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[COMUNICATO] Contro ogni squadrismo: sia esso fascista, statale o padronale. Contro ogni retorica nazionalista della “unità democratica”

CONTRO OGNI SQUADRISMO, SIA ESSO FASCISTA, STATALE O PADRONALE!

SOLIDARIETA’ A TUTTI I LAVORATORI IN LOTTA,

INDIPENDENTEMENTE DALLA BANDIERA SINDACALE!

NESSUN ALIBI E NESSUNA COMPLICITA’ CON CHI, IN NOME DELL’ “ANTIFASCISMO”, USA I FATTI DI ROMA COME ALIBI PER RAFFORZARE IL GOVERNO DRAGHI E I SUOI PIANI ANTIOPERAI!

Il S.I. Cobas, nel condannare l’assalto alla sede nazionale della Cgil guidato dalla teppaglia neofascista di Forza Nuova e da frange reazionarie del movimento “no-vax”, esprime la propria solidarietà a quei lavoratori che quotidianamente lottano per i propri diritti sotto le insegne di quel sindacato.

Allo stesso tempo, invita tutti i lavoratori e tutti i proletari in lotta a non prestare il fianco all’uso strumentale di questo episodio come pretesto per rafforzare ulteriormente il fronte padronale e antioperaio guidato dal governo Draghi e a non lasciarsi abbagliare dalle sirene di un “antifascismo” istituzionale utile solo a chi, come i vertici di Cgil-Cisl-Uil, prima si è reso complice di una gestione catastrofica dell’emergenza pandemica e ora sta avallando le peggiori manovre antioperaie, su tutte lo sblocco dei licenziamenti.

Il movimento “no vax”, espressione di pulsioni reazionarie tipiche delle mezze classi e della piccola borghesia travolta da una crisi capitalistica preesistente alla pandemia, ha trovato nuova linfa grazie al varo del greenpass: una misura politica e non sanitaria, strumentale perchè scarica sui singoli la responsabilità della scelta vaccinale, quindi funzionale ad alimentare divisioni tra i lavoratori e a criminalizzare le paure e i dubbi alimentati ad arte sia dalle massicce campagne di disinformazione “negazioniste”, sia dall’incapacità dello Stato di dar vita a una campagna vaccinale fondata su un consenso informato e consapevole.

Un’incapacità che non è casuale, bensì del tutto coerente con una gestione dell’emergenza del tutto supina agli interessi di Confindustria e della grande borghesia, in nome della sacralità del profitto e priva del benchè minimo interesse alla salvaguardia della salute, della sicurezza e della vita dei lavoratori.

Come hanno tristemente dimostrato le migliaia di morti frutto del collasso degli ospedali pubblici, la strage nelle Rsa, i finti protocolli sulla sicurezza e i decreti utili solo come foglia di fico per tenere aperte il maggior numero di attività possibili anche nel bel mezzo del lockdown e il mancato tracciamento dei contagi provocato da decenni di tagli alla sanità e alla medicina territoriale, i governi Conte e Draghi, analogamente a tutti i governi dei paesi a capitalismo avanzato, con le loro politiche hanno aggravato e cronicizzato gli effetti della pandemia sia sotto l’aspetto sanitario che dal punto di vista sociale, alimentando una crescente sfiducia e diffidenza nei confronti dello stato che è manifestata, tra l’altro, con l’altissima astensione alle recenti elezioni amministrative.

La crescita esponenziale dei movimenti “no-vax”, e la diffusione di astruse e strampalate tesi negazioniste, complottiste e ultraindividualiste anche tra ampi settori di proletari, è da un lato il prodotto della crisi sistemica del capitalismo, dall’altro il frutto dell’assenza di un movimento di classe forte, organizzato e capace di rappresentare un polo credibile di attrazione per l’insieme dei settori sociali colpiti e disorientati dalla crisi, ivi compresa la piccola borghesia declassata e in via di proletarizzazione.

Etichettare come fascisti tutte le migliaia scese in piazza a Roma e in altre città è una semplificazione fuorviante e, in ultima analisi, funzionale ai piani di rafforzamento del patto tripartito tra governo Draghi, Confindustria e Cgil-Cisl-Uil, quindi a legittimare un’offensiva antioperaia fondata sull’attacco al salario e alle condizioni di vita dei proletari e all’ulteriore e generalizzato inasprimento dei dispositivi repressivi contro le lotte sociali e in primo luogo contro il sindacalismo di classe e combattivo.

