Riceviamo e pubblichiamo dalle compagne del Comitato 23 settembre questo contributo, già disponibile sulla loro pagina (vedi qui):
Il sindaco leghista di Terni ha in questi giorni emanato un’ordinanza, secondo lui antiprostituzione, che, se non fosse tragica, potrebbe suonare comica.
Additando e sanzionando l’abbigliamento come richiamo alla seduzione in generale, ha cercato, dopo le critiche piovutegli da ogni parte, non solo di ammantare questa operazione di una buona azione a favore del decoro e della morale (quale poi?!) della città ma di ergersi a difensore dei diritti delle donne per salvarle… dalla tratta che sappiamo imperare nella prostituzione.
Mentre capiamo bene che nessun effetto potrà agire su questa questione, piaga profonda legata ad un’immigrazione all’insegna, ancor più quella femminile, del ricatto, senza diritti e troppo spesso senza opzioni lavorative, c’è però sempre qualcuno, sia nelle forze di destra che di sinistra, che si erge a giudice di come le donne debbano vestirsi per non costringere gli uomini a sguardi o atti vogliosi.
Mentre nulla si accenna delle mille contraddizioni che stanno dietro alla prostituzione in generale, c’è sempre un giudice che potrà decidere se una minigonna o una scollatura possa essere indecorosa o indecente.
Per converso questa pressione proviene da esponenti politici sostenitori ad oltranza del libero mercato che si basa sulla mercificazione dell’immagine femminile per vendere le proprie merci.
Davvero tutto ciò potrebbe suonare comico se tragicamente non richiamasse alle nostre orecchie le tante sentenze per stupro in cui emergeva come le donne, con abbigliamento o atteggiamento… in fondo se la fossero cercata!
Denunciamo ancora una volta come (e non per voce dell’ultimo passante ma della prima figura istituzionale a livello cittadino) questo paese, dopo che i partiti di destra e di sinistra si sono falsamente eretti a difensori preoccupati dei diritti delle donne afgane, mostri il suo vero volto oscurantista e questa indecente iniziativa sia un ulteriore momento della campagna nazionale e internazionale che vuole ricondurre la donna a soggetto passivo, al ruolo di riproduttrici e al lavoro di cura… naturalmente gratuito!
Comitato 23 settembre