CINA, UE E USA
[fonte: South China Morning Post, 24/09/2021 – traduzione a cura di G. L.]
Le tensioni politiche tra le grandi potenze sembrano aggravarsi con le recenti iniziative di respiro strategico sia da parte degli Stati Uniti e loro alleati Australia e Uk (Patto di sicurezza AUKUS), che della UE (nuova strategia UE-Cina).
Il tutto nel quadro del tentativo dei due vecchi blocchi imperialisti finora predominanti di contenere l’ascesa e l’assertività della Cina, ognuno a proprio vantaggio.
Mentre finora Aukus sembra veleggiare senza contraccolpi, tra i paesi UE continua un bilanciamento tra le posizioni a favore di una maggiore autonomia, strategica e militare, rispetto agli USA con tentativi di accordi tra Bruxelles e Pechino (di cui la uscente cancelliera tedesca Merkel è stata fautrice), e posizioni di maggiore cautela (vedi adesione alle sanzioni emanate congiuntamente da USA Canada e GB contro la Cina) per evitare di giungere impreparati ad un eventuale scontro militare tra i due giganti cinese e americano, per il controllo dell’Indo-Pacifico.
Pechino gongola per il colpo che Aukus avrebbe inferto al Quad, l’Alleanza Quadrilaterale per la Difesa di USA, Australia, Giappone e India, di recente riesumata, escludendone due dei suoi membri, Giappone e India. Secondo i media statali cinesi subisce un colpo anche la (supposta) compattezza di Asean, l’Associazione di 10 paesi del SE asiatico, che verrebbe costretta ad appoggiare Usa e Australia, anche se un suo membro, la Malesia, è contrario ad Aukus, su cui intende consultarsi con Pechino, temendo ovviamente di finire a svolgere il classico ruolo del vaso di coccio tra i due vasi di ferro, Cina e USA. Anche l’Indonesia, altro importante membro di ASEAN, sarebbe “profondamente preoccupata per la continua corsa agli armamenti e la proiezione di potere nella regione”. La posizione di questi due principali paesi rappresenterebbe quella “prevalente nella maggior parte dei paesi della regione, preoccupati per i rischi di proliferazione nucleare, di militarizzazione regionale e di cadere vittima della concorrenza delle grandi potenze.” Le Filippine, sarebbero l’unico paese della regione a favore di AUKUS.
Ma pure l’India, annota Global Times, deve fare attenzione a non essere abbandonata dagli USA… e riferisce le preoccupazioni dell’Agenzia indonesiana per la sicurezza marittima, sull’impatto diretto (di AUKUS), l’affollarsi di un gran numero di forze militari statali nel Mar Cinese meridionale, con conseguenti possibili interruzioni del traffico marittimo… C’è un forte rischio che Aukus trasformi “il sud-est asiatico in un campo di battaglia per un nuovo ciclo di competizione tra grandi potenze”.
Insomma, Pechino non ha perso tempo a lanciare i suoi avvertimenti ai paesi Asean: attenzione da quale parte state!
Sul versante europeo, la Francia, definita da Asia Times (23 sett. 2021) – potenza dell’Oceano indiano con i suoi estesi possedimenti territoriali di isole, una vasta zona economica esclusiva, basi militari e soldati – irritata per l’esclusione da AUKUS, e per la perdita della commessa di sottomarini per l’Australia, continua tuttavia a giocare in proprio. Mantiene relazioni particolari con l’India, con cui conduce annuali esercitazioni militari, coopera per la Difesa anche con il Giappone, e il suo grande gruppo degli armamenti, Dassault, vende armi a Taiwan…
La sintesi di Asia Times è nel titolo : “La sconfitta della Francia non è una vittoria della Cina nell’Indo-Pacifico”. I disaccordi sui conflitti di interesse UE-USA, in particolare (contratto francese di vendita di sottomarini all’Australia cancellato, persi 66 MD$) non sono da sottovalutare, ma non necessariamente favoriranno la Cina, come suggerito dai suoi media statali.
Questo, deduciamo, può rappresentare una punta di lancia della UE per la realizzazione di una politica più autonoma rispetto all’alleato atlantico, ma può anche essere un elemento di forte scontro con i paesi UE più filo-atlantici.
La nostra sintesi: nell’Indo-Pacifico si moltiplicano i rischi di uno scontro bellico, che colpirebbe ovviamente in primo luogo le popolazioni regionali, per la maggior parte già soggette a condizioni di vita precarie, alle problematiche derivanti dallo stesso cambiamento climatico, a cui si sono aggiunte quelle sanitarie della pandemia Covid.
