CINA E IMMIGRATI
MENTRE L’ECONOMIA CINESE SI RIPRENDE,
AUMENTA IL CARICO SULLE SPALLE DEI LAVORATORI
Fonte: China Labour Boulletin, 21/02/03 – traduzione a cura di G. L.
La Cina è stata uno dei pochi paesi che ha saputo gestire una discreta ripresa economica durante la pandemia di Covid-19 iniziata l’anno scorso.
Però, i lavoratori cinesi non hanno ancora ricevuto la quota loro spettante e, per molti, i livelli salariali e le condizioni di lavoro sono peggiorati.
I lavoratori migranti rurali della Cina, che costituiscono più di un terzo della forza lavoro, sono i più duramente colpiti.
La crescita dei lavoratori migranti è rallentata nell’ultimo decennio, ma il 2020 è stato il primo anno in cui sono diminuiti anche in assoluto.
L’anno scorso, la popolazione totale dei lavoratori migranti è calata di oltre cinque milioni, a 285,6 milioni, secondo l’Ufficio Nazionale di Statistica (NBS).
Il salario medio per i lavoratori migranti in Cina l’anno scorso è stato di soli 4.072 yuan al mese (630 dollari), con un incremento del 2,8%, rispetto al 6,5% del 2019, secondo la NBS.
E anche questo modesto aumento è stato spazzato via da quello dei prezzi, con il
tasso di inflazione principale l’anno scorso al 2,5%.
La stagnazione dei salari si è ulteriormente riflessa nella riduzione della spesa pro capite al consumo, che per la Cina nel suo complesso l’anno scorso è diminuita del 4,0%, al netto dell’inflazione.
NBS ha dichiarato che l’anno scorso sono stati creati 11,9 milioni di nuovi posti di lavoro nelle aree urbane.
I nuovi posti di lavoro disponibili per i lavoratori migranti, però, tendono ad essere lavori mal pagati e precari nel settore dei servizi.
Ad esempio, nella prima metà dell’anno, c’è stato un afflusso di circa mezzo milione di lavoratori – molti licenziati dalle fabbriche – nel settore delle consegne di cibo.
Nonostante i salari più bassi e il lavoro precario, il numero di proteste dei lavoratori in Cina è diminuito.
Lo Strike Map del China Labour Bulletin ha registrato appena 800 proteste collettive dei lavoratori nel 2020, rispetto ai 1.385 incidenti del 2019 e ai 1.706 del 2018.
Invece di organizzare proteste collettive con il rischio di contagio di Covid-19 o di repressione da parte delle autorità, per esprimere le loro rimostranze molti lavoratori hanno lanciato appelli direttamente sui social media.
Questi appelli, che sono ora raccolti nella nuova Mappa delle richieste di aiuto dei lavoratori di CLB, mostrano che molti lavoratori hanno affrontato difficoltà ancora maggiori l’anno scorso e che lamentele di lunga data sono rimaste irrisolte.
Analogamente alla mappa degli scioperi, la mappa delle richieste di assistenza dei lavoratori è stata caratterizzata dalle richieste di pagamento dei salari arretrati, un problema che senza dubbio si intensificherà in vista della festa del nuovo anno lunare a metà febbraio, quando i lavoratori migranti chiedono tradizionalmente il pagamento dei salari arretrati.
Negli ultimi due decenni, il governo ha annunciato numerose iniziative legislative e
amministrative nel tentativo di affrontare il problema degli arretrati salariali, ma il problema persiste tuttora.
Questo è stato tragicamente illustrato l’11 gennaio di quest’anno, quando Liu Jin, un fattorino delle consenge di cibo nella città orientale di Taizhou, si è dato fuoco per protestare per gli arretrati salariali dovuti dal suo datore di lavoro Ele.me. Come notato da The Economist, la vicenda evidenzia i problemi seri e di vasta portata che si trovano ad affrontare il sindacato ufficiale cinese, che ha promesso di migliorare le condizioni dei lavoratori della gig economy.
IL MUTEVOLE VOLTO DEI LAVORATORI MIGRANTI IN CINA
Fonte: China Labour Boulletin, 21/05/06 – traduzione a cura di G. L.
La popolazione rurale di lavoratori migranti cinesi è diminuita l’anno scorso di 5,2 milioni, perché la pandemia di Covid-19 e il relativo rallentamento economico hanno portato alla perdita di posti di lavoro e alla stagnazione dei salari.
E’ il primo calo dall’inizio delle registrazioni nel 2008, anche se già negli ultimi anni c’era stato un rallentamento della crescita a causa dell’invecchiamento della popolazione e del minor numero di giovani migranti che entrano nella forza lavoro.