D’altra parte, proprio per i motivi appena accennati è per noi del tutto improponibile e velleitaria qualsiasi illusione di poter “attraversare” le piazze no-vax: tali piazze non sono reazionarie “perchè ci sono i fascisti”, casomai è al contrario: esse sono attraversate e spesso dirette da fascisti e sovranisti in quanto unite da un’istanza di “libertà” che muove da ragioni antitetiche rispetto alle lotte per la difesa della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro che hanno contraddistinto l’azione dei lavoratori combattivi durante tutta la fase pandemica; paradossalmente, e al netto delle contrapposizioni sullo strumento vaccinale, l’anelito di “libertà” dominante nelle piazze no-vax e no-greenpass ha molte più affinità con la logica del “riapriamo tutto” veicolata da Draghi e da Confindustria, che non alle lotte dei lavoratori e dei disoccupati contro l’utilizzo capitalistico della pandemia e contro i suoi effetti devastanti per le vite di milioni di proletari…

Chi ha a cuore la salute dei lavoratori non può non riconoscere che i vaccini rappresentano, da sempre, una formidabile arma per la prevenzione e il controllo delle pandemie, e ciò anche qualora (come nel caso degli attuali vaccini Anti-Covid) la loro efficacia sia parziale e limitata nel tempo.

Al contempo, non possiamo far finta di non vedere che la propaganda dei media e del governo è tutta funzionale a fare apparire il vaccino come l’arma miracolosa e risolutiva, e in quindi a riaprire tutto in barba alle altre misure di prevenzione (distanziamento, mascherine, sanificazioni, tracciamento) non meno necessarie per il contenimento della pandemia di quanto lo siano i vaccini: ciò tanto più se questa strategia si accompagna a una misura come il greenpass fondata sulla minaccia della sospensione dal lavoro o addirittura del licenziamento.

Se è vero che quelle no-vax non saranno e non potranno mai essere le nostre piazze, è altrettanto evidente che l’utilizzo strumentale di quelle piazze e dello stesso spauracchio fascista va respinto con forza.

Chi come noi fuori ai cancelli fa i conti quotidianamente con lo squadrismo dei crumiri (vedi la lotta alla Fedex di Piacenza e l’omicidio del nostro compagno Adil a Novara), con la violenza padronale (come nel caso della Texprint) e con i mille episodi di repressione brutale ad opera delle forze dell’ordine e con la complicità dei vertici di Cgil-Cisl-Uil, non può non notare che quando si è trattato di contrastare le lotte del S.I. Cobas quegli stessi vertici confederali non si sono mai fatte trovare “impreparati” come lo sono stati invece sabato scorso: un esempio su tutti il presidio pacifico dello scorso maggio fuori alla Camera del lavoro di Piacenza, accolto da centinaia di poliziotti in assetto antisommossa e altrettanti burocrati sindacali improvvisatisi “servizio d’ordine”.

Per non parlare delle forze dell’ordine, che in occasioni delle nostre manifestazioni fuori ai ministeri contro i licenziamenti hanno caricato e manganellato senza pietà e invece nella giornata di sabato a Roma hanno subito passivamente, per ore, le aggressioni e i lanci di oggetti dei no-vax e di Forza Nuova…

Evidentemente il grande sindacato “democratico” finora riteneva i lavoratori del SI Cobas ben più pericolosi dei fascisti che a Roma gli hanno invaso la sede…

I lavoratori in lotta non hanno dunque alcun interesse ad unirsi al coro democratico del governo Draghi e all’antifascismo a senso unico dei vertici Cgil, che per decenni hanno perseguito con coerenza il disarmo del movimento di classe e la totale subordinazione dei lavoratori agli interessi del profitto, che da anni operano in maniera sistematica e certosina con lo scopo di sopprimere ogni forma di conflittualità sui luoghi di lavoro e che, per questo, individuano nel S.I. Cobas il nemico da abbattere ad ogni costo e con ogni mezzo, spesso e volentieri col supporto attivo dei padroni.

L’unico vero antidoto al fascismo e ai rigurgiti reazionari è il protagonismo dei lavoratori e il rilancio di un movimento di classe forte, organizzato, combattivo e autonomo dai padroni e dai loro soci in affari.

Per questo è fondamentale far si che lo sciopero generale di oggi, indetto dal sindacalismo di base, riesca a pieno e contribuisca ad aprire una nuova stagione di conflittualità diffusa, dentro e fuori i luoghi di lavoro!

E’ ora di contrattaccare!

Blocchiamo tutto!

10 ottobre

S.I. Cobas nazionale