Uno scontro di questa portata coinvolgerebbe però anche le popolazioni di un gran numero di paesi esterni alla regione, a partire dall’Europa … Da qui una forte denuncia contro la contesa interimperialistica che si sta profilando, e l’appello ad una attiva solidarietà politica internazionale e internazionalistica tra gli strati oppressi e i lavoratori dell’Asia-Pacifico e quelli dei paesi capitalisticamente più avanzati.
DIALOGO CINA E UE:
SANZIONI,
AUKUS (ACCORDO TRA AUSTRALIA, REGNO UNITO E STATI UNITI)
E LITUANIA
[fonte: South China Morning Post, 24/09/2021 – traduzione a cura di G. L.]
L’aggressività della politica cinese dell’amministrazione Biden, l’affronto all’Europa sul ritiro dall’Afghanistan e Aukus – il nascente patto di sicurezza Aukus tra Australia, Gran Bretagna e Stati Uniti, firmato la scorsa settimana come contrappeso all’influenza della Cina nell’Indo-Pacifico – stanno spingendo la UE a riprendere la questione dell’autonomia strategica, per una politica estera indipendente da Stati Uniti, Cina e altre potenze.
Ulteriori tensioni UE-USA derivano al sostegno espresso da Bruxelles alla Lituania, in disputa diplomatica con la Cina su Taiwan.
Per il 28 settembre è previsto l’11° “dialogo strategico” annuale tra Cina e UE, che giunge in un momento particolare:
- La Francia in particolare è irritata per essere stata esclusa da AUKUS, e per la
perdita della commessa per i sottomarini all’Australia…
- A breve ci saranno le elezioni federali tedesche, e la conseguente fine del governo della Merkel, la maggiore sponsor di stretti legami UE-Cina.
Nei due incontri dello scorso luglio tra i ministri degli Esteri di UE e Cina (Borrell, Wang):
- Wang ha dichiarato che Cina e UE non hanno conflitti di interesse fondamentali o conflitti geopolitici, ha chiesto la cooperazione nel controllo delle pandemie, il cambiamento climatico e la connessione delle infrastrutture.
- Borrell ha dichiarato che la UE non prenderà parte a una nuova guerra fredda, e che spera di non doversi scontrare con la Cina.
L’accordo bilaterale preventivo sugli investimenti UE-Cina raggiunto dalla Commissione UE ad inizio anno, venne poi annullato a fine marzo dal Parlamento UE a seguito delle sanzioni [emanate in accordo con gli USA, Canada e GB] contro la Cina per la violazione dei diritti umani nello Xinjiang.
Lo scorso anno UE e Cina avevano discusso anche la possibilità di cooperare in Afghanistan, con la UE (Borrell) preoccupata che la Cina possa riempire il vuoto lasciato dalle potenze occidentali, USA soprattutto.
UNA NUOVA STRATEGIA UE-CINA
DETTATA DA WASHINGTON
[fonte: Asia Times, 24/09/2021 – traduzione a cura di G. L.]
Il 16 settembre 2021, subito dopo l’accordo AUKUS tra USA, UK e Australia, promosso dal presidente americano Biden, il Parlamento Europeo ha pubblicato una risoluzione sulla nuova strategia della UE verso la Cina.
Nell’occasione Borrell ha dichiarato: «Dobbiamo sopravvivere da soli, come fanno altri», ricordando la perdita del contratto da 40 MD€ subito da Naval Group, annullato da parte australiana a favore dei sottomarini nucleari costruiti con know-how Usa.
Il presidente del Parlamento UE, Michel: AUKUS «dimostra la necessità di un comune approccio UE in una regione di interesse strategico».
Tanto AUKUS che la nuova strategia UE-Cina puntano a rafforzare la rispettiva presenza nell’Indo-Pacifico, e a contenere la Cina.
Nella risoluzione UE viene ripresa la retorica sul “Pericolo Giallo”: assertività della Cina a livello globale, sia economico che politico; ne derivano rilevanti sfide politiche, economiche, di sicurezza e tecnologiche, con «conseguenze di lungo termine per l’ordine mondiale, e minacce al multilateralismo basato sulle regole e sui valori democratici».
Il documento critica il sistema di governo di Pechino basato su un solo partito, il PCC “basato sul marxismo-leninismo” [sic!, sottolineatura del trad.), il che preclude l’attuazione dei principi democratici…
Punto centrale: occorre «una strategia UE-Cina più assertiva, globale e coerente, che unisca tutti i paesi membri e configuri le relazioni con la Cina nell’interesse complessivo della UE».
