Qui di seguito l’Appello approvato ieri in una riunione telematica dell’Assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi per la preparazione di uno sciopero generale contro i licenziamenti, contro la repressione, contro la infinita catena dei morti sul lavoro, contro il governo Draghi. Comincia ora il lavoro – difficile, e fondamentale – per la realizzazione di questo obiettivo, da perseguire rivolgendosi non solo all’intero sindacalismo “di base”, ma anche “ai tanti/e iscritti/e ai sindacati confederali, sconcertati e scontenti per la politica di subordinazione ai padroni e al governo” delle proprie organizzazioni, e “ai tantissimi/e giovani senza sindacato e in formazione”.
Con questa iniziativa, l’Assemblea intende andare molto oltre quello che è stato fin qui il suo perimetro, sulla spinta delle lotte “grandi e piccole” che ne hanno promosso la costituzione e ne hanno fin qui alimentato l’attività.
Ora, chi ha più filo da tessere, tessa!
Il Pungolo Rosso
Appello per uno sciopero generale
contro i licenziamenti , la repressione, gli omicidi sul lavoro, il governo Draghi
In queste settimane nei palazzi del potere economico e politico, da Roma a Washington, si respira un’aria di grande ottimismo, se non proprio di festa. Dopo il tonfo dell’economia mondiale nel 2020, il più profondo da decenni, è in moto un processo di rilancio della produzione e dei profitti.
Se questo processo sarà duraturo o no, è tutto da vedere. La sola cosa certa è che è fondato su un enorme indebitamento di stato, e che il peso di questo debito verrà quanto prima scaricato sulla classe lavoratrice.
In Italia è in arrivo lo sblocco formale dei licenziamenti deciso dal governo Draghi dopo che ci sono già stati un massacro di posti di lavoro precari pari a 945.000 unità, in grandissima maggioranza donne, e una grandinata di licenziamenti disciplinari e anti-sindacali di avanguardie di lotta o di semplici lavoratori e lavoratrici con la spina dorsale diritta.
Tra l’estate e l’autunno altre centinaia di migliaia di proletari/e verranno gettati in mezzo a una strada. Nel contempo, agitando il ricatto della disoccupazione e della povertà, il padronato sta intensificando lo sfruttamento del lavoro con forme diffuse di vero e proprio schiavismo, perfino di lavoro totalmente gratuito, ai danni in particolare dei proletari immigrati. Uno degli effetti più scontati e drammatici di questo processo è l’aumento dei morti sul lavoro.
In questo quadro di inasprimento dello sfruttamento e della precarietà si inserisce la totale liberalizzazione dei subappalti contenuta nel DL semplificazioni, finalizzata da un lato ad imprimere una vertiginosa e generalizzata corsa al ribasso nei livelli salariali e nelle tutele sui luoghi di lavoro, dall’altro ad alimentare ulteriormente i volumi d’affari dei caporali e della criminalità organizzata e garantire a questi ultimi, grazie ai flussi di denaro provenienti dal Recovery Plan, una nuova massiccia penetrazione nel business degli appalti nelle opere pubbliche per infrastrutture e servizi.
Questo massacro sociale ha bisogno del pugno di ferro dentro e fuori i luoghi di lavoro. È quello che stiamo vedendo negli ultimi mesi contro gli scioperi nella logistica e contro le azioni di lotta dei movimenti sociali, in primo luogo dei disoccupati di Napoli e dei No-Tav. Polizia e carabinieri sono ovunque ci sia un focolaio di lotta, affiancati anche da bande di mazzieri privati. Si tratta di una guerra senza esclusione di colpi nei confronti di chiunque osi alzare la testa: denunce, multe, fogli di via e finanche il ricatto del mancato rinnovo dei permessi di soggiorno nei confronti dei lavoratori immigrati protagonisti di scioperi e lotte, rappresentano la punta di lancia di una strategia repressiva a tutto spiano.
