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[CONTRIBUTO] Afghanistan: le donne ribelli di Rawa contro l’occupazione Usa/Nato e contro i talebani

Riceviamo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso questo contributo, già pubblicato sul loro sito (vedi qui):

Afghanistan:

le donne ribelli di Rawa

contro l’occupazione Usa/Nato e contro i talebani

Riprendiamo dalla pagina facebook del Comitato 23 settembre e dal sito dell’Osservatorio Afghanistan due interviste fatte negli scorsi giorni alle militanti di RAWA (Revolutionary Association of the Women of Afghanistan – Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afghane).

Non sempre, e non necessariamente, la loro analisi delle ragioni della guerra imperialista condotta dagli Stati Uniti e dalle potenze occidentali, con l’Italia in prima fila, e della funzione dei taleban, coincide con la nostra. Ma il loro audace grido di lotta rivoluzionario democratico va ascoltato e raccolto, rispondendo ad esso nel solo modo possibile: con la denuncia sia della infame guerra dei vent’anni che delle nuove manovre “di pace” italiane, statunitensi, europee in corso per continuare, anche dopo la disfatta subita, l’opera di manomissione e schiavizzazione dell’Afghanistan; in combutta, magari, con il nuovo potere talebano e i suoi vecchi e nuovi protettori – manovre “di pace” che hanno come loro bersaglio designato, allo stesso modo delle operazioni di guerra, tutte le masse sfruttate e oppresse di questo paese, maschili e in un modo tutto speciale, come sempre, femminili.

https://www.facebook.com/comitato23settembre/

https://www.osservatorioafghanistan.org/articoli-2021/2979-contro-l%E2%80%99occupazione-usa-e-contro-i-talebani-la-resistenza-delle-donne-afgane.html

L’intervista che pubblichiamo, tratta dal Manifesto del 24/8, contraddice in modo netto qualunque tentativo di sostenere la tesi che le invasioni e le guerre portate dai paesi imperialisti (tra cui l’Italia) nel sud del mondo abbiano come scopo la liberazione delle donne, in particolare delle donne mussulmane.

E’ una vecchia storia che viene ripetuta senza vergogna, ormai da secoli, per giustificare gli effetti di distruzione e morte di tale presenza “liberatoria”. Chiunque affronti la storia del vecchio e nuovo colonialismo europeo e nostrano sa che da esso le donne sono state strumentalizzate, impoverite e brutalizzate, che gli eserciti invasori portano con sé miseria e distruzione, che colpiscono le donne in particolare e portano al seguito una domanda inesauribile di prostitute a disposizione delle truppe. Che i cosidetti eserciti nazionali in cui si arruola chi spera di dar da vivere alla propria famiglia (e costretti ad aspettare per mesi un salario che non arriverà mai) sono delle fabbriche di invalidi, vedove e orfani.

In questi 20 anni le donne Afghane, al di là di qualche micro progetto definito dalla rappresentante di RAWA “superficiale, appariscente, privo di contenuti e di una falsa libertà”, hanno dovuto subire gli effetti della guerra: 240.000 morti, la maggior parte dei quali civili, bombardamenti continui, con bersaglio preferito le feste di nozze nei villaggi più sperduti, la distruzione dei territori, e quindi mancanza di lavoro e privazione dei mezzi di sussistenza, migliaia di bambini saltati in aria sulle mine (i famosi “pappagalli verdi” denunciati vent’anni fa da Gino Strada).

Nessun reale progetto contro l’analfabetismo e a difesa della salute delle donne è stato messo in atto, se è vero che esse continuano a morire di parto nella stessa percentuale di vent’anni fa. Del resto solo un ventesimo della montagna di dollari spesi in questi 20 anni di invasione è sfuggito alle spese militari, e di questo ventesimo, la stragrande maggioranza è andato in corruzione dilagante, che arriva ai giudici dei tribunali, in stipendi per i cooperanti occidentali (di dieci volte maggiori rispetto agli stipendi medi locali), di insediamento delle ONG (la moderna versione delle locuste) e a sostegno alla diffusione della droga, prostituzione e piccoli traffici che hanno fatto di Kabul una nuova Saigon.

Questa e altre interviste rilasciate dalle donne di RAWA in questi giorni dimostrano che le donne Afghane hanno capito perfettamente che possono contare solo su se stesse, e che il primo passo della loro futura lotta è quello di denunciare senza equivoci che nessuna liberazione verrà mai al seguito di eserciti e truppe di occupazione. Una verità che ripetono, inascoltate, dalla loro fondazione, e che hanno ripetuto dal 2001, nel silenzio o assenso quasi generale che ha accompagnato l’invasione Usa/Nato del loro paese.

Da qui dovrà partire la loro lotta contro il governo che si è insediato di cui esse segnalano il carattere reazionario ma anche l’equivoca origine e la compromissione con gli eserciti stranieri. Esse lucidamente chiedono a noi donne occidentali di denunciare i veri obiettivi dei paesi invasori, che niente avevano a che fare con i diritti delle donne e della popolazione afghana. Una denuncia che facciamo nostra come l’impegno a sostenere e diffondere le loro lotte. Che sono anche le nostre!

Voi avete creato il caos, noi donne resisteremo

L’Associazione rivoluzionaria delle donne Afghane, fondata nel 1977, è ancora in prima linea. Le donne sono le vittime predestinate dell’emirato instaurato a Kabul. Molte cercano di fuggire, giustamente, altre continueranno a lottare nel loro paese. Tra quelle che restano vi sono le attiviste di Rawa.

Abbiamo sentito una di loro (per motivi di sicurezza non possiamo indicare il nome).

«Siamo preoccupate perché non sappiamo come evolverà la situazione. Non è la prima volta che ci troviamo ad affrontare una guerra, lo abbiamo fatto dal ’92 al ’96 e, ancora peggio, dal ’96 al 2001, ma siamo sopravvissute. È quasi impossibile provare ad analizzare questo scenario e predire il futuro, ma siamo sicure che le forze al potere continueranno a formare e alimentare criminali fanatici, a perpetrare la guerra, e noi continueremo la nostra lotta e a trovare il modo di difenderci, vivendo e lavorando clandestinamente in Afghanistan».

Ora tutto il mondo sembra preoccupato per la sorte delle donne afghane…

«Le donne hanno sempre sofferto negli ultimi 40 anni. La violenza è stata tremenda, le donne venivano pubblicamente giustiziate e lapidate dai taliban, le scuole delle ragazze bruciate, stupri, rapimenti, matrimoni forzati e prematuri sono continuati per anni. Anche di recente le scuole per ragazze e i reparti di maternità negli ospedali sono stati attaccati con bombe, numerosi bambini sono morti prima di vedere la luce e alcune madri uccise non hanno potuto vedere i loro figli. Centri di istruzione sono stati attaccati provocando la morte degli studenti. Sale per matrimoni sono saltate per aria.

«Con alcuni progetti ‘appariscenti’, superficiali, privi di contenuto e di una falsa libertà, gli Usa hanno ingannato il nostro popolo e il mondo. Le loro preoccupazioni sono false e demagogiche. Sapevano cosa stava succedendo, ma hanno continuato a sostenere fondamentalisti misogini e reazionari e hanno riconsegnato il paese a una banda di terroristi barbari. È un macabro scherzo sostenere che «diritti delle donne», «democrazia», «costruzione della nazione», etc. facevano parte degli obiettivi degli Usa e della Nato. Gli Usa erano in Afghanistan per destabilizzare la regione e per mostrarsi più potenti dei loro rivali, in particolare le potenze emergenti come Cina e Russia e colpire le loro economie con guerre regionali.

Molti appelli internazionali chiedono ai taliban di aprire le frontiere per chi vuole lasciare il paese. Qual è il modo migliore per aiutarvi?

«Viviamo un momento estremamente difficile e pensiamo che le persone, le cui vite sono in pericolo, debbano poter lasciare il paese. Tuttavia, fuggire dal paese non è mai la soluzione, occorre rimanere e lottare contro il regime. Ci sono molti modi per aiutare gli afghani e in particolare le donne. Noi abbiamo bisogno che il popolo italiano faccia sentire la propria voce contro le politiche guerrafondaie degli Usa e dei loro alleati e appoggi e rafforzi la lotta del popolo afghano contro la barbarie. La comunità internazionale deve chiedere conto ai governi che hanno tradito il popolo afghano e metterli di fronte alle loro responsabilità.

Devono denunciare il gioco sporco di Usa, Nato e Onu, hanno creato il caos e poi hanno dichiarato guerra. Una volta occupato il paese, hanno creato ulteriori conflitti e hanno lasciato solo rovine e un caos totale. Noi chiediamo ai paesi occidentali di non riconoscere il regime dei taliban anche se raccontano di essere cambiati rispetto al passato. E poi i sostegni finanziari devono essere impiegati per aiutare gli sfollati interni che stanno soffrendo senza tende, cibo, vestiti, toilette e minime cure sanitarie.

Eravate pronte ad affrontare questa situazione? Come immaginate il futuro?

«Avevamo previsto questa evoluzione. Ma non così repentina. I taliban sono entrati a Kabul in poche ore. L’11 ottobre 2001, all’inizio dell’occupazione, Rawa aveva dichiarato: «La continuazione degli attacchi Usa e l’aumento delle vittime civili non solo giustificheranno i taliban, ma causeranno un rafforzamento delle forze fondamentaliste nella regione e nel mondo». Questa occupazione ha portato solo bagni di sangue, distruzione e caos. Ha trasformato il nostro paese nel più corrotto, meno sicuro, infestato dalla mafia della droga e un luogo pericoloso soprattutto per le donne. Tutte le forze imperialiste invadono paesi per i loro interessi strategici, politici e finanziari ma attraverso menzogne e false immagini di un Afghanistan «liberato» hanno cercato di nascondere i reali motivi.

Negli ultimi 20 anni, Rawa ha chiesto la fine dell’occupazione Usa/Nato, per poter decidere il nostro futuro. Il futuro è molto cupo. E per le donne tornare sotto il burqa dopo vent’anni è quasi impossibile. I taliban cercano di prendere tempo per organizzarsi. Tutto è successo così velocemente, ora devono costituire un governo, la loro intelligence e istituire il Ministero per la propagazione della virtù e la prevenzione del vizio, responsabile del controllo di tutti i dettagli: lunghezza della barba, vestiti e il Mahram (maschio accompagnatore) per le donne. I taliban dicono che non sono contro i diritti delle donne nel quadro della sharia (legge islamica). Ma la sharia è vaga e interpretata in modo diverso dai regimi islamici secondo la propria agenda politica. I taliban vogliono il riconoscimento dell’Occidente e cercano di darsi una immagine più accettabile. Forse tra qualche mese diranno che indiranno elezioni, che credono nella giustizia e nella democrazia! Queste false promesse non cambieranno la loro natura e resteranno fondamentalisti islamici: misogini, disumani, barbari, reazionari, antidemocratici, antiprogressisti.

La mentalità dei taliban non è cambiata e non cambierà mai. Noi continueremo a lottare per un Afghanistan indipendente, libero, laico, democratico e giusto. Queste aspirazioni appaiono molto difficili da realizzare perché siamo circondati da nemici potenti, che hanno i loro interessi da realizzare. Le forze democratiche sono sempre state eliminate e questo rende la nostra lotta ancora più ardua, ma siamo convinte che la resistenza esiste, diventerà più forte e le prossime generazioni alla fine vinceranno. Abbiamo sempre detto che nessuna nazione può esportare i «diritti delle donne» o la «democrazia». Crediamo che le donne afghane continueranno la lotta e nessuna oppressione, tirannia o violenza potrà fermare la resistenza.»

Secondo l’associazione di donne afghane Rawa, l’occupazione statunitense ha reso l’Afghanistan un Paese più corrotto, più insicuro e più pericoloso. E il ritorno dei talebani era assolutamente prevedibile. Loro però non si arrendono e continuano la loro lotta per la libertà e i diritti delle donne.

La Revolutionary Association of the Women of Afghanistan (Rawa), è una delle più antiche associazioni di femministe afghane, che dal 1977 lotta per i diritti delle donne e la democrazia in Afghanistan. Sonali Kolhatkar, dell’associazione statunitense Afghan Women’s Mission, è riuscita a contattarle e a porre loro alcune domande dopo la presa del potere dei talebani.

L’intervista è stata pubblicata sul sito di Rawa il 20 agosto scorso, per cui è precedente agli attentati del 26 agosto a Kabul.

Sonali Kolhatkar: Per anni Rawa ha preso posizione contro l’occupazione americana e ora che gli americani si stanno ritirando, i talebani sono tornati. Il presidente Biden avrebbe potuto realizzare il ritiro in modo tale da lasciare l’Afghanistan in una situazione più sicura di quella in cui invece si trova adesso? Avrebbe potuto fare di più per evitare che i talebani fossero in grado di prendere il sopravvento così rapidamente?

Rawa: Negli ultimi 20 anni una delle nostre richieste è sempre stata la fine dell’occupazione Usa/Nato, meglio se contestualmente portando via i loro fondamentalisti islamici e tecnocrati e lasciando che il nostro popolo potesse decidere del proprio destino. Questa occupazione ha portato solo spargimento di sangue, distruzione e caos. Hanno trasformato il nostro Paese in un luogo più corrotto, più insicuro, dominato dalla mafia della droga e pericoloso soprattutto per le donne. Un risultato prevedibile fin dall’inizio. L’11 ottobre 2001, quindi nei primi giorni dell’occupazione, avevamo dichiarato: “La continuazione degli attacchi statunitensi e l’aumento del numero di vittime civili innocenti non solo fornisce una scusa ai talebani, ma provocherà anche il rafforzamento delle forze fondamentaliste nella regione e nel resto del mondo”.

La ragione principale per cui eravamo contro questa occupazione risiedeva nel fatto che si trattava di un sostegno al terrorismo sotto la bella bandiera della “guerra al terrore”. Dai primi giorni in cui gli sciacalli e assassini dell’Alleanza del Nord sono stati messi di nuovo al potere nel 2002 fino agli ultimi colloqui, accordi e patti cosiddetti di pace di Doha e al rilascio di 5.000 terroristi dalle prigioni nel 2020/21, era ovvio che anche il ritiro non avrebbe avuto un buon esito.

Il Pentagono dimostra che nessuna invasione o ingerenza finisce in condizioni di sicurezza. Tutte le potenze imperialiste invadono altri Paesi per i loro interessi strategici, politici e finanziari, e grazie a menzogne e potenti mezzi di comunicazione occultano le reali ragioni e la loro agenda.

È una beffa dire che valori come “diritti delle donne”, “democrazia”, “costruzione della nazione” eccetera facevano parte degli obiettivi degli Usa/Nato in Afghanistan! Gli Stati Uniti erano in Afghanistan al fine di rendere la regione instabile e sede di gruppi terroristici per accerchiare le potenze rivali, specialmente Cina e Russia, e minare le loro economie attraverso guerre regionali. Ma naturalmente il governo degli Stati Uniti non voleva un’uscita così disastrosa, vergognosa e imbarazzante, che ha lasciato dietro di sé una confusione tale da costringerli a inviare di nuovo le truppe in 48 ore per riprendere il controllo dell’aeroporto ed evacuare in sicurezza i loro diplomatici e il loro personale.

Crediamo che gli Stati Uniti abbiano lasciato l’Afghanistan per le proprie debolezze e non perché siano stati sconfitti dalle loro creature (i talebani). Ci sono due ragioni principali per questo ritiro. La prima è la crisi interna degli Stati Uniti, che assume diverse forme. I segni del declino del sistema Usa si sono visti nella debole risposta alla pandemia di Covid-19, nell’attacco a Capitol Hill e nelle grandi proteste dell’opinione pubblica statunitense degli ultimi anni. I responsabili politici sono stati dunque costretti a ritirare le truppe per concentrarsi su questioni interne scottanti. La seconda ragione è che la guerra afgana è stata una guerra eccezionalmente onerosa, il cui costo è arrivato a migliaia di miliardi di dollari: tutti soldi dei contribuenti americani. Il che ha rappresentato un tale onere finanziario per gli Stati Uniti da indurli alla fine a lasciare l’Afghanistan.

Le politiche dei fabbricanti di guerra dimostrano che il loro obiettivo non è mai stato quello di rendere l’Afghanistan più sicuro. Inoltre, sapevano che il ritiro sarebbe stato caotico, eppure sono andati avanti ugualmente. Ora l’Afghanistan è di nuovo sotto i riflettori perché i talebani sono al potere, ma quella che vedete oggi è la stessa situazione che abbiamo vissuto negli ultimi 20 anni, durante i quali ogni giorno centinaia di persone sono state uccise e il nostro Paese distrutto, solo che raramente è stato riportato dai media.

Sonali Kolhatkar: La leadership talebana sta dicendo che rispetterà i diritti delle donne conformemente alla legge islamica. Alcuni media occidentali riportano queste parole in una luce positiva. Ma i talebani non dicevano la stessa cosa anche vent’anni fa? Pensate che ci sia un reale cambiamento da parte loro sul terreno dei diritti umani e dei diritti delle donne?

RAWA: I media mainstream stanno solo cercando di gettare sale sulle ferite del nostro popolo devastato; dovrebbero vergognarsi del modo in cui cercano di indorare la pillola sui brutali talebani. Il portavoce dei talebani ha dichiarato che non c’è differenza tra la loro ideologia del 1996 e quella di oggi. E quello che dicono sui diritti delle donne è esattamente quello che dicevano durante il loro precedente, buio, dominio: applicare la sharia.

In questi giorni i talebani hanno dichiarato un’amnistia in tutto l’Afghanistan e il loro slogan è “ciò che può portare la gioia dell’amnistia, non può farlo la vendetta”. Ma nella realtà stanno uccidendo persone ogni giorno. Proprio ieri un ragazzo è stato ucciso a Nangarhar solo perché portava la bandiera nazionale afgana tricolore invece di quella bianca dei talebani. Hanno giustiziato quattro ex ufficiali dell’esercito a Kandahar, hanno arrestato un giovane poeta afgano, Mehran Popal, nella provincia di Herat colpevole di aver scritto post anti-talebani su Facebook e la sua famiglia non sa dove si trovi. Questi sono solo alcuni esempi delle loro azioni violente, a dispetto delle accondiscendenti e “miti” parole dei loro portavoce.

Noi crediamo che la loro sia solo una farsa, recitata nel tentativo di guadagnare tempo per riorganizzarsi. Gli eventi sono stati così convulsi che stanno velocemente cercando di costruire la loro struttura di governo, creare la loro intelligence e mettere in piedi il Ministero per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio, responsabile del controllo dei piccoli dettagli della vita quotidiana delle persone, come la lunghezza della barba, il codice di abbigliamento e l’obbligo di avere un mahram (un accompagnatore uomo, che può essere solo il padre, il fratello o il marito) per una donna. I talebani sostengono di non essere contro i diritti delle donne, ma che questi dovrebbero rimanere all’interno della cornice della legge islamica, la sharia.

Ma la sharia è vaga e viene interpretata dai regimi islamici in modi diversi, piegandola a vantaggio delle proprie agende politiche e delle proprie leggi. Inoltre, i talebani vorrebbero anche che l’Occidente li riconoscesse e li prendesse sul serio, e tutte queste affermazioni sono parte del tentativo di dare una certa immagine edulcorata di sé. Forse fra qualche mese diranno che faranno le elezioni perché credono nella giustizia e nella democrazia! Ma queste messinscene non cambieranno mai la loro vera natura. Saranno sempre dei fondamentalisti islamici: misogini, disumani, barbari, reazionari, antidemocratici e antiprogressisti. In una parola, la mentalità talebana non è cambiata e non cambierà mai!

Sonali Kolhatkar: Perché l’esercito nazionale afgano e il governo afgano sostenuto dagli Stati Uniti sono crollati così rapidamente?

RAWA: Alcune ragioni tra le tante sono le seguenti.

1) Tutto è stato fatto sulla base di un accordo per consegnare l’Afghanistan ai talebani. Il governo degli Stati Uniti, negoziando con il Pakistan e altri attori regionali, si era accordato per formare un governo composto principalmente da talebani. Quindi i soldati non erano pronti a farsi uccidere in una guerra che sapevano non avrebbe portato alcun beneficio per il popolo afgano, perché a porte chiuse si era già deciso di portare i talebani al potere. Zalmay Khalilzad [diplomatico statunitense di origini afgane, rRappresentante speciale per la riconciliazione dell’Afghanistan] è molto odiato dal popolo afgano per il ruolo sleale che ha avuto nel riportare i talebani al potere.

2) La maggior parte degli afgani capisce bene che la guerra in Afghanistan non è una guerra degli afgani e per il bene del Paese, ma una guerra condotta da potenze straniere per i loro interessi strategici e che gli afgani sono usati come combustibile per il conflitto. La maggior parte dei giovani si unisce alle forze militari a causa della grave povertà e disoccupazione, manca loro la convinzione morale per combattere. Vale la pena ricordare che gli Stati Uniti e l’Occidente hanno cercato per 20 anni di rendere l’Afghanistan un Paese di consumatori, ostacolando la crescita dell’industria. Questa situazione ha creato un’ondata di disoccupazione e povertà, aprendo la strada al reclutamento del governo fantoccio, dei talebani e alla crescita della produzione di oppio.

3) Le forze afgane non erano così deboli da essere sconfitte nel corso di una settimana, ma hanno ricevuto precisi ordini dal palazzo presidenziale di non combattere i talebani e di arrendersi. La maggior parte delle province sono state consegnate pacificamente ai talebani.

4) Il regime fantoccio di Hamid Karzai e Ashraf Ghani da anni definiva i talebani “fratelli insoddisfatti”, e ha liberato molti dei loro comandanti e leader più spietati. Chiedere ai soldati afgani di combattere una forza che non è definita “nemico” ma “fratello” ha incoraggiato i talebani e ha buttato giù il morale delle forze armate afgane.

5) Le forze armate erano afflitte da una corruzione senza precedenti. Il gran numero di generali (per lo più ex brutali signori della guerra dell’Alleanza del Nord) seduti a Kabul ha arraffato milioni di dollari, mentre decurtava il salario dei soldati che combattevano in prima linea. Il SIGAR (Special Inspector General for Afghanistan Reconstruction) ha denunciato il fenomeno dei “soldati fantasma”: gli alti funzionari impegnati a riempire le proprie tasche, incanalando lo stipendio di decine di migliaia di soldati inesistenti nei loro conti bancari.

6) Ogni volta che l’esercito era assediato dai talebani, le richieste di aiuto venivano ignorate da Kabul. In numerosi casi decine di soldati, abbandonati senza munizioni e cibo per settimane, sono stati massacrati dai talebani. Perciò il tasso di perdite tra le forze armate afgane è stato molto alto. Al World Economic Forum di Davos nel 2019, Ashraf Ghani ha confessato che dal 2014 sono stati uccisi oltre 45.000 addetti alla sicurezza afgana, mentre nello stesso periodo sono stati uccisi solo 72 addetti di Usa/Nato.

7) In generale nella società la crescente corruzione, l’ingiustizia, la disoccupazione, l’insicurezza, l’incertezza, la frode, la grande povertà, la droga, il contrabbando, eccetera, hanno fornito un terreno fertile per il risorgere dei talebani.

Sonali Kolhatkar: Qual è il modo migliore per gli americani di aiutare RAWA e il popolo e le donne afgane in questo momento?

RAWA: Ci sentiamo molto fortunate e felici per avere avuto al nostro fianco in questi anni quella parte del popolo americano amante della libertà. Abbiamo bisogno che gli americani alzino la voce e protestino contro le politiche di guerra dei loro governi e sostengano il rafforzamento della lotta del popolo afgano contro questi barbari.

Resistere è nella natura umana, e la storia ne è testimone. Abbiamo i gloriosi esempi dei movimenti di lotta degli Stati Uniti “Occupy Wall Street” e “Black Lives Matter”. Abbiamo visto che nessuna oppressione, tirannia e violenza può fermare la resistenza. Le donne non saranno più incatenate! Proprio la mattina dopo l’entrata dei talebani nella capitale, un gruppo di nostre giovani donne coraggiose ha dipinto graffiti sui muri di Kabul con lo slogan: “Abbasso i talebani!”. Le nostre donne sono ora politicamente consapevoli e non vogliono più vivere sotto il burqa, cosa che magari 20 anni fa hanno fatto. Continueremo le nostre lotte trovando modi intelligenti per stare al sicuro.

Pensiamo che il disumano impero militare statunitense non sia solo nemico del popolo afgano, ma anche la più grande minaccia alla pace e alla stabilità del mondo. Ora che il sistema è sull’orlo del declino, è dovere di tutti gli amanti della pace e della giustizia, di tutti i progressisti e della sinistra intensificare la lotta contro i brutali guerrafondai alla Casa Bianca, al Pentagono e a Capitol Hill. Sostituire il sistema marcio con uno giusto e umano non solo libererà milioni di poveri e oppressi americani, ma avrà un effetto duraturo in ogni angolo del mondo.

Ora la nostra paura è che il mondo possa dimenticare l’Afghanistan e le donne afgane, come accaduto sotto il sanguinoso dominio dei talebani alla fine degli anni Novanta. Per questo, i progressisti e le istituzioni statunitensi non devono dimenticare le donne afgane.

Alzeremo la nostra voce più forte e continueremo la nostra resistenza e la lotta per una democrazia laica e i diritti delle donne!

(traduzione dall’inglese di Cinzia Sciuto)