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[INDIA] L’esempio di organizzazione e resistenza dei drivers e riders con la Federazione dei lavoratori dei trasporti basati su app

Riceviamo e pubblichiamo questo contributo, da cui emerge che il tipo di rapporto di lavoro e le condizioni di lavoro, i rischi e le difficoltà ad organizzarsi accomunano fattorini/driver di tutto il mondo, con situazioni aggravate nei paesi emergenti e in via di sviluppo; perciò, occorre sviluppare una rete a livello internazionale che li colleghi e rafforzi la loro capacità di difendersi: un obiettivo prioritario per coloro che si collocano su posizioni internazionaliste di classe.

LA FEDERAZIONE INDIANA DEI LAVORATORI DEI TRASPORTI

BASATA SULLE APP,

UN ESEMPIO

CLB Fonte: Clb 20/11/02 – traduzione a cura di: G. L.

In una breve serie sui diritti dei lavoratori e l’azione collettiva in India durante la pandemia di coronavirus e il lockdown, P.K. Anand esamina tre esempi di organizzazione e resistenza dei lavoratori, a partire dalla Federazione dei lavoratori dei trasporti basati sulle app.

La rapida crescita della sharing economy e del lavoro basato sulle app ha posto enormi problemi ai sindacati di tutto il mondo.

La mancanza di un rapporto di lavoro formale ha significato che i lavoratori non solo non sono protetti dalle leggi sul lavoro esistenti e dai meccanismi di regolamentazione, ma trovano anche più difficile organizzarsi perché spesso hanno collegamenti limitati con i loro colleghi.

La pandemia Covid ha acutizzato questi problemi, in particolare per i lavoratori dei trasporti su app nei paesi del Sud, che hanno visto ridurre il loro salario mentre correvano un quotidiano rischio di infezione.

È in questo contesto che nel 2019 è stata fondata a Mumbai la Federazione indiana dei lavoratori dei trasporti basati su app (IFAT) [1] per dar loro una voce collettiva e il sostegno di cui hanno urgente bisogno.

È nata dalle esperienze di un’associazione di autisti nello stato meridionale di Telengana, e inizialmente si è concentrata sui tassisti di ride-hailing [2] prima di espandersi ad includere i lavoratori di consegna di cibo.

Opera con l’International Transport Workers Federation (ITF) Regione Asia-Pacifico [3], e ora ha adesioni di oltre 20.000 lavoratori dei trasporti e delle consegne su app in dieci grandi città dell’India.

IFAT difende i diritti degli autisti e dei rider di piattaforme come Ola, Uber, Swiggy, Zomato, ecc. con l’organizzazione, con campagne di sostegno e con la collaborazione con altri sindacati e organizzazioni della società civile.

Dalle quattro indagini condotte tra marzo e giugno 2020da IFAT e ITF, tramite interviste di più di 5.000 lavoratori dei trasporti e delle consegne in 50 città durante il lockdown nazionale, risulta che: il 51% degli intervistati aveva contratto prestiti per veicoli da 19 banche nazionali del settore pubblico, e il costo medio mensile del prestito era tra 10.000 e 20.000 rupie (da 137-274$).

Circa il 30% degli intervistati lavorava 40-50 ore a settimana. Nella settimana precedente il primo lockdown nazionale – dal 15 aprile – il reddito medio settimanale degli autisti era inferiore a 2.500 rupie (34$).

Più della metà (57%) degli intervistati guadagnava meno di 2.250 rupie (31$).

Circa il 90% dei lavoratori non aveva ricevuto alcuna razione o assistenza alimentare, e quasi l’85% alcuna assistenza finanziaria né dal datore di lavoro né dal governo.

Anche dopo l’allentamento del lockdown ad inizio giugno, circa il 70% dei lavoratori non aveva alcun reddito, mentre circa il 20% guadagnava tra le 500 e le 1.500 rupie (7-20 dollari) a settimana.

Con il rincaro dei costi del carburante, nessun supplemento per la manutenzione
delle biciclette e costi di parcheggio extra, molti addetti alle consegne non avevano di fatto un guadagno netto alla fine del turno quotidiano, e quindi incapaci di mantenere se stessi e le loro famiglie.

Shaik Salauddin, segretario generale nazionale di IFAT, rileva come la pandemia abbia più chiaramente dimostrato come i fattorini non siano “partner” della società per cui lavorano, come da essa sostenuto.

Diverse piattaforme hanno cercato di migliorare la loro immagine durante la pandemia pubblicizzando grandi contributi monetari al Covid Care Fund del Primo
Ministro, ma allo stesso tempo hanno scaricato sui loro clienti i loro obblighi verso i fattorini, con campagne di crowd-funding invitando i clienti a contribuire.

In Cina le piattaforme hanno seguito una strategia simile, come la piattaforma Ele.me che offre ai clienti la possibilità di aspettare cinque minuti in più per dare maggior respiro ai fattorini.

Le piattaforme in India, oltre a dissimulare la loro responsabilità trasferendola sui
consumatori, non sono state trasparenti nell’erogazione dei fondi raccolti: hanno creato una burocrazia sproporzionata e i criteri di ammissibilità indicati non sono chiari.

Anche la distribuzione agli autisti di mascherine e disinfettanti è stata ristretta e disordinata; la maggior parte degli autisti ha dovuto pagare almeno alcuni di questi articoli con i propri fondi.

