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[TORINO] Sintesi conferenza dei lavoratori sulla guerra in Ucraina: per costruire un’opposizione a tutte le guerre, con scioperi e manifestazioni

SINTESI CONFERENZA DEI LAVORATORI SULLA GUERRA IN UCRAINA:

PER COSTRUIRE UN’OPPOSIZIONE A TUTTE LE GUERRE

A PARTIRE DA UNA MANIFESTAZIONE CITTADINA

E SCIOPERI NEI LUOGHI DI LAVORO

12 marzo, sede di corso Palermo: presenti per la discussione i delegati e lavoratori Iveco, Brt, Sda e Comune di Torino, con altri lavoratori e solidali.

Premesse:

La guerra in Ucraina si colloca in un contesto più ampio di cambiamento dei rapporti di forza tra le grandi potenze imperialiste.

Ogni potenza imperialista cerca di consolidare e allargare il dominio internazionale (non solo con l’allargamento dell’alleanza militare Nato) per favore il suo interesse economico: ovvero, aumentare la sua quota della ricchezza prodotta (dai lavoratori) a livello mondiale.Nel quadro attuale, gli Stati Uniti stanno perdendo molto del loro mercato e della loro potenza.

Ne consegue che le altre potenze, in primo luogo la Cina ma anche i paesi dell’Unione Europea (inclusa l’Italia, che fa pure parte della Nato) e la Russia, cercano di aumentare la loro quota di mercato per avvantaggiarsi economicamente.

La guerra in Ucraina (come nei paesi in Medio Oriente, Africa , ecc.) si colloca dentro questo contesto internazionale e da anni a subire lo concorrenza commerciale e militare tra queste potenze è la popolazione ucraina: dalla decennale espansione verso est dell’esercito Nato, fino all’odierna invasione dall’esercito russo.

In particolare, nella guerra in Ucraina è in atto uno scontro contro i paesi europei, che gli Stati Uniti cercano di tener saldi dalla propria parte, mentre la Russia e la Cina cercano di rafforzare la loro influenza economica sull’Europa.

Discussione: Dalla conferenza dei lavoratori sono emerse le seguenti posizioni, da cui partire per costruire iniziative di lotta concrete per fermare la guerra:

– I popoli di Ucraina e Russia (come quelli di Moldavia, Romania, Bielorussia ecc.) sono popoli fratelli: fratelli come tutti i lavoratori e le lavoratrici di tutti i paesi del mondo ed anche legati da relazioni familiari immediate e forti.

– La guerra in Ucraina è la guerra dei potenti sulle spalle (e sulla pelle) della povera gente che vive del proprio lavoro. È una guerra delle grandi potenze Stati Uniti, Russia e Cina in territorio terzo come le guerre combattute in Iraq, Siria, Afghanistan, Palestina, Libia, Sudan, Jugoslavia, ecc.

– I lavoratori e la popolazione ucraina (la più colpita), ma anche russa, europea e del mondo in generale non hanno nulla da guadagnare da questa guerra – come da nessun’altra guerra imperialista – e anzi ne pagano caramente il costo.

– L’invio di armi e di soldati in Ucraina è un’escalation militare che produce solo ulteriore sofferenza del popolo ucraino, con un massacro simile a quanto avvenuto in altri paesi colpiti dalla guerra, rischiando di allargare il conflitto.-

Durante e alla fine di ogni guerra imperialista, i potenti / i capitalisti dei paesi in guerra si siedono a un “tavolo di pace” per stabilire i nuovi rapporti di forza, mentre i poveri / i popoli rischiano di odiarsi tra loro: come sta già succedendo con i “negoziati di pace” tra Ucraina e Russia.

– In questo contesto di cambiamento dei rapporti internazionali e di crisi, tutti i paesi del mondo aumentano la spesa militare (militarismo) che si era ridotta dopo la fine della guerra fredda).

– L’Italia si comporta non diversamente dalle altre potenze imperialiste, partecipando alla guerra in Ucraina come a tante altre guerre nel mondo. Dal 2014 ha aumentato la spesa militare, per difendere le proprie fonti di approvvigionamento energetico e gli sbocchi commerciali per le merci delle sue aziende, ma anche per rendere all’avanguardia la propria “industria delle guerra”.

– Tutto questo avviene mentre vengono tagliati i salari, la sanità, i servizi ed il sostegno al reddito per i lavoratori disoccupati e precari.

– Anche i lavoratori e le lavoratrici abitanti in Italia subiranno il costo di questa guerra nella forma di un attacco alle loro condizioni di lavoro e di vita, con aumento dei prezzi, scarsità di derrate alimentari, bassi salari: anzi, per recuperare i costi dell’energia e degli altri beni, i padroni si rivarranno proprio sui lavoratori e le loro famiglie.

– Nonostante una martellante propaganda di guerra, il sentimento dell’inutilità di questa guerra, del costo per la povera gente e della sostanziale fratellanza tra i popoli si ritiene sia più diffuso di quanto non possa sembrare a prima vista: il problema è la grande frammentazione e sfiducia nelle proprie possibilità organizzative di gran parte dei lavoratori che però ormai si rifiutano di seguire partiti e sindacati “traditori” degli interessi della classe lavoratrice.

– Come lavoratori e lavoratrici che vivono in Italia, dobbiamo capire cosa si può fare nel paese in cui viviamo innanzitutto organizzando la lotta contro i fautori della guerra nel nostro paese: il governo e i padroni.

Conclusioni:

Per superare la debolezza dei lavoratori in Europa e anche in Italia, è necessario mettere in campo delle iniziative per portare una posizione di lotta per la pace e la fratellanza dei lavoratori nei luoghi di lavoro e nei quartieri delle città, per intercettare il sentimento diffuso di rifiuto della guerra e il malassere causato dal peggioramento delle condizioni materiali che vivono milioni di persone (carovita, licenziamenti, precarietà, sfruttamento, controllo e repressione…).

Ciò può avvenire, in primo luogo, attraverso attività di propaganda contraria nei luoghi di lavoro e nei quartieri, per esempio con volantini che portino le posizioni contro la guerra con intervento dell’Italia e della Nato, contro la disgustosa ma pericolosa propaganda di guerra, contro lo scaricare i costi della crisi da parte dei proletari che vivono in Italia e per rifiutare la retorica di “emergenza continua” ed “unità nazionale”: basta sacrifici dei lavoratori per gli “interessi nazionali” o “italiani/ europei / occidentali / Nato / ecc”).

In secondo luogo, attraverso iniziative di lotta di carattere cittadino o nazionale per fermare la guerra e contro il coinvolgimento dell’Italia, da preparare insieme anche alle altre organizzazioni di opposizione, nonché attraverso iniziative di sciopero aziendale e territoriale: iniziare a costruire uno sciopero generale e manifestazioni del primo maggio nelle città.

S.I. Cobas Torino