Secondo gli ultimi dati dell’Ufficio Nazionale di Statistica l’anno scorso i salari e le condizioni dei lavoratori migranti sono stati particolarmente duri e un numero sempre maggiore di migranti si sta trasferendo dalle province costiere orientali più sviluppate per trovare lavoro in città più piccole e più vicine a casa.
Vedi la nostra analisi appena aggiornata, i lavoratori migranti e i loro figli, per maggiori dettagli.
Anche se le condizioni salariali e lavorative dei lavoratori migranti sono migliorate leggermente nell’ultimo decennio, essi affrontano ancora la discriminazione sistematica, lo sfruttamento e l’ingiustizia.
Un esempio sconvolgente: due lavoratori migranti di Chongqing sono stati
condannati a poco meno di un anno di prigione da un tribunale del Liaoning in seguito a una disputa sugli arretrati di salario.
I lavoratori sono stati aggrediti da alcuni scagnozzi per aver chiesto il pagamento del loro lavoro per un progetto di scavo di una miniera, ma sono stati i lavoratori ad andare in prigione e a pagare un risarcimento di 32.000 yuan al loro
capo.
Lo scorso mese, lo storico leader sindacale Lee Cheuk Yan è stato condannato a complessivi 14 mesi di prigione per aver organizzato e preso parte a due assemblee non autorizzate a Hong Kong.
Il direttore esecutivo del China Labour Bulletin, Han Dongfang, che conosce Lee dal 1993, ha dichiarato: “La libertà di espressione e di assemblea pacifica sono fondamentali per il movimento sindacale.
Lee ha fatto quello che farebbe un sindacalista in qualsiasi parte del mondo, ed è pronto ad accettare le conseguenze della sua azione”.
Nei nostri continui sforzi per promuovere la solidarietà globale, abbiamo pubblicato la storia esemplare dell’operaia indiana dell’abbigliamento Tayamma, che è riuscita a fuggire da una relazione di abusi per trovare una nuova famiglia con le sue compagne nel Karnataka arment Workers Union di Bengaluru.
Tayamma, che ora è segretaria congiunta del sindacato, ha descritto come i lavoratori della fabbrica Shahi 8 a Bengaluru si sono opposti alla violenza e alle intimidazioni della direzione e hanno ottenuto importanti concessioni tramite la
contrattazione collettiva.
In Myanmar, molti sindacalisti sono in clandestinità mentre continua il movimento di disobbedienza civile contro il colpo di stato militare, ma continuano a chiedere ai marchi internazionali dell’industria dell’abbigliamento di tutelare i diritti e gli interessi dei lavoratori da cui dipendono.
Il Primo Maggio, negli Stati Uniti la Cornell University’s School of Industrial and Labor Relations (ILR) ha lanciato il suo nuovo Labor Action Tracker (Tracciatore delle lotte operaie), progettato per fornire un database completo di scioperi e proteste sindacali in tutti gli Stati Uniti, e per meglio informare e sostenere attivisti del lavoro, politici e studiosi.
Noi di CLB siamo stati onorati di condividere la nostra esperienza nella raccolta di dati sugli scioperi con ILR e speriamo di continuare la nostra collaborazione in futuro.
CINA: SINDACATI E REPRESSIONE
ATTIVISTA OPERAIO DETENUTO
MENTRE IL SINDACATO UFFICIALE SE NE STA CON LE MANI IN MANO
Fonte: China Labour Boulletin, 21/04/07- traduzione a cura di G. L.
Il più noto attivista cinese dei fattorini delle consegne di cibo, Chen Guojiang, è stato arrestato il 25 febbraio e da allora è detenuto nel centro di detenzione del distretto Chaoyang di Pechino.
A metà marzo, la sua famiglia è stata formalmente informata del fatto che Chen è accusato di “aver creato liti e provocato problemi” (寻衅滋事), l’accusa generica usata dalle autorità per reprimere gli attivisti. È stato formalmente arrestato il 2 aprile, secondo le ultime notizie dei media.
Conosciuto come “Leader dell’Alleanza dei fattorini” (外送骑士联盟盟主), Chen ha postato un video in cui denuncia le principali piattaforme di consegna di cibo di opprimere i lavoratori e violare leggi e regolamenti.
Ha anche puntato il dito contro i dipartimenti governativi per aver passato la palla sulla regolamentazione della gig economy.
Chen ha una vasta rete di sostenitori, come dimostra il fatto che la sua famiglia ha raccolto 120.000 yuan in dieci ore
dopo un appello online per l’assistenza legale.
Chen è l’ultimo di una lunga serie di attivisti del lavoro arrestati nell’ultimo decennio solo a causa dei loro sforzi per difendere i diritti dei lavoratori.
In sostanza, questi attivisti hanno fatto il lavoro del sindacato ufficiale, da tempo assente dalle prime linee del movimento operaio.