IFAT ha continuato a chiedere con forza che le piattaforme di ride-hailing riducano il prezzo di commissione per corsa dal 25% al 5%. Questo permetterebbe ai fattorini di risollevarsi ed essere risarciti delle perdite subite negli ultimi mesi.

Lavoratori e sindacati hanno anche chiesto di non dover pagare tre mesi di interessi composti sui prestiti per i veicoli.

Nessuna di queste richieste è stata ancora accolta.

Durante il lockdown, la piattaforma Ola ha comunicato di rinunciare alle spese di noleggio per i veicoli in leasing e ha chiesto ai conducenti di restituire i loro veicoli, senza tuttavia informare su cosa succede ai veicoli restituiti dopo l’allentamento del lockdown, il che è motivo di ulteriore preoccupazione per i fattorini, non sono in grado di pagare i prestiti e le ipoteche e di prendersi cura delle loro famiglie, e che per di più temono che Ola li pianti in asso e assuma nuovi autisti per questi veicoli.

I lavoratori hanno espresso preoccupazioni per l’installazione sui cellulari dell’app di monitoraggio sulla salute Aarogya Setu, come richiesto dal governo centrale.

Temono che questo consenta alle aziende di sorvegliarli e raccogliere dati sui loro movimenti dopo l’orario di lavoro.

Per di più i dati sono condivisi con il governo.

Oltre a fare pressione sulle autorità, durante la pandemia IFAT ha partecipato alle attività di soccorso, con modeste somme di denaro (specialmente alle donne autiste), distribuendo generi alimentari ai fattorini in maggiori difficoltà economiche, e aiutandone alcuni ad allestire bancarelle di fortuna davanti ai loro veicoli per vendere maschere, disinfettanti, succhi di frutta,
ecc.

IFAT è intervenuta anche in modo diretto, aderendo all’appello allo sciopero generale di vari sindacati centrali a giugno (2020) e sostenendo gli scioperi dei lavoratori delle consegne di cibo in tutto il paese e a Hyderabad in particolare.

Nella prima settimana di agosto, ci sono stati scioperi e azioni di protesta da parte dei lavoratori delle consegne di cibo Swiggy in diverse città.

Hanno protestato perché mentre loro mettevano a rischio la salute e la sicurezza lavorando per tutta la durata del lockdown, la piattaforma ha ridotto i loro salari e tagliato gli incentivi.

Swiggy ha modificato in modo arbitrario la struttura della paga e degli incentivi, compresa una riduzione di oltre la metà, da 35 rupie (0,47 dollari) a 15 rupie (0,20 dollari) del trattamento di base per ordine.

A Delhi, si è trattato del secondo taglio nel trattamento di base del 2020; a fine febbraio e inizio marzo c’è stata la riduzione dalle precedenti 40 rupie (0,54 dollari) alle 35 rupie per ordine.

Sono state anche imposte modifiche arbitrarie ai tempi di attesa dei ristoranti, alla
“modalità pioggia” e alle tariffe notturne.

Inoltre, è stato eliminato l’incentivo mensile di 3.000 rupie (41 dollari) per il lavoro a tempo pieno e di 2.000 rupie (27 dollari) per il lavoro part-time.

Denunciando la falsificazione dei dati da parte della piattaforma, i lavoratori hanno chiesto una maggiore trasparenza sulle valutazioni date dai clienti anziché una valutazione media.

Come rilevato dall’approfondita inchiesta della rivista People (人物), tutti questi abusi sono comuni ai lavoratori delle consegne di cibo Mei-tuan e Ele.me in Cina.

I lavoratori hanno protestato in numerose occasioni a Chennai, Delhi, Hyderabad e Noida.

Tuttavia, le piattaforme hanno riposto rilasciando dichiarazioni fuorvianti, mettendo i lavoratori nella lista nera e sospendendo i loro documenti di lavoro.

IFAT intende mantenere la sua line d’azione proseguendo gli sforzi per soddisfare le richieste dei fattorini e dei lavoratori delle consegne, creando meccanismi di salvaguardia contro le modifiche arbitrarie da parte delle piattaforme e sollecitando i governi a intervenire.

Spera di aumentare la sua presenza raggiungendo un maggior numero di fattorini e lavoratori delle consegne, sensibilizzando e sviluppando la loro coscienza.

Ha sempre posto l’accento sulla formazione costante e sul dare voce ai lavoratori delle piattaforme.

P.K. Anand è un ricercatore presso l’Istituto di studi cinesi di Delhi. e-mail:
anand.p.krishnan@gmail.com e su Twitter a @anandpkrishnan

Questo articolo fa parte di una serie occasionale commissionata da CLB per esaminare l’influenza del capitale cinese nel mondo e promuovere la solidarietà dei lavoratori nel Sud globale.

Note

1) https://drive.google.com/file/d/1vO-j8uiulEM4CCQSMgOYtZ4pI202wMQf/view; https://www.facebook.com/connectifat/ tel.: +91 91776
24678

2) Ride-hailing è un servizio vettura più autista, che arriva; quando richiesto.

3) https://www.itfglobal.org/en/region/itf-asia-pacific – (qui si trovano i contatti per i vari paesi) ITF dell’Asia Pacifica rappresenta 1,1 milioni di lavoratori dei trasporti tramite i suoi affiliati – è il più grande sindacato dei trasporti al di fuori dell’Europa. Copre 30 paesi. La sede centrale è a Londra, TF House, 49-60 Borough Road, London, SE1 1DR; Tel: +44 (0) 20 7403 2733; Fax: +44 (0) 20 7357 7871;
Email: mail@itf.org.uk