciano le mani nelle macchine mentre sono costretti a lavorare 12 ore al giorno per 7 giorni la settimana.

Sembra invece che la voce di questo operai, e il fatto stesso che prendano parola, dia una sorta di fastidio a chi governa il territorio.

Come se l’invisibilità di cui questo sistema di sfruttamento nel distretto ha goduto per anni fosse in fondo più “comodo”.

È successo invece che gli schiavi di queste filiere dell’abbigliamento hanno deciso di parlare e dire BASTA.

Abbiamo capito bene?

Per il sindaco sono dei criminali perché hanno bloccato qualche camion?

18 maggio

S.I. Cobas Prato e Firenze


Avete visto il video del Sindaco Biffoni che scappa dagli operai Texprint

che chiedono gli parlargli cinque minuti?

Io credo che nelle parole del Sindaco e nel suo atteggiamento ci stanno tante cose.

Una rappresentazione limpida di come dal “palazzo” si guarda agli operai immigrati sfruttati del distretto.

Si potrebbe dire che, per loro, neanche sono “operai”…

Termine che da qualche decennio si porta con se una certa “legittimità” e “dignità”, soprattutto da quando la categoria è stata spoliticizzata, neutralizzata, vittimizzata.

I “veri operai” non danno più tanto fastidio da un bel po’ di tempo.

Per i politici al massimo c’è la seccatura di andare a volte fuori al cancello di una fabbrica in dismissione a sostenere la loro sacrosanta “battaglia per il lavoro”, ma lì c’è anche l’opportunità di raccattare qualche voto… e quindi…

Ma qui è tutto diverso…

C’è un Sindaco in Italia che si comporterebbe così davanti a degli operai italiani?

Io penso di no. Infatti “i pakistani” della Texprint non sono “operai” ma prima di tutto sono “immigrati pakistani” e/o “poveracci”.

Poco importa se sono immigrati la maggioranza degli operai che reggono con il lavoro (sfruttato) le filiere dell’abbigliamento di cui il Sindaco si fa vanto a destra e a manca.

Gli “operai”, come li VOGLIONO loro, sono un altra cosa.

Sia chiaro: non gliene frega nulla manco di loro altri.

Però nei confronti degli operai il politico deve avere o meglio mostrare un certo rispetto formale, spesso paternalistico e a volte molto ipocrita.

Gli operai Texprint, invece, non votano.

E non meritano il rispetto e le ipocrisie di quegli altri.

Non bisogna neanche fingere un interesse o una preoccupazione nei loro confronti.

Non votano e non parlano bene l’italiano.

E da 20 anni fanno tanto “comodo” al distretto senza creare problemi: sfruttati e in silenzio.

E in questo video si vede quanto fastidio, quasi stizza, provochi oggi il fatto che questi operai hanno rotto il silenzio e l’invisibilità.

Cosa vogliono? In realtà, semplicemente di avere i diritti “come gli altri”. Lavorare otto ore per cinque giorni.

Un contratto regolare.

Avere un loro sindacato.

Il Comune di Prato, dopo anni di nulla, invece ha dedicato a loro un progetto dello “sportello immigrazione” per denunciare lo sfruttamento.

Sono immigrati (particolarmente “sfigati”), non operai.

Non hanno bisogno di un sindacato e non devono averlo (come continuano a dire dal Comune e….

Dai “sindacati veri” (sic!) che si limitano infatti a rimbalzarli da avvocati ed enti ispettivi rinunciando ad ogni tentativo di organizzazione collettiva SINDACALE).

Ma il fatto è che questi operai-non-riconosciuti-come-operai sono stati messi lì proprio perché ci fosse una forza lavoro disponibile a lavorare 12 ore 7 giorni la settimana, senza garanzie contrattuali e senza organizzazioni sindacali.

Sono stati arruolati per “salvare il distretto” dalla sua inesorabili crisi, ma nessun politica farà loro un encomio per questo (e non ci mancherà).

Perché loro semplicemente non esistono nel discorso pubblico sul distretto e non devono esistere. Il loro sfruttamento è un fatto di cronaca, da bollettino dei controlli interforze.

Non è un fatto politico, perche loro come non sono “operai” non sono neanche “cittadini”.

Non vanno ascoltati, non devono essere riconosciuti come interlocutori.

Sono sempre “fuori luogo” perché il loro luogo è la fabbrica.

Nella città e nella politica non è mai il momento loro.

Così è stato in effetti fino ad ora, con i turni di 12 ore al giorno sette su sette che riducono l’operaio ad una macchina un po’ speciale che (purtroppo) deve mangiare e dormire.

Lavorare, mangiare, dormire.

Basta.

I “bei tempi” (per loro) del distretto…

Sennò che ci stanno fare tutti qui a Prato?

Lo sciopero invece crea subito questo problema.

Che l’operaio ha tempo di essere una persona.

Di esprimersi, di organizzarsi, di vivere.

Arriva in città a rompere-i-coglioni.

È una cosa che sorprende, stizzisce, indigna, innervosisce.

Ed è destinato a farlo ancora…

Ormai è così.

Problemi loro…

A me mi sembra una cosa bellissima.

Il video è qui: https://www.ilfattoquotidiano.it/…/prato…/6201257/