INCREDIBILE DECISIONE DEL TRIBUNALE DI MODENA:
Italpizza è equiparata allo Stato ed il sindacato dovrebbe risarcirla come tale
Oggi, lunedì 3 ottobre 2022, nel corso dell’udienza preliminare per il maxi-processo Italpizza, il Tribunale di Modena ha preso due decisioni che segnano un precedente epocale nella repressione al sindacalismo di base: il giudice ha infatti accolto la richiesta dell’azienda di indicare il sindacato S.I Cobas come responsabile civile per i presunti danni produttivi all’azienda, con l’esorbitante richiesta (presentata senza alcun dettaglio o giustificativo) di “almeno 500.000 euro”.
Inoltre ha accolto il diritto di Italpizza di costituirsi come parte civile per tutti i reati presuntamente commessi nei lunghi mesi di mobilitazione davanti ai cancelli. Il tribunale non solo quindi concede la possibilità di risarcire i danni derivati dai ritardi nelle consegne dovuti ai blocchi – considerando quindi lo sciopero un atto criminale, in barba a quarant’anni di giurisprudenza – ma anche per tutti i “reati di piazza”: resistenza, oltraggio a pubblico ufficiale, manifestazione non autorizzata, presunte lesioni a poliziotti…
Se un imputato venisse riconosciuto colpevole, ad esempio, di aver mandato a quel paese un ispettore, non solo dovrebbe scontare la condanna penale, ma anche risarcire Italpizza!! In una parola: Italpizza si fa Stato…
Una decisione di questo tipo, unica nella storia giuridica repubblicana, costituisce un deciso passo in avanti nella costruzione del regime autoritario nel nostro Paese.
È evidente come questi due assunti minaccino direttamente la vita stessa dei sindacati, di base e non solo.
Il S.I. Cobas non si lascia comunque intimidire e proseguirà nella lotta per la giustizia sociale, come prima, più di prima.
Modena, 3 ottobre 2022
SI Cobas
SI Cobas Modena
— — —
ITALPIZZA: IL PADRONE NON È MAI SAZIO.
DOPO I FURTI DI SALARIO A LAVORATRICI E LAVORATORI,
ORA CHIEDE I SOLDI ANCHE AL SI COBAS!
Di seguito pubblichiamo il comunicato del SI Cobas di Modena alla vigilia dell’udienza del “maxiprocesso” che vede imputati ben 67 tra lavoratori, sindacalisti e solidali per la lotte e gli scioperi in Italpizza.
Tra le solite accuse di violenza privata e manifestazione non autorizzata, spicca la richiesta dei padroni di un “risarcimento danni” di 500 mila euro a carico del SI Cobas.
Ma anche questa pretesa di Italpizza non è una novità, bensì si pone in continuità con iniziative analoghe portate avanti di recente dai padroni contro gli scioperi e l’esercizio delle prerogative sindacali: su tutte la causa intentata dalla multinazionale della logistica Xpo, che nel 2018 chiese al SI Cobas ben 2 milioni di euro e si vide rigettare il ricorso dal Tribunale del lavoro di Milano; e, più di recente, quella portata avanti dalla Unes attraverso l’avvocato Pietro Ichino e che è attualmente in corso.
Queste iniziative dimostrano come l’azione repressiva condotta dallo stato contro il SI Cobas, culminata questa estate negli arresti domiciliari (poi revocati) a 4 dirigenti del nostro sindacato, rappresenti solo la punta dell’iceberg di una più generale offensiva padronale tesa a colpire il SI Cobas sul piano economico con l’obbiettivo di azzopparne l’iniziativa.
In realtà, proprio questo accanimento nei confronti delle risorse economiche del sindacato svela la totale complementarietà tra l’offensiva dei padroni e quella delle Procure di Modena e Piacenza, le quali hanno già a più riprese, fin dall’inchiesta-Alcar Uno del 2017, tentato di criminalizzare le iniziative di solidarietà e la stessa cassa di resistenza.
A questi disegni repressivi sarà necessario rispondere ancora una volta con determinazione, non solo nelle aule di Tribunale ma anche e soprattutto nei luoghi di lavoro e nelle piazze.
L’agenda di lotta delle prossime settimane contro guerra, carovita e sfruttamento, e lo sciopero generale del sindacalismo di base del 2 dicembre, parte integrante saranno degli importanti banchi di prova anche da questo punto di vista.
