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[SRILANKA] Il governo cancella il diritto di sciopero per i dipendenti statali. L’attacco ai lavoratori è mondiale

SUD EST ASIA

SRI LANKA: IL GOVERNO CANCELLA IN DIRITTO DI SCIOPERO

PER I DIPENDENTI STATALI

[Fonte: WSWS, 7.06.’21; COLOMBOPAGE, 24.05.2021; NEWSFIRST 19.03.2021, INDUSTGRIALL – Traduzione a cura di: G: L.]

Nelle scorse due settimane il presidente, Gotabaya Rajapakse, ha emesso due decreti che cancellano il diritto di sciopero per quasi un milione di dipendenti del pubblico impiego: porti, ferrovie, trasporto pubblico su gomma, gas e petrolifero, banche e assicurazioni statali; infermieri, medici e altri lavoratori della sanità, amministrazione, compagnie di distribuzione di generi alimentari di proprietà statale, e infine gli impiegati dei nove consigli provinciali del paese.

Silenzio complice sui decreti da parte dei partiti di “opposizione”, i media corporativi, i sindacati e i gruppi di pseudo-sinistra, tranne la protesta da parte di una alleanza di sindacati delle poste, insegnanti e sanità.

Per i lavoratori che scendessero in sciopero per protestare contro la criminale gestione della pandemia, l’intensificazione dello sfruttamento, il taglio dei servizi pubblici – misure di austerità imposte dal FMI – è previsto il licenziamento, multe, pene detentive dai due ai cinque anni, sequestro di beni “mobili e immobili” e revoca delle credenziali professionali.

Sono parimenti passibili di multe, sequestro di proprietà e pene detentive fino a cinque anni tutti coloro che “incitano, inducono o incoraggiano” lavoratori soggetti al divieto di sciopero.

In breve sono stati abrogati in un sol colpo, senza alcun preavviso o dibattito, diritti
democratici fondamentali, compreso la libertà di parola e di sciopero, che la costituzione dello Sri Lanka garantisce formalmente.

Obiettivo diretto del primo decreto (27 maggio) lo sciopero indetto da 12000 dipendenti governativi nei villaggi, che chiedevano di essere vaccinati contro il COVID-19, il cui sindacato ha revocato lo sciopero.

A “giustificazione” del divieto l’essenzialità dei dipendenti dei servizi e dei vari settori pubblici a fronte della pandemia Covid.

[Fonte: Colombopage, 24 maggio 2021 – Traduzione a cura di: G.L.]

I dipendenti aderenti a quattro sindacati della sanità, compresi gli Ispettori della Sanità Pubblica (PHI), hanno deciso uno sciopero per il 25 maggio per protestare contro la decisione del Ministero della Salute di vaccinare contro il Covid-19 solo ai familiari dei medici che lavorano negli ospedali governativi.

Allo sciopero hanno aderito gli iscritti all’Unione degli ispettori della sanità pubblica dello Sri Lanka, del Fronte Unito dei Servizi Paramedici, del sindacato degli Infermieri del Servizio Pubblico, del sindacato dei Servizi Medici Complementari e dell’Alleanza Sindacale dei Servizi Sanitari.

Il sindacato degli Ispettori della Sanità Pubblica (PHI) ha chiesto a tutti i dipendenti della sanità, compresi paramedici, infermieri, personale PHI e altro personale supplementare che hanno a che fare direttamente con le persone infette da COVID-19, di ritirarsi dal programma di vaccinazione per protestare contro questa decisione presa dal Ministero della Salute e dall’Associazione dei medici funzionari statali.

Il 2 giugno, in vista dello sciopero minacciato dai lavoratori di diversi ospedali, è stato emanato il secondo decreto che estende il divieto di sciopero ai dipendenti della sanità e ad altri dipendenti pubblici.

In realtà il governo e la classe dirigente dello Sri Lanka, con il pieno appoggio
dell’opposizione, ha impedito una efficace risposta alla pandemia, dando la priorità al profitto rispetto alle vite umane.

Devono continuare a funzionare soprattutto le principali industrie di esportazione, abbigliamento, tè e piantagioni di gomma.

Così nelle ultime cinque settimane il bilancio ufficiale dei morti è più che raddoppiato, arrivando a 1.656 e i nuovi contagi sono mediamente più di 3.000 al giorno, con una forte sottostima della realtà.

Tra le rivendicazioni della crescente ondata di lotte dei lavoratori del pubblico impiego la richiesta di dispositivi di protezione individuale (DPI) e la vaccinazione dei lavoratori in prima linea.