Davanti a quest’offensiva padronale, che viene dopo una gestione della pandemia sciagurata e criminale, i vertici di Cgil, Cisl, Uil si limitano a dichiarazioni verbali di protesta alle quali non segue mai un sola vera iniziativa di contrasto ai padroni e al governo. Anzi quello che continuano a diffondere tra i lavoratori è un sentimento di sfiducia e di passività.
Dal settembre dello scorso anno, invece, l’Assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi si è impegnata a chiamare all’azione organizzata contro l’asse padronato-governo con ripetuti scioperi e manifestazioni, costituendo un piccolo polo di riferimento per quanti/e intendano resistere. Ma siamo coscienti che per fermare questa nuova brutale aggressione del capitale al lavoro salariato è necessaria la scesa in campo di forze molto più ampie di quelle che siamo riusciti finora a mobilitare.
Per questo lanciamo oggi un appello a tutte le forze del sindacalismo di base, ai tanti/e iscritti/e ai sindacati confederali, sconcertati e scontenti per la politica di subordinazione ai padroni e al governo, ai tantissimi/e giovani senza sindacato e in formazione, per organizzare insieme un grande sciopero generale capace di scuotere l’intera classe lavoratrice e di opporre a Draghi e ai suoi mandanti un fronte di classe forte dei suoi numeri e delle sue ragioni.
Ciò che ci unisce – il no ai licenziamenti, alla repressione, all’intensificazione dello sfruttamento, al militarismo che incrementa spese belliche e missioni di guerra, al razzismo e alla legislazione speciale contro gli immigrati, alla demagogia del “femminismo” di stato proprio mentre peggiora la condizione della grande massa delle donne lavoratrici, alla farsa della “transizione ecologica” – è assai più decisivo di ciò che ci divide.
Mettiamoci perciò al lavoro per preparare insieme una grande risposta di lotta alla Confindustria e al “governo dei migliori” servitori del capitalismo, e lanciare un segnale anche ai proletari degli altri paesi, come hanno fatto le masse oppresse della Palestina e il movimento del Black Lives Matter.
Assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi
Nella foto: picchetto operaio nel porto di Napoli di lavoratori e solidali in lotta per lo sciopero generale del 29 gennaio.
نداء من أجل إضراب عام
ضد التسريح من العمل، والقمع وضد حكومة دراجي
يتم استنشاق، هذه الأسابيع، في قصور السلطتين الاقتصادية والسياسية، من روما إلى واشنطن أجواء من التفاؤل الشديد، إن لم يكن من الاحتفال. بعد انهيار الاقتصاد العالمي سنة 2020، التي يعتبر الأعمق منذ عقود، تلاه عملية إنعاش الإنتاج والأرباح.
غير معروف إن كانت هذه العملية ستدوم طويلا أم لا، هذا ما ستكشفه الأيام. لكن الشيء الوحيد المؤكد هو أنها قد تأسست على المديونية الضخمة للدولة، وأن ثقل هذه الديون سيوضع كالعادة على كاهل الطبقة الشغيلة.
فقد بدأت بوادر الانفراج الرسمي للتسريح من العمل المقرر من حكومة دراجي في إيطاليا بعد المذبحة الفعلية التي عرفتها أماكن العمل المهمش التي قدر فيها عدد المسرحين ب 945.000 نسمة. غالبيتها من النساء وموجة من التسريحات االتأديبية وضد القيادات النقابية الرائدة أو ببساطة الشغيلين والشغيلات منتصبي ومنتصبات القامة.
سيتم إلقاء مئات من الالاف آخرين من البروليتاريين والبروليتاريات في منتصف الشارع بين الصيف والخريف، وسيكثف أرباب العمل في نفس الوقت، تحت ذريعة ابتزاز البطالة والفقر، من استغلال العمل بكل أشكال العبودية الحقيقية الواسعة الانتشار، وفي النهاية العمل المجاني تماما، لا سيما على حساب البروليتاريين المهاجرين الوافدين. ومن الاثار الأكثر سلبية ودراماتيكية في هذه العملية هو ارتفاع عدد الوفيات في العمل.
