PRATO, I VERTICI DELLA #TEXPRINT INDAGATI
PER SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI
(articolo di Paolo Nencioni per Il Tirreno – Prato)
La Procura ha aperto un fascicolo nei confronti di due soci e di un dipendente della stamperia a conduzione cinese.
Da più di un anno gli operai denunciano il mancato rispetto del contrattoI vertici della stamperia Texprint di via Sabadell sono indagati per sfruttamento di manodopera in stato di bisogno.
Lo ha reso noto oggi, 17 marzo, il sindacato Si Cobas, quattordici mesi dopo la denuncia presentata dai lavoratori e sei mesi dopo il verbale dell’Ispettorato del lavoro che ha fornito una prima conferma a quello che i lavoratori, in gran parte pachistani, sostengono da tempo.
Li hanno descritti come facinorosi, sono stati sgomberati con la forza, ma alla fine sta emergendo un quadro molto più vicino alla narrazione offerta dal sindacato di quella diffusa dall’azienda a conduzione cinese, che ha sempre negato di aver calpestato i diritti dei lavoratori.
In mano al Si Cobas c’è una richiesta di proroga delle indagini firmata dal sostituto procuratore Lorenzo Gestri che dallo scorso mese di agosto ha indagato Zhang Yin, 36 anni, Hohg Bo, 40 anni, e Zhang Sang Yu, 43 anni.
I primi due sono soci della Texprint, il terzo, detto Valerio, risulta come dipendente, ma è sempre stato in prima fila nei rapporti coi lavoratori e con le forze dell’ordine.
Ed è stata la sua presenza in azienda a far scattare l’anno scorso un’interdittiva antimafia per il suo coinvolgimento in un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano, interdittiva che è stata revocata quando Zhang è stato prosciolto.
C’era sempre lui in prima linea nei momenti caldi del picchetto davanti all’azienda di via Sabadell e in almeno un’occasione è stato ripreso mentre picchiava gli operai in sciopero.
L’inchiesta del sostituto procuratore Gestri ha per oggetto le condizioni di lavoro all’interno della stamperia cinese.
Dal 18 gennaio 2021 un gruppo di lavoratori hanno iniziato uno sciopero sostenendo di essere stati costretti a lavorare 12 ore al giorno, sette giorni alla settimana.
Lo slogan della protesta è stato “8×5”, cioè vogliamo lavorare otto ore al giorno, cinque giorni alla settimana.
Condizioni quasi utopistiche in molte fabbriche del Macrolotto di Prato.
Però alla fine hanno avuto ragione loro, perché i primi tre licenziati dalla stamperia sono poi stati reintegrati dal giudice del lavoro e ora effettivamente lavorano otto ore al giorno per cinque giorni alla settimana, anche se sono stati relegati nel reparto campionatura in cui ci sono solo loro e non hanno contatti con gli altri dipendenti.
Il prossimo 31 marzo ci sarà un’altra udienza davanti al giudice del lavoro per decidere sulla posizione di altri 15 dipendenti licenziati, tutti iscritti al Si Cobas.
Queste sono alcune foto dello sciopero a #Tintoria2020 contro il licenziamento ingiusto del nostro compagno Moazzam:
https://www.facebook.com/SiCobasFirenze/photos/pcb.1106612963244209/1106612246577614/
Per trentasei ore il presidio si è alimentato della solidarietà attiva e concreta dei lavoratori delle altre fabbriche del distretto tessile in #scioperogenerale contro la #guerra dei padroni del mondo e in solidarietà a tutte le donne del mondo in lotta contro la violenza e lo sfruttamento.
Per trentasei ora in tantissimi hanno sostenuto a turno il presidio ai cancelli.
La notte la abbiamo passata facendoci scaldare dal fuoco, ma anche dalla solidarietà arrivata dai facchini dei magazzini GLS di Campi Bisenzio e Sesto Fiorentino, anche loro in sciopero, che in tanti hanno passato la notte al presidio.
Avevamo detto che non ce ne saremmo andati fino a quando non sarebbe stato ritirato il licenziamento del nostro compagno.
E così è stato, grazie anche ai cuochi che hanno portato pranzi e cena al presidio, e alla nostra amica tenda per riposare.
E vittoria alla fine è stata. Moazzam verrà reintegrato sul posto di lavoro.
E con l’accordo raggiunto l’azienda si impegna a pagare puntualmente gli stipendi e ad aprire un tavolo per un piano-ferie che tenga conto dei bisogni dei lavoratori con famiglia all’estero.
Abbiamo respinto un primo tentativo di scaricare i costi della crisi energetica e della guerra su noi lavoratori.
Le nostre vite sono sotto attacco.
La guerra è già qui con l’aumento del costo della vita, la crisi, gli stipendi non pagati, i tentativi di attaccare i diritti che abbiamo conquistato, la minaccia della disoccupazione.
E noi ci difenderemo, insieme.
Guardiamo la TV e ci chiediamo: quale futuro hanno in mente i padroni del mondo?
Guerra, crisi, morte, distruzione, povertà.
Come sempre in nome dei loro profitti ed interessi.
E noi?
E noi vogliamo altro.
E passo dopo passo continuiamo a immaginare e costruire insieme un futuro diverso, a lottare per conquistare una vita più bella.
Senza sfruttamento e senza guerre.
Dove nessuno deve vivere solo per lavorare.
E dove nessuno deve morire per le guerre decise da altri.
13 marzo
S.I. Cobas Prato e Firenze