Lo scorso mese tale assenza è emersa ulteriormente in occasione della riunione legislativa annuale della Cina a Pechino.
Nel corso del dibattito sulla famigerata “cultura del lavoro 996” della Cina, il delegato della Conferenza consultiva politica del popolo cinese Li Guohua ha chiesto che l’orario di lavoro sia regolamentato più efficacemente e ha denunciato la All-China Federation of Trade Unions (ACFTU) perché non protegge i diritti e gli interessi dei lavoratori.
Vedi la nostra ultima newsletter in lingua cinese per maggiori informazioni su come l’ACFTU mantiene le promesse di lunga data di riformare e rappresentare meglio i lavoratori.
Il problema degli orari di lavoro eccessivi è generalmente associato agli impiegati del settore tecnologico, ma riguarda anche decine di milioni di dipendenti del settore dei servizi e delle fabbriche.
Il mese scorso, CLB ha parlato con un lavoratore dell’industria cinese dei semiconduttori, in piena espansione, a proposito della paga e delle condizioni di lavoro che i dipendenti devono sopportare.
I lavoratori hanno orari massacranti, ha detto, lavorano 12 ore al giorno in isolamento.
I lavoratori del turno di giorno timbrano il cartellino alle 7:45 e fanno la prima pausa alle 11 del mattino.
Dopo un’ora per il pranzo, lavorano dalle 12 alle 20.
“La macchina gira tutto il giorno e i lavoratori devono garantire che i chip non abbiano difetti e che la macchina non si fermi nemmeno per un momento”, ha detto.
In Myanmar, più di due mesi dopo il colpo di stato militare, i lavoratori e i sindacati
continuano ad essere in prima linea nella resistenza sia contro la giunta militare che contro i capi fabbrica che cercano di licenziare i lavoratori per aver partecipato al movimento di disobbedienza civile.
Il 14 marzo, i militari hanno lanciato un assalto su larga scala contro i manifestanti e i residenti a Hlaing Tharyar Township, il centro dell’industria dell’abbigliamento di Yangon.
Almeno 71 persone sono morte, la maggior parte a Hlaing Tharyar e nelle cittadine vicine, in quello che è stato, al momento, il giorno più sanguinoso della repressione della giunta.
I COLLETTI BIANCHI
RACCOLGONO DATI SUL LORO LUNGO ORARIO DI LAVORO
Fonte: China Labour Boulletin, 21/10/22 – traduzione a cura di G. L.
Il collettivo anonimo Working Time e la sua organizzazione in rete hanno ripreso il dibattito sui lunghi orari di lavoro dei colletti bianchi cinesi.
Il collettivo ha iniziato a raccogliere informazioni su varie piattaforme sociali e ha pubblicato un foglio di calcolo su QQ (la piattaforma di social media di Tencent), con oltre 6.000 lavoratori che hanno condiviso la programmazione delle loro imprese.
Milioni di persone hanno visto i dati raccolti.
Il collettivo Working Time ha anche lanciato chat di gruppo su QQ, con oltre 10.000 partecipanti che hanno condiviso riflessioni, proteste e speranze sulle condizioni di lavoro delle loro aziende.
Il foglio di calcolo include dati di base sull’orario di lavoro, gli orari di inizio e fine di una tipica giornata lavorativa, la pausa pranzo e il numero di giorni lavorativi a settimana.
Ai lavoratori viene anche chiesto se le loro aziende forniscono speciali giorni di lavoro più brevi (uscendo alle 20:00 il mercoledì o il venerdì) e se i nuovi dipendenti sono tenuti a consegnare resoconti giornalieri o settimanali, che molti ritengono un onere fastidioso.
Nel 2019, la campagna “996.ICU” ha utilizzato le piattaforme online in Cina per mobilitare i colletti bianchi contro la programmazione 996, che richiede di lavorare dalle 9:00 alle 21:00, sei giorni alla settimana. Nel 2019, la campagna “996.
ICU” ha utilizzato le piattaforme online in Cina per mobilitare i colletti bianchi contro la programmazione 996, che richiede di lavorare dalle 9:00 alle 21:00, sei giorni alla settimana.
Questa campagna, unitamente alle morti per superlavoro e alla costante copertura mediatica sfavorevole, ha portato ad alcuni cambiamenti nel settore.
Di recente, il governo cinese ha consigliato alle maggiori società del settore tecnologico del paese di porre fine alla pratica della programmazione 996.
Il 26 agosto 2021, la Corte Suprema del Popolo cinese e il ministero del lavoro hanno illustrato dieci decisioni giudiziarie guida relative alle controversie sul lavoro straordinario.
La prima sottolinea che l’orario 996 viola gravemente le leggi sul lavoro della Cina sull’orario totale di lavoro, e ha anche un impatto negativo sui rapporti di lavoro e sulla salute dei lavoratori.