SI Cobas nazionale
— — —
ITALPIZZA CHIEDE 500.000 EURO AL SINDACATO!
Lunedì 3 Ottobre alle ore 9.30 presso il Tribunale di Modena proseguirà l’udienza preliminare nell’ambito del “maxiprocesso penale” a carico di 67 tra lavoratrici e lavoratori, sindacalisti e attivisti impegnati nel 2018/2019 nella lunga e sofferta lotta a sostegno delle facchine e dei facchini da anni presenti negli appalti di Italpizza.
Le accuse vanno da quelle per “violenza privata per i picchetti operai svoltisi ai cancelli dell’azienda” a quelle per “resistenza e lesioni” durante i violenti sgomberi messi in atto dalle forze dell’ordine in quelle giornate di sciopero.
I più ricorderanno come sin dal primo momento i “poteri locali” si schierarono a difesa degli importanti interessi economici garantiti da Italpizza e come da subito una importante lotta operaia venne trasformata in questione di ordine pubblico attraverso una repressione senza precedenti che vide spedire le operaie in protesta a spalare la neve sul tetto per punizione e “gasare” e “manganellare” da parte delle forze dell’ordine donne e uomini in sciopero davanti ai cancelli.
Operai che chiedevano solo il rispetto dei loro diritti all’interno di un comparto come quello alimentare modenese dove milioni di fatturato ed extraprofitto negli anni sono sempre stati garantiti attraverso lo sfruttamento posto in atto con il solito e consueto meccanismo garantito dalla filiera di appalti e subappalti dati in mano a cooperative senza scrupoli (fallite ad es. come Powerlog per bancarotta fraudolenta) e che a danno dei lavoratori ma anche dei contribuenti operavano evasione contributive e fiscali, (accertate nel caso di Italpizza dallo stesso Ispettorato, vedi “Logicamente”).
Appalti che si erano susseguiti facendo perdere agli operai il loro Tfr attraverso i consueti e programmati fallimenti etc etc.
Appalti che nonostante l’ambito di lavoro alimentare facevano risparmiare a Italpizza centinaia di migliaia di euro permettendo di inquadrare i lavoratori con altri contratti meno onerosi come quello delle pulizie o che prevedevano che il lavoro venisse continuamente comandato attraverso liste whatsapp dell’ultimo minuto negando alle operaie i riposi teoricamente garantiti dalla legge ecc. ecc.
Irregolarità continue che solo grazie alla coraggiosa protesta di questo gruppo di operaie/i riuscirono ad emergere con forza e costrinsero Italpizza a sanare la situazione con accordi tardivi e riparatori con quegli stessi Sindacati Confederali che sino a quel momento in maniera più che compiacente avevano taciuto e firmato accordi peggiorativi per gli operai.
E’ nell’ambito di questo contesto che in questo processo “Italpizza”, avida di profitti e vendette ha ritenuto opportuno richiedere al Sindacato una “prima tranche” di 500.000 euro per i danni subiti dalle rivendicazioni operaie!
Il 3 Ottobre si discuterà perciò se il Sindacato Si Cobas può essere ritenuto a livello economico responsabile dei danni prodotti dagli scioperi.
Un pericoloso e purtroppo non isolato caso in cui ancora una volta si tenta di fermare anche sul piano economico un’azione sindacale diretta a garantire nient’altro che la difesa degli interessi operai.
Nel frattempo Italpizza non perde occasione per minacciare i suoi operai diffamando il sindacato e i lavoratori con comunicati affissi nella bacheca aziendale, i quali in uno stile comunicativo “da venditore di tegami” ricordano ad esempio l’arresto di Aldo Milani senza ricordarne l’assoluzione, o ancora citano ad esempio un articolo della carta stampataomettendone altri.
Ancora si afferma a torto che in Italpizza non sarebbero mai state certificate irregolarità dimenticando quanto accertato dallo stesso Ispettorato del Lavoro o omettendo la causa ancora in corso presso il Tribunale del Lavoro.
Tutti comunicati a firma del noto sig. Montanini, ex consigliere comunale con poche preferenze elettorali che in seguito al fallimento della sua carriera politica ha optato in maniera più vantaggiosa per un incarico diretto e più remunerativo da parte del suo da sempre sponsor “Italpizza”.
Ovviamente in Italpizza è confermata la “Democrazia a senso unico di sempre” e nella bacheca possono essere affissi solo i comunicati aziendali.
SI Cobas Modena