Il governo teme che queste lotte possano saldarsi alle crescenti agitazioni dei lavoratori delle piantagioni e di altri settori privati.

Un incoraggiamento alle lotte dei lavoratori dello Sri-Lanka viene dai numerosi scioperi e proteste nel Tamil Nadu, uno stato meridionale dell’India, dei lavoratori dell’auto di Hyundai, Renault-Nissan contro la mancanza di protezioni COVID-19 mentre è in corso una nuova forte ondata della pandemia.

Temendo di far scoppiare una risposta di massa tra i lavoratori, finora il governo non ha imposto sanzioni contro gli oltre 20mila infermieri, medici, tecnici di laboratorio e altri dipendenti della sanità che hanno attuato lo sciopero di cinque ore preannunciato la scorsa settimana.

Ma per prepararsi all’eventualità di proteste di massa, Rajapakse ha riempito l’apparato statale di militari che hanno condotto per trent’anni la guerra contro la minoranza tamil dell’isola; ha coltivato organizzazioni sinhala-buddiste di estrema destra e ha cercato di modificare la Costituzione per accrescere i poteri del presidente.

La borghesia dello Sri-Lanka – paese di una regione, l’Asia meridionale, divenuta centro dello scontro tra Stati Uniti e la Cina – è divisa sulla scelta delle alleanze internazionali. Il suo stato è immerso in un alto debito, e nessuna delle questioni che hanno portato alla trentennale guerra civile dello Sri Lanka è stata risolta.

Come le borghesie degli altri paesi, anche la borghesia dello Sri-Lanka e il suo stato
rispondono ai problemi che non riescono a risolvere intensificando lo sfruttamento dei lavoratori, imponendo misure repressive, e infine con il ricorso al militarismo e alla guerra.

In Sri-Lanka, la lotta di classe in corso sta dimostrando che esiste una unità oggettiva di interessi tra i lavoratori, indipendentemente dalle differenze di nazionalità, etnia, razza o sesso.

Una unità oggettiva deve trasformarsi in consapevolezza soggettiva, nel rifiuto di qualsiasi tentativo di dividere la classe operaia e nello sforzo per un’azione unitaria dei lavoratori singalesi, tamil e musulmani, opponendosi alla politica “i Sinhala prima” sponsorizzata dallo stato, come pure agli sforzi della borghesia tamil, la frazione borghese che spinge per l’allineamento con gli Usa nello scontro con la Cina, che cerca di inculcare il nazionalismo tamil.

Contro qualsiasi nazionalismo per l’unità e il collegamento con i lavoratori dell’India, e di tutto il mondo.

Le organizzazioni sindacali affiliate a IndustriAll dello Sri Lanka hanno presentato al governo una proposta riguardante le leggi di previdenza sociale, che comprende un’indennità di disoccupazione pari al 60% del salario fino a due anni.

Durante un incontro online del 25 marzo, organizzato da IndustriAll, con la partecipazione di oltre 125 sindacalisti da Bangladesh, India, Nepal, Pakistan e Sri Lanka, i sindacati hanno riferito che un gran numero di lavoratori della regione non è coperto dai sistemi di protezione sociale.

In tutta l’Asia meridionale, il 2% del PIL viene destinato alla protezione sociale, contro una media globale dell’11%.

Da uno studio ILO per il Sud Asia risulta che solo il 33% dei lavoratori hanno avuto dal governo aiuti durante il lockdown.

La stragrande maggioranza dei lavoratori del settore informale in Asia meridionale non gode del sistema di protezione sociale.

L’assenza di meccanismi come i sussidi di disoccupazione ha messo molti in crisi, in particolare durante la pandemia.

In paesi come Nepal e Bangladesh, la protezione sociale è fortemente determinata dai donatori esterni, cosa il che non è sostenibile.

I lavoratori necessitano maggiori risorse per un sistema di previdenza sociale universale e completo.

La sicurezza sociale non deve essere casuale o basata sulla carità, ma un diritto”.

Con l’introduzione del nuovo codice di sicurezza sociale, il governo indiano ha sospeso molti programmi esistenti. Il nuovo codice di sicurezza sociale esclude i lavoratori del settore informale dal sistema di protezione sociale a molti livelli, informa Shalini Trivedi, dell’Associazione delle donne lavoratrici autonome. …

Dobbiamo esigere un’adeguata rappresentazione delle donne nella creazione di sistemi di protezione sociale, programmata dal governo”.

(Self Employed Women’s Association – SEWA)



http://sicobas.org/2021/06/05/26008/