Sei i pilastri su cui fondare la strategia:
- dialogo aperto e cooperazione sulle sfide globali (Afghanistan, terrorismo; Nord Corea, nucleare…);
- maggior impegno per i valori universali, le regole internazionali e i diritti umani; analisi e identificazione dei rischi, vulnerabilità e sfide;
- costruzione di alleanze con partner aventi uguale posizione;
- rafforzamento dell’autonomia strategica aperta, anche per le relazioni commerciali e di investimento;
- difesa e promozione degli interessi e dei valori basilari europei trasformando la UE in un attore geopolitico più efficace.
I diritti umani citati dalla risoluzione (dice l’articolista di AT, riferendo un art. comparso su Jacobin, il 1° maggio 2020) servono come arma “da usare contro progetti anti-coloniali”: la Belt and Road Initiative, «la strategia di circolazione duale, il 14° Piano quinquennale, il Made in China 2025, i China Standards 2035 e le 16+1 politiche, compresa la modernizzazione e il rafforzamento delle capacità militari» (si legge nell’art. 22 della risoluzione UE).
La Von der Leyen: gli europei sono bravi a finanziare strade, ma non ha senso che l’Europa costruisca una strada perfetta tra una miniera di rame di proprietà cinese e un porto di proprietà cinese».
Sui diritti umani la risoluzione fa appello all’agenzia ONU affinché indaghi su genocidio, etc. crimini contro l’umanità e violazioni, compresi i programmi di lavoro forzato in Cina e in particolare nello Xinjiang.
Mentre parla di “autonomia strategica”, la UE vuole sviluppare e promuovere una relazione ambiziosa e dinamica con il governo Usa,… nel quadro del Dialogo Transatlantico sulla Cina».
LA SCONFITTA DELLA FRANCIA
NON E’ UNA VITTORIA DELLA CINA
NELL’INDO-PACIFICO
[fonte: Asia Times, 23/09/2021 – traduzione a cura di G. L.]
I media statali cinesi non hanno perso tempo a evidenziare la frattura nelle relazioni USA e UE a seguito dell’accordo trilaterale AUKUS (Australia, UK, USA sui sottomarini nucleari):
- AUKUS, dicono i media cinesi, ha inferto un colpo psicologico a Giappone, e India, in quanto membri di QUAD, il Dialogo Quadrilaterale sulla Sicurezza (Usa, Giappone, India e Australia).
- Era opinione diffusa che Trump fosse il presidente americano che più ha danneggiato i rapporti transatlantici e che Biden li avrebbe riparati, ma ora Biden ha fatto di peggio, ha fatto danni maggiori tradendo gli alleati.
- L’Australia costringerà l’Asean [nota 1] a appoggiare Usa e Australia contro la Cina, nota: la Malesia si è fortemente opposto ad AUKUS; anche l’India deve fare attenzione, perché gli Usa potrebbe abbandonare anche lei.
I disaccordi sui conflitti di interesse UE-USA, in particolare (contratto francese di vendita di sottomarini all’Australia cancellato, persi 66 MD$) non sono da sottovalutare, ma non necessariamente favoriranno la Cina, come suggerito dai suoi media statali.
Macron, subito dopo aver perso l’accordo con l’Australia, ha discusso con il primo ministro indiano Modi su una cooperazione bilaterale.
Gli osservatori internazionali dimenticano che la Francia è una potenza dell’Oceano Indiano, dove controlla un’area marittima maggiore di qualsiasi altro paese.
La Zona Economica Esclusiva della Francia nell’Oceano Indiano comprende 2.650.013 km quadri, grazie ad una serie di isole sparse sotto controllo francese.
Réunion, 860mila abitanti, è un dipartimento francese d’oltre mare, come pure la più piccola isola di Mayotte (270mila abit.) a NO del Madagascar.
La Francia controlla anche le isole Kerguelen (con una superficie che è la metà del
Connecticut), l’arcipelago Crozet, le isole St Paul e Amsterdam, e un anello di piccole
isole attorno al Madagascar: Juan de Nova, Europa, Bassas da India, Cloriosa e Tromelin, su nessuna delle quali ha abitanti permanenti, ma scienziati e ricercatori, a rotazione (100 a Kerguelen, d’estate).
Il maggior insediamento, Port-aux-Français, ha una stazione di rilevamento satellitare dell’Agenzia Spaziale Francese, laboratori scientifici e installazioni tecniche, e si dice magazzini di armamenti.
A parte i soldati a Réunion, la Francia ha una base militare nella sua ex colonia di
Djibuti, nel Corno d’Africa, e un distaccamento della Legione Straniera a Mayotte.
La forza militare complessiva francese nell’Oceano Indiano meridionale comprende 1900 soldati più aerei e navi di pattuglia, e 1350 soldati con supporto aereo a Djibuti.
Ha anche una base navale negli EAU, con 700 soldati, navi e aerei.
Finora la Francia ha motivato la sua presenza nell’Oceano Indiano con la lotta contro la pirateria, l’assistenza umanitaria, gli aiuti contro i disastri e la ricerca climatica, e l’appoggio agli sforzi bellici americani in MO.
Con l’intensificarsi della guerra fredda Usa-Cina il ruolo della Francia diverrà più rilevante.
Non per niente Parigi ha proposto pattuglie UE nel Mar Cinese Meridionale, per garantire la libertà di navigazione nelle acque rivendicate dalla Cina.
La Francia ha anche possedimenti nel Pacifico Meridionale, Nuova Caledonia, Polinesia francese, e Wallis e Fortuna, il che le conferisce vantaggi strategici in entrambi gli oceani.
In documento del ministero Difesa francese del 2016 veniva sottolineato l’alleanza strategica con Australia (ora un po’ traballante) e India, senza menzionare esplicitamente la Cina come avversaria.
Ogni anno vengono tenute grandi esercitazioni militari con la marina, l’aeronautica e l’esercito indiani; le 19e sono state lo scorso aprile nel Mar d’Arabia.
Francia e India hanno siglato nel 2018 un accordo di logistica militare per il reciproco accesso alle strutture di entrambe nella regione.
La Francia coopera sulla Difesa anche con il Giappone per un Indo-Pacifico “libero e
aperto” – area in cui la Cina è sempre più presente ed assertiva – come ribadito da
una dichiarazione congiunta in occasione di un vertice tra il primo ministro giapponese e il presidente francese, nel corrente mese di settembre.
Il ministro della Difesa di Taiwan e il gruppo aeronautico francese Dassault hanno siglato il 18 sett. un accordo (valore 28,45 milioni di $) per la manutenzione di 60 caccia Mirage 2000 acquistati negli anni 1990; la Francia ha nel frattempo anche venduto sei fregate Lafayette a Taiwan, per i quali ora vuole acquistare aggiornamenti per i sistemi dI interferenza missilistici.
Le recenti tensioni francesi con gli Usa (ritiro dell’ambasciatore a NY) non sono le prime: nel 2003 gli Usa dovettero rinunciare a presentare la richiesta di autorizzazione al C.d.S. Onu per l’invasione dell’Iraq, a causa del veto russo e francese; il ministro Esteri francese de Villepin pronunciò all’Onu un discorso contro la guerra in Iraq.
Nota
[1] Asean, l’associazione del S-E asiatico, composto da 11 membri: Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Filippine, Singapore, Thailandia Timor-Leste e Vietnam.
USA E CINA SI STANNO AVVICINANDO ALLA GUERRA,
DICE UN EX AGENTE MI6
[fonte: Asia Times, 23/09/2021 – traduzione a cura di G. L.
Secondo un ex agente dei servizi britannici MI6, Nigel Inkster, la Cina si sta avvicinando allo scontro con gli USA su Taiwan; la Cina starebbe concludendo che potrà annettersi Taiwan solo con le armi.
Le probabilità di uno scontro militare sarebbero di 8/10, a meno che Usa
e Cina si rendano conto di essere circa alla pari militarmente.
Taiwan ha intanto annunciato un aumento senza precedenti della sua spesa militare, 9 MD$.
Si prospetta anche il rischio che il trattato AUKUS tra UK, USA e Australia trascini la GB in uno scontro con la Cina su Taiwan.
Per il generale dell’aeronautica americana Kelly, la struttura e i sistemi della forza militare cinese sono “progettati per infliggere più vittime nelle prime 30 ore di combattimento di quanto abbiamo sopportato negli ultimi 30 anni in Medio Oriente”.
La bilancia con la Cina si è spostata più a favore di Pechino.
La Russia ha potuto annettere la Crimea e la Cina ha rivendicato parti del Mar Cinese meridionale “senza sparare un colpo” perché grazie alle loro difese aeree è diventato più difficile contrastare queste azioni.
Per recuperare il vantaggio, secondo Kelly gli Stati Uniti devono essere in grado di penetrare “in uno spazio aereo sovrano altamente contestato”.