In pratica, però, il lavoro straordinario continua.
Il foglio di calcolo mostra un quadro variegato degli orari tipici dei lavoratori del settore tecnologico.
Molte persone lavorano circa 11 o 12 ore al giorno, per la maggior parte iniziando la giornata di lavoro tra le 9:00-10:00 del mattino e finendo tra le 9:00-10:00 di
sera, ma la maggior parte ora lavora “995”, cioè cinque giorni a settimana invece di sei.
Delle 6.436 registrazioni al 20 ottobre, circa l’80% dichiara di lavorare cinque giorni a settimana, mentre le restanti riportano sei giorni.
Aziende come ByteDance, Huawei e Alibaba hanno, in qualche misura, ridotto il 996 al 995, anche se il 995 viola ancora la legge cinese sul lavoro, che impone una giornata lavorativa di otto ore con un massimo di 36 ore di straordinario al mese.
Tra le aziende tecnologiche, Pinduoduo – che quest’anno ha avuto due casi di morte di lavoratori – è in cima alla lista perché impone ancora unasettimana lavorativa di sei giorni.
Vige ancora il famigerato orario di lavoro 11-11-6.
Questa programmazione è molto più intensa della 996, perché i lavoratori hanno solo il tempo per dormire, con il loro tempo privato ridotto a zero.
Sotto il pur rigido 996, un lavoratore potrebbe comunque avere qualche ora di tempo libero dopo il lavoro, e questo è un motivo dell’uscita speciale “anticipata” (alle 8:00 di sera) concesso ai lavoratori il venerdì.
Le condizioni generali di lavoro per i lavoratori tecnologici in Cina rimangono pessime.
I lavoratori di grandi aziende come Alibaba e ByteDance denunciano ancora che il contesto lavorativo è pesante, la concorrenza interna è dilagante, e gli straordinari sono difficili da misurare, dato che devono essere sempre reperibili per rispondere a qualsiasi nuovo baco o guasto del sistema.
Gli organizzatori di Working Time chiedono un orario dalle nove alle cinque, cinque giorni alla settimana (955) come standard per la forza lavoro cinese dei colletti bianchi.
Avendo accettato il 996 in passato come “male necessario” per mettersi al passo con le nazioni sviluppate in cambio di una vita migliore, ora sostengono che poiché la Cina ha fatto notevoli progressi economici, è tempo di una crescita di qualità superiore.
Nella spiegazione del loro progetto pubblicata online, hanno scritto:
A partire dal 2021, la Cina è diventata la seconda più grande economia del mondo e il nostro PIL pro capite supera i 10.000 dollari.
Può il 996 continuare a garantire al nostro paese una rapida crescita?
Solo il 955 può portare una crescita di alta qualità.
La crescita del PIL non è più il nostro unico obiettivo.
Gli organizzatori hanno anche rilevato mutamenti generazionali negli atteggiamenti nei confronti del reddito e dell’equilibrio tra lavoro e vita privata:
Come post-95er (io stesso sono nato nel 2000), davvero non accettiamo la cultura 996?
Non necessariamente.
Come post-95er (io stesso sono nato nel 2000), davvero non accettiamo la cultura 996?
Non necessariamente.
Se Pinduoduo offrisse altri 10000 di stipendio, non mi dispiacerebbe andare lì a lavorare 996 invece di lavorare 10-9-5 a Tencent.
Ma certamente non mi piacerebbe lavorare al 996.
Farei il 996 oggi per non dover fare il 996 in futuro.
Il 996 trasformerà i lavoratori in robot umani e l’unica conclusione per i robot umani, una volta scaricate le loro batterie, è quella di buttarli fuori.
Per quanto riguarda la crescita di alta qualità, il rispetto delle leggi cinesi sul lavoro
consentirebbe l’equilibrio tra lavoro e vita privata.
Eppure i salari non hanno tenuto il passo con il costo della vita.
Rispetto a dieci anni fa, le retribuzioni in Cina sono più alte, ma i lavoratori non hanno mai avuto molta voce in capitolo per quanto riguarda la retribuzione e le condizioni di lavoro.
Le leggi sul lavoro in Cina prevedono forti tutele per i lavoratori, ma vengono costantemente violate dai datori di lavoro e poi non vengono fatte rispettare dalle
autorità.
Inoltre, i sindacati aziendali non rappresentano veramente i lavoratori e non ascoltano le loro richieste.
I fogli di calcolo online e l’attività dei social media spesso accendono la discussione, ma la vita dei lavoratori tende poi a continuare come al solito.
Un vero cambiamento può avvenire solo se vengono applicate le leggi, e tramite le organizzazioni dei lavoratori che promuovono la contrattazione collettiva e raggiungono accordi collettivi con le aziende.