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[ITALIA] Taranto, processo ex-Ilva: “sinistra ecologia” e Archinà. La fabbrica siderurgica di Arcelor-Mittal continua a produrre morte e inquinare

SINISTRA ECOLOGIA E ARCHINÁ

Sulla condanna in primo grado di Vendola assieme ai Riva e al loro entourage c’è poco da festeggiare.

Come è successo in tantissime situazioni analoghe, (dalla strage di Viareggio a quella della Thyssen Krupps passando per Bagnoli) tutto lascia presupporre che la giustizia borghese, dopo aver dato il contentino all’opinione pubblica, farà ancora una volta “il suo corso”, assolvendo i padroni e i loro lacchè in appello o, nella migliore delle ipotesi, lasciando il processo a bagnomaria fin quando non interverrà la tanto agognata prescrizione.

Lo stato riserva il carcere agli operai che, scioperando, ledono il sacro principio della proprietà privata e del profitto, o ai disoccupati che scendono in piazza per reclamare un lavoro e un salario, non certo ai Riva, ai Vendola e agli Archiná, responsabili a vario titolo di un disastro ambientale che ha provocato migliaia di tumori e di morti, in gran parte bambini.

Ma se è vero che gli esiti giudiziari di questo processo hanno un valore più che relativo, ben più rilevante è il peso politico della vicenda che ha portato alla condanna di Nichi Vendola, la cui complicità con i piani di devastazione ambientale dei Riva è apparsa netta, chiara ed inequivocabile dall’audio della famosa intercettazione di 10 anni fa:

Degna di nota è la dichiarazione rilasciata a mezzo social dall’ex presidente della regione Puglia e ex leader di Sel, il quale se la prende con una sentenza che sarebbe a suo dire il frutto di una “giuria popolare”, chiaro riferimento all’ira e all’indignazione di quella stessa popolazione tarantina e pugliese che lo aveva votato ed eletto, considerandolo “l’eroe della rinascita della sinistra”, per poi scoprire, ancora una volta, che la “sinistra” istituzionale non è altro che uno strumento nelle mani dei padroni per attuare il programma della borghesia non solo con lo stesso zelo della destra, ma con la garanzia di quella pace sociale che la destra non può garantire ma che è in cima alle preoccupazioni dei padroni.

Da questo punto di vista, la triste e indegna parabola di Vendola, analogamente a quanto accadde per il suo mentore Bertinotti, rappresenta solo la variante italiana nel lungo elenco dei rovinosi fallimenti che nell’ultimo decennio si sono registrati in tutta Europa ad opera dei condottieri del riformismo senza riforme: da Tsipras a Iglesias passando per Melenchon.

Ciò a riconferma che la crisi capitalistica non solo non offre alcun margine di manovra alle illusioni gradualista e progressiste, ma per di più tende a divorare, distruggere e cooptare nel proprio perimetro di compatibilità ogni tentativo di “cambiamento del sistema dall’interno”, finanche quelli (apparentemente) più radicali.

D’altronde, la stessa epopea populista dei 5 stelle, pur con le debite differenze, non fa che riconfermare in maniera impietosa questo assunto.

C’è però in questa vicenda un elemento che spesso viene trascurato dalla stampa ufficiale: il ruolo della FIOM.

Nell’intercettazione “incriminata” infatti Vendola, pur di rassicurare Archiná che tutto procede per il meglio, ci tiene a ribadire che “la Fiom è il primo alleato dei Riva”.

Verrebbe quasi da ringraziare l’ex leader di Sel per la schiettezza e la chiarezza con cui in quella telefonata ha enunciato una serie di verità che da anni appaiono evidenti a tutti coloro che alzano la testa e lottano per la difesa delle loro condizioni salariali e di vita, e che in queste settimane si stanno palesando agli occhi dei lavoratori di Fedex, in primis ai 280 licenziati del sito di Piacenza.

Si tratta della stessa verità che la vicenda-Ilva ha reso evidente a migliaia di tarantini, che si palesa ogni giorno di fronte alla sequela interminabile di morti di sul lavoro a causa dell’assenza di misure di sicurezza, e che nelle prossime settimane sarà ancor più evidente per tutti coloro che pagheranno sulla propria pelle lo sblocco dei licenziamenti e le politiche di macelleria sociale di Confindustria e del governo Draghi:

LA CGIL È LA VOCE DEL PADRONE!

S.I. Cobas