في هذا الإطار من تفاقم الاستغلال وعدم الاستقرار يتم التحرير التام للتعاقد من الباطن المتضمن في مرسوم القانون التبسيطي، الذي يهدف من جهة إلى خوض سباق مذهل ومعمم في تخفيض من مستويات الأجور والحماية في أماكن العمل، ومن جهة أخرى تغذية معدل الأعمال بالوساطة غير القانونية والجريمة المنظمة بشكل أكثر، وضمان لهؤلاء، بفضل التدفقات النقدية القادمة من خطة التعافي، تغلغلا مهولا جديدا في أعمال التعاقدات الأشغال العامة للبنى التحتية والخدمات.
تحتاج هذه المذبحة الاجتماعية إلى قبضة حديدية داخل وخارج أماكن العمل. وهذا ما نشهده في الأشهر الأخيرة ضد الإضرابات في قطاع اللوجستيات وضد الجهود النضالية للحركات الاجتماعية، وعلى قائمتها العاطلين عن العمل نابولي وحركة الاحتجاج لا للسكة الحديدية الفائقة السرعة. حيث الشرطة والدرك (كارابينياري) يتواجدان في كل مكان يعرف اندلاعا للنضال، جنبا إلى جنب مع بلطجية وكلاء خاصين. يتعلق الأمر بحرب ضد كل من سولت لهم نفسهم الجرأة على رفع رؤوسهم: شكاوي وغرامات وإشهار أوراق بالطرد والابتزاز بعدم تجديد تصريح الإقامة في حق المهاجرين الوافدين أبطال الإضرابات والنضالات، يمثلون رأس حربة استراتيجية قمعية شاملة.
أمام هجوم أرباب العمل هذا، الآتي بعد إدارة مؤسفة وإجرامية للجائحة، يقتصر قادة النقابات العمالية كل من Cgil, Cisl, Uil، على التصريحات الشفهية بالاحتجاج الذي لم ينم أبدا عن مبادرة حقيقية لمعارضة أرباب العمل والحكومة. بالعكس، بل إن ما يستمرون في نشره بين الشغيلين هو شعور بالسلبية وعدم الثقة.
في حين أن “اجتماع الشغيلات والشغيلين المناضلين” قد عمل منذ شتنبر السنة الفارطة على الدعوة إلى حركة منظمة ضد محور أرباب العمل والحكومة من خلال إضرابات ومظاهرات متكررة مشكلين قطبا مرجعيا صغيرا لمن يعتزم المقاومة. لكننا ندرك أنه لوقف هذا العدوان الرأسمالي الوحشي الجديد على العمل المأجور من الضروري خروج قوى أكبر بكثير من تلك التي استطعنا تعبئتها حتى الآن إلى الميدان.
لهذا، نوجه اليوم نداء لكل القوى النقابية الأساسية، لجل المسجلين في الاتحادات الكونفدرالية للشغل، المستائين والساخطين إزاء سياسة التبعية لاعراف العمل وللحكومة وإلى الكثير من الشباب والشابات دون نقابات وفي مرحلة التكوين، من أجل تنظيم معا إضراب كبير عام قادر على هز الطبقة الشغيلة بكاملها تعارض دراجي وأصحاب رؤوس الأموال بجبهة طبقية قوية بأعدادها ودوافعها.
ما يوحدنا هو ـ لا للتسريح من العمل، لا للقمع، لا للاستغلال البشع، لا للنزعة العسكرية التي تزيد من النفقة الحربية والبعثات الحربية، لا للعنصرية والتشريعات الخاصة المعادية للمهاجرين الوافدين، لا لديماغوجية “نسوية” الدولة في الوقت الذي تتفاقم فيه ظروف عمل الغالبية العظمى من النساء الشغيلات، لا لمهزلة “التحول الايكولوجي” ـ إن هذا لذو أهمية أكبر بكثير مما يفرق بيننا.
لهذا دعونا نعمل لنحضر معا ردا نضاليا كبيرا على الكونفندوستريا ( كونفدرالية الاعراف الإيطالية) وعلى “حكومة المفضلين” خدام الرأسمالية، ونرسل إشارة حتى لبروليتاري الدول الأخرى، كما فعلت الجماهير المضطهدة بفلسطين وحركة حياة السود مهمة Black Lives Matter.
The Combative Workers’ Assembly
CALL ON A GENERAL STRIKE AGAINST LAYOFFS, REPRESSION, KILLINGS AT WORK, THE DRAGHI GOVERNMENT!
From Rome to Washington, in recent weeks there has been an air of great optimism in the palaces of economic and political power, if not a true party atmosphere. After the crash of the world economy in 2020, the deepest in decades, a process of relaunching production and profits is underway.
It remains to be seen whether this is going to last. The only certain thing is that it is based on an enormous state debt, the burden of which will soon be borne by the working class.
In Italy, the formal release of layoffs decided by Draghi government is on the way. This adds to a destruction of temporary jobs (945,000 units), the majority of whom are women, and a hail of disciplinary anti-union dismissals of fighting avant-gardes or simple workers that do not intend to surrender.
Between summer and autumn another hundreds of thousands of proletarians will be thrown out on the street. At the same time, employers are profiting from the blackmail of unemployment and poverty by intensifying labour exploitation with widespread forms of real slavery, including unpaid labour – which particularly goes to the detriment of immigrant proletarians. One of the most obvious and dramatic effects of this process is an increase in deaths at work.
The total liberalization of subcontracting contained in the Simplifications Decree is aimed at exacerbating a generalized race to the bottom in wage levels and workplace protection. On the other hand, it aims at further favouring the business of illegal hiring and the organized crime, by guaranteeing it a new massive penetration in contracts for public works relating to infrastructures and services thanks to Recovery Plan cash flows.
Such social massacre is being imposed with an iron fist both in and out of the workplace. This is what we have been seeing in recent months against the strikes in the logistic sector and against the fighting actions of social movements, especially that of the unemployed in Naples and the No-Tav movement. Police and Carabinieri are wherever there is an outbreak of struggle, flanked by groups of private security people. It is a no-holds-barred war against anyone who dares to raise their heads: police charges, fines, expulsion orders and even the blackmail of non-renewal of residence permits against immigrant workers involved in strikes and struggles represent just the tip of the iceberg of a full-blown repressive strategy.
Faced with this offensive, which follows an unfortunate and criminal management of the pandemic, Cgil, Cisl and Uil unions’ leaders limit themselves to mere verbal protests, which never translate into an initiative whatsoever to contrast the bosses and the government. In fact, they are spreading a feeling of mistrust and passivity among the workers.
Since September of last year, however, the Combative Workers’ Assembly has called for an organized action against the employer-government axis with repeated strikes and demonstrations, constituting a small reference point for those who intend to resist. We are aware that, in order to stop this new brutal aggression by capital against wage labour, it is necessary to mobilize much larger forces than those we have been able to set up.
This is why we are today launching an appeal to all forces of grassroots trade unionism, to the many members of confederal unions disconcerted by a policy of subordination to the bosses and the government, and to the many young people without a union or still at school to organize together a great general strike capable of shaking the entire working class and opposing Draghi and its principals with a class front strong in its numbers and reasons.
What unites us – a strong “no” to layoffs, repression, intensification of exploitation, militarism (that increases war spending and war missions), racism and special legislation against immigrants, the demagogy of state “feminism” just as the plight of the great mass of working women gets worse and worse, the farce of the “ecological transition” – is far more decisive than what divides us.
So let us get to work together to prepare a great response of struggle against Confindustria and the “government of the best” servants of capitalism, and send a signal to other countries’ proletarians, as the oppressed masses of Palestine and the Black Lives Matter movement did.
June, 6th
The Combative Workers’ Assembly