Il dibattito sul green pass è una gigantesca commedia degli equivoci.
I media ufficiali e i social offrono versioni solo apparentemente contraddittorie.
L’opposizione o il sostegno alla gestione dell’epidemia vestono abiti diversi, che non sono però assolutamente in contraddizione con la natura degli interessi che tutelano.
I toni posso sembrare esasperati e carichi di passione, gli estremismi verbali abbondano, ma…
Tutti, proprio tutti, sono allineati nel garantire, consapevolmente o meno, la continuità della produzione e di tutte le attività economiche e commerciali.
Tutti, proprio tutti, sono allineati a non voler indagare le cause di questa e delle prossime pandemie.
Tutti, proprio tutti, non vogliono una sanità che prevenga malattie ed epidemie.
Tutti, proprio tutti, tacciono sulla necessità di finanziare la medicina di comunità perché è una spesa improduttiva, anche se produttiva di salute.
Tutti, proprio tutti, utilizzano lo sfascio della sanità pubblica, che non fanno funzionare, per farne un’area di mercato a disposizione dell’industria chimico-farmaceutica.
Tutti, proprio tutti, gli stati, democratici e non, attuano strategie geopolitiche, l’un contro l’altro, mentre fanno finta di condurre la battaglia al covid-19.
In questo falso dibattito, i poli in contesa non vogliono però allentare la lotta di concorrenza e coordinare aperture e chiusure delle attività con le ragioni sanitarie.
Per una prima e lunga fase erano per minimizzare.
Non si doveva esagerare con gli allarmi “che sarà mai, è solo un’altra forma d’influenza”.
Mascherine? “se al momento non ce n’è, vanno bene anche i foulard”.
Tracciamenti? “non sono mica una cura”.
Il Codice Ateco? non ha fermato neanche la produzione di armi!
Tutto il mondo associativo padronale e le istituzioni ostentavano un volitivo “noi non chiudiamo!”.
Poi si è cambiato registro, ma sempre funzionale al “noi non chiudiamo”.
Si è fatto sfoggio di rigore ed è partita la minacciosa campagna autoritaria.
“Se non ti vaccini, non ti pago!”, … perché io, padrone, devo rimanere aperto!
Ma l’operaio, l’impiegato, l’infermiere, avrebbero mai potuto licenziare il proprio “datore di lavoro” per aver minimizzato la pandemia (vedi Alzano e dintorni) eludendo tutte le misure restrittive del caso?
Mai si era vista tanta retorica su civismo e responsabilità collettiva.
Il vaccino diventa l’arma definitiva e totale per sconfiggere il covid-19, ma solo sottoscrivendo l’informativa che ti addossa ogni responsabilità per le eventuali conseguenze sulla tua salute!
Un toccasana per una nuova ripartenza, salvare la stagione turistica, non deprimere le attività economiche, le cui difficoltà potranno così essere addossate ai non vaccinati piuttosto che alla crisi economica in corso già dal 2019.
E’ così che tutta la “strategia sanitaria” si identifica con il green pass.
Viene assolutizzato lo strumento del vaccino e si relativizza e deprime l’azione sanitaria complessiva.
In realtà servirebbe più ricerca scientifica, più vaccini sicuri, ma soprattutto una sanità universale!
In questa polarità di approcci domina l’astrattezza e le classi escono di scena.
Ma le classi non sono annullate nell’epidemia.
L’epidemia non è democratica, nulla si spalma in modo uniforme se vi sono condizioni sociali differenti.
Lo stesso tasso di mortalità e malattia è correlato al gradiente sociale.
Non si è uguali neanche di fronte alle sciagure.
Totò diceva che la morte è “una livella”, certo quella di vecchiaia, non parlava di quella da pandemia o da infortunio sul lavoro che sia!
Ancor più sconfortante in questo acritico scontro tra si vax e no vax, e varianti correlate, è vedere tanti lavoratori animarsi in una disputa individuale ed astratta che fa solo il gioco delle altre classi, dei padroni.
Questa è solo la dimostrazione che senza visione, coscienza e lotta di classe non c’è campo di attività, analisi o prospettiva che ci possa rendere indipendenti.
Avanti verso lo sciopero generale dell’11 ottobre!
S